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Influenza: colpisce al cervello? La parola agli esperti

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Velasco25 Articolo

L’influenza è arrivata in Italia. Lo avrete sentito: ogni anno fiumi d’inchiostro si versano per cercare di capire che stagione sarà. Ma questa volta a suscitare timore è il fatto che il virus dell’influenza australiana colpirebbe al cervello. Ma cosa è accaduto davvero e quanto dobbiamo preoccuparci?

“Direi che si tratta di una comunicazione eccessiva rispetto a quello che già sapevamo”, dice a Fortune Italia il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Milano, che da anni monitora l’andamento dell’influenza. “Un solo caso non fa statistica”, concorda l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, docente all’Università Campus Bio-Medico. Ma vediamo meglio da cosa è nato questo allarme.

Il caso di Genova

“E’ stato isolato un caso con problemi neurologici a Genova”, ricorda Ciccozzi. “Si tratta di un caso raro, che non fa statistica. Per quanto riguarda le complicanze dell’influenza e l’impatto sul cervello, non ci arrivano notizie particolari dall’Australia”, dove il virus ha colpito in quella che era la nostra stagione estiva.

Insomma, l’H3N2 che ha circolato molto nell’emisfero Sud, “non sembra causare un numero anomalo di patologie neurologiche nelle persone colpite dall’influenza. Può accadere ma, ripeto, è raro. E un episodio non fa statistica”.

Cosa sappiamo sull’australiana

I virus influenzali nella stagione fredda “sono quelli che provocano i sintomi più pesanti: la famosa triade con insorgenza brusca della febbre, almeno un sintomo generale e almeno uno respiratorio. Inoltre – puntualizza Pregliasco – i virus dell’influenza A, rispetto a quelli dell’influenza ,  hanno manifestazioni più intense. La famiglia A/H3N2, di cui l’australiana fa parte – attraverso un meccanismo ancora non chiaro – provoca un effetto neurologico che, in casi rari e soggetti fragili o anziani, si traduce in un senso di disorientamento, di confusione”.

“Quindi, se sarà dominante il virus H3N2, potrebbero esserci un certo numero di casi impegnativi come quello di Genova, relativo a un soggetto ricoverato. Niente di nuovo però rispetto a quello che già sappiamo”, puntualizza Pregliasco, sottolineando “l’eccessiva enfasi” sull’episodio. Insomma, l’influenza in generale può rivelarsi pesante, è il messaggio di Pregliasco. Specie per soggetti fragili a causa di patologie o dell’età avanzata.

Come proteggersi

Per l’epidemiologo Ciccozzi, in questo momento il messaggio agli italiani deve essere chiaro: “Per proteggersi dall‘influenza c’è il vaccino. Un’arma che ci difende sia dal ceppo H3N2 che ha circolato molto in Australia, sia da H1N1 che comunque girerà. Basta fare un tetravalente, per stare tranquilli dai 60-65 anni in poi e, naturalmente, se si è fragili. Non farei terrorismo sull’influenza, quando non è necessario: ricordiamo che un caso non fa statistica”.

Il picco ed Harry Potter

In tempo di previsioni, Ciccozzi rispolvera un po’ di ironia. “Ho sentito dire in questi giorni che il picco ci sarà a fine novembre… ma chi l’ha detto, Harry Potter? In quel caso, trattandosi di un mago, un minimo di credibilità la può anche avere. Altrimenti come facciamo a dirlo?”, si chiede l’epidemiologo.

In genere il picco dell’influenza si registra intorno a gennaio, dopo le feste di fine anno. “Ma il picco si può individuare con certezza solo a posteriori, dopo che i contagi hanno raggiunto il massimo dell’incidenza e il numero dei casi inizia a calare”, precisa l’esperto. Più delle previsioni, per Ciccozzi è il tempo di raccomandazioni: “Ricordiamo di non usare mai gli antibiotici per trattare l’influenza, che è provocata da un virus”.

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