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Quando l’AI fa male all’ambiente: +2,5 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno entro il 2030

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Velasco25 Articolo

La corsa per il dominio tecnologico oggi si gioca sul campo dell’intelligenza artificiale generativa. Ma l’altra faccia della medaglia del boom dell’AI è il rischio concreto di un aumento considerevole dei rifiuti elettronici. 

I rifiuti elettronici: dati e previsioni

Quello degli scarti dei dispositivi è in realtà già un problema globale significativo e in crescita. Secondo un report dell’Unitar, l’Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca, la produzione mondiale di rifiuti elettronici sta aumentando a un ritmo cinque volte maggiore rispetto alla capacità di smaltirli e riciclarli. 

Nel 2022 sono stati prodotti 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, facendo segnare un drammatico +82% rispetto al 2010. Nel 2030 rischiamo di arrivare a 82 milioni di tonnellate, con un altro +32%. La percentuale di questa enorme massa di scarti che viene raccolta e riciclata correttamente è però ferma al 22,3%, meno di un quarto del totale.

L’impatto dell’AI 

La crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale potrebbe aumentare la quantità di rifiuti elettronici generati a livello globale dal 3 al 12% entro il 2030: +2,5 milioni di tonnellate all’anno, l’equivalente di 13 miliardi di iPhone. È quanto emerge da un’analisi condotta dai ricercatori della Chinese Academy of Sciences e della Reichman University.

Le più importanti aziende tecnologiche stanno investendo ingenti risorse per la costruzione e l’aggiornamento dei data center, che consumano enormi quantità di energia. Il continuo upgrade dei sistemi di AI richiede chip e hardware sempre più potenti, producendo un aumento esponenziale dei rifiuti elettronici.

Peraltro, la maggior parte dei dispositivi elettronici viene esportata nei Paesi a basso reddito, dove i vecchi apparecchi vengono smontati manualmente per recuperare il rame e gli altri metalli. Un lavoro poco retribuito che espone i lavoratori a sostanze nocive come piombo e mercurio. Lo studio è stato pubblicato nei giorni scorsi su Nature Computational Science.

Le possibili soluzioni 

Secondo gli autori della ricerca, l’adozione di strategie di economia circolare, in cui la vita dell’infrastruttura esistente viene allungata e i materiali riciclati o riutilizzati, potrebbe mitigare l’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale, riducendo fino all’86% la produzione di e-waste.

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