Si moltiplicano gli studi sui vaccini anti-cancro. Dopo il melanoma, è la volta del cosiddetto ‘tumore del marinaio‘, il carcinoma della pelle a cellule squamose. Si tratta di uno dei tumori della pelle più diffusi, mortale nel 5% dei casi. Ebbene, inizia all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli – in prima italiana – l’arruolamento dei pazienti che saranno coinvolti nella sperimentazione di fase II del vaccino
a mRNA, un’eredità della ricerca contro Covid-19. “Un altro studio importante con vaccini a mRNA in oncologia”, sottolinea a Fortune Italia l’oncologo Paolo Ascierto, direttore del reparto di Melanoma e Immunoterapia dell’Istituto dei tumori di Napoli.
Il vaccino che cura
Si tratta di un vaccino terapeutico da abbinare all’immunoterapia, che punta a dare risposte ai pazienti con forme avanzate di questo tumore che tipicamente colpisce braccianti, marinai e muratori. “La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili”, aggiunge l’oncologo. “Il vaccino verrà utilizzato in forma perio-operativa: prima della chirurgia e poi dopo l’intervento”.
L’identikit dei pazienti
Iniziamo col dire che l’obiettivo del team è testare il candidato vaccino su 600 pazienti. I medici cercano delle persone anziane, per lo più uomini, con un passato di esposizione al sole molto intenso e lesioni della cute molto gravi. Se il melanoma colpisce i ‘colletti bianchi’, il carcinoma a cellule squamose è infatti il tumore di chi si è esposto troppo al sole. Si tratta di un tumore che, se preso in tempo, è facile da curare, ma quando è avanzato può essere molto insidioso, perché difficile da trattare. “Nella sperimentazione possono rientrare pazienti con un carcinoma della pelle a cellule squamose localmente avanzato potenzialmente operabile”, precisa Ascierto.
Gli obiettivi dello studio
Il team di Ascierto è impegnato in uno studio di fase 2 randomizzato in aperto con 3 bracci di trattamento. Che vuol dire? Dei seicento pazienti arruolati, 250 verranno trattati con due cicli di vaccino e l’immunoterapico Pembrolizumab a cui seguirà l’intervento chirurgico e poi il trattamento adiuvante. Un secondo gruppo di 250 pazienti verrà trattato soltanto in sala operatoria. Un terzo e ultimo gruppo di cento pazienti verrà sottoposto a due cicli di immunoterapia, chirurgia e immunoterapia adiuvante: come il primo gruppo, dunque, ma senza il vaccino.
I vaccini anti-cancro
Il vaccino sotto la lente dei ricercatori partenopei è prodotto da Moderna, proprio come quello a mRna per la cura del melanoma sperimentato dal team di Ascierto. “Si basa sulla stessa tecnologia adottata contro Covid-19 e per la cura del melanoma iniettato per la prima volta in Italia qui al Pascale, lo scorso gennaio – ricorda Ascierto – Un vaccino, cioè, che utilizza mRna sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati ‘neoantigeni’, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate. Il suo scopo – puntualizza l’oncologo – non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore”.
I centri coinvolti
Francia e Australia hanno fatto da apripista allo studio, mentre in Italia i centri in cui verranno arruolati i pazienti, dopo il Pascale, sono il Giovanni Paolo II di Bari, Le Scotte di Siena, il San Martino di Genova, l’Umberto I di Roma, il Papa Giovanni XXIII di Bergamo e l’Humanitas, lo Ieo e l’Istituto dei tumori di Milano. “Se questo studio di Fase II randomizzato andrà bene, diventerà immediatamente di fase III, quella per l’approvazione. Sta aumentando il numero delle neoplasie in cui i vaccini a mRna vengono utilizzati insieme all’immunoterapia per aumentarne il potere”.