Fra i tanti cibi che si stanno rivelando alleati contro il tumore, un ruolo a parte spetta alle nocciole. Potrà stupirvi ma in questo cibo, protagonista di tanti piatti salati o, più spesso, dolci si celano delle biomolecole promettenti contro il cancro. Anzi, contro una forma insidiosa di neoplasia: il tumore del fegato.
È quanto emerge da uno studio di Enea: protagonista un estratto della nocciola tradizionale del viterbese, la Tonda Gentile Romana (Corylus avellana L.). Parliamo di una varietà che risale a tempi antichissimi. Il Martinelli, in “Carbognano illustra” mette in risalto che la coltura di nocciolo nel Lazio risale al “…1412 circa, mentre prima esisteva come pianta arbustiva da sottobosco e tuttora lo troviamo in tale stato nei boschi specialmente di castagno”, come si legge Nocciolaitaliana.it.
Il lavoro dell’Enea, pubblicato su ‘Natural Product Research’, è ancora iniziale, ma molto promettente, e apre la strada nuovi approcci terapeutici e di prevenzione contro il cancro al fegato.
Cosa hanno scoperto gli scienziati
“Il nostro estratto di nocciola è in grado di uccidere cellule tumorali in vitro, attraverso una specifica azione diretta che favorisce il ripristino delle condizioni fisiologiche di crescita del tessuto epatico”, ha detto Barbara Benassi della divisione Biotecnologie dell’Enea, che ha condotto la ricerca in collaborazione con la collega Maria Pierdomenico.
Protagonista della ricerca, i microRna premiati quest’anno col Nobel. “Nel tessuto malato il livello intracellulare dei due microRna diminuisce rispetto alla controparte sana, causando la proliferazione neoplastica. Riportare a livelli normali i due microRna è una delle possibili strategie ‘intraprese’ dai nuovi farmaci per ridurre la progressione della malattia tumorale”, ha aggiunto Benassi. Parallelamente, mantenere sotto controllo la loro integrità intracellulare, evitando che diminuiscano nell’arco della vita di un individuo, “rappresenta una possibile strategia di prevenzione”.
Come agisce l’estratto di nocciole
Il team Enea ha dimostrato che l’estratto di nocciola è in grado di stimolare in modo significativo il livello intracellulare delle due molecole di microRna nelle cellule tumorali di fegato, inibendone la proliferazione e causandone la successiva morte in vitro.
Il prossimo passo sarà cercare di “identificare con maggiore precisione le biomolecole attive responsabili di tale effetto citotossico contro le cellule tumorali, anche se uno studio preliminare in silico, ossia al computer, ha individuato alcuni possibili candidati”, ha detto la ricercatrice. L’attenzione del team si è concentrata su alcune sostanze derivanti dall’acido caffeico e dalle catechine, di cui l’estratto di nocciola è ricco. Ma è necessario condurre “ulteriori approfondimenti in modelli preclinici più complessi in vitro e in vivo, per validare la potenziale efficacia di nuove formulazioni contro il tumore al fegato”, ha detto la studiosa.