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Obesità: Italia sempre più pesante, il Rapporto

obesità
Adyen Articolo
Velasco25

È un Paese sempre più pesante l’Italia, soprattutto sul fronte dei giovani. Stando infatti alla fotografia scattata dall’Istat, negli ultimi 20 anni il numero degli italiani con obesità è aumentato del 38% e ad alimentare la casistica sono soprattutto i giovani adulti: nella fascia d’età 18-34 anni, dal 2003 al 2023, si è passati dal 2,6 al 6,6%, con il numero degli uomini raddoppiato e quello delle donne triplicato.

E c’è davvero molto di cui preoccuparsi. Perché, lungi dall’essere solo una questione di bilancia o di rapporto tra peso e altezza, l’obesità è una vera e propria malattia, una malattia cronica che se ne porta dietro tante altre, fungendo da amplificatore del rischio cardio-metabolico e non solo.

L’obesità è infatti associata a oltre 200 complicanze, compresi tumori, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e malattie respiratorie croniche, solo per citarne alcune. È da questi dati che prende le mosse l’ampia riflessione sul problema obesità contenuta nell’IBDO Report, presentato a Roma nel corso del 6° Italian Obesity Barometer Summit.

“I dati presentati oggi, seguono un po’ il trend degli anni passati – esordisce il professor Paolo Sbraccia, presidente di IBDO Foundation , Professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università Tor Vergata di Roma e Direttore dell’Unità di Medicina Interna e Centro Obesità presso il Policlinico Universitario Tor Vergata – e cioè un progressivo aumento della prevalenza nelle diverse Regioni italiane, con l’usuale gradiente Nord-Sud, ma anche con un’incrinatura dei dati di alcune Regioni che era state finora tra quelle ‘virtuose’ del Nord”.

“Preoccupante è anche la prevalenza dei fattori di rischio cardio-vascolari nei pazienti con obesità, che sono veramente rilevanti e fanno capire quanto sia determinante l’impatto dell’obesità, ad esempio, nel far impennare la prevalenza dell’ipertensione, che passa dal 10-15% al 70%. Tutto questo rafforza il concetto che l’obesità rappresenti una sfida difficile e importante, oltre che un peso rilevante per l’individuo e la società”, dice lo specialista.

Paolo Sbraccia

Secondo le ultime stime Istat, lo scorso anno ad essere in sovrappeso era circa un italiano su due, mentre quasi il 12% era affetto da obesità, un dato in crescita di 0,4 punti percentuali rispetto al 2022.

Anche se la quota più elevata di obesità si registra negli over 65 (un individuo su 6 presenta questa condizione), il dato preoccupante è il boom tra i giovani. “Nella fascia 18-24 anni, la prevalenza di obesità è passata dal 5% al 6,6%” ricorda Roberta Crialesi, responsabile del Servizio Sistema Integrato salute, assistenza e previdenza dell’Istat.

Da un punto di vista puramente descrittivo, l’obesità si caratterizza per un aumento della massa grassa e un’alterazione della sua qualità, che consegue ad uno squilibrio energetico tra entrate e uscite. “Ma questa visione un po’ semplicistica – sottolinea Sbraccia – va corredata dalla constatazione che l’obesità è una malattia, non solo per le tantissime complicanze che da essa derivano (gli americani la chiamano una ‘gateway to disease’, cioè una porta aperta verso le malattie), ma anche perché nasce da un’alterazione dei meccanismi che regolano il bilancio energetico, biologicamente orientata in questi individui, per ragioni ancestrali, verso una permissività ad un eccesso di massa grassa”.

Se è vero dunque che l’ambiente è una componente necessaria e fondamentale per la comparsa di obesità, la base di questa malattia, il suo substrato, è genetico e costituzionale.

In altre parole l’obesità non è ‘colpa’ delle persone. Quelle con obesità non vanno dunque considerate pigre, golose e prive di forza di volontà, ma vanno viste come vittime di meccanismi biologici che le portano progressivamente ad accumulare massa grassa, facendo poi una fatica estrema a perderla.

“È anche per questo che l’obesità va considerata una malattia cronica recidivante – sostiene il professor Sbraccia – l’Italia l’ha inserita nel piano nazionale della cronicità e questo rappresenta una pietra miliare per il nostro Paese. Bisogna uscire dall’ottica che l’obesità sia una condizione ‘reversibile’, per cui basta fare una dieta e passa tutto. Dobbiamo invece ricordare sempre che non si diventa obesi perché si mangia troppo, ma che si mangia troppo perché si è affetti da questa malattia che si chiama obesità”.

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