L’Europa è in ritardo rispetto ad altre parti del mondo quando si tratta di tecnologia, sia per quanto riguarda gli investimenti che per l’innovazione. E questo – secondo Wolfgang Ischinger, il diplomatico tedesco ed ex capo della Conferenza sulla sicurezza di Monaco – presto comprometterà la sicurezza della regione. Ischinger ha dichiarato a Politico che il continente “non è assolutamente in buona forma” nei suoi tentativi di tenere il passo con la tecnologia della difesa e della sicurezza.
“Credo che questa sia probabilmente la più grande sfida a lungo termine per l’Unione Europea: il divario tecnologico”, ha dichiarato. Le preoccupazioni dell’Europa in materia di sicurezza sono aumentate negli ultimi anni in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, spingendo l’Unione Europea ad aumentare la spesa per la difesa. Bruxelles ha stanziato 7,3 miliardi di euro per investimenti tecnologici nel settore della difesa tra il 2021 e il 2027, tra cui software di automazione, reti 5G e altro ancora, come riporta Wired .
Nonostante la recente mossa dell’Europa di alzare il tiro nel settore della difesa, la regione ha ancora molta strada da fare prima di poter essere all’altezza della Cina o degli Stati Uniti. “Il mio ottimismo è in qualche modo limitato, perché non credo che le istituzioni governative, sia a livello nazionale che a livello di UE, siano in grado di farlo”, ha dichiarato Ischinger.
Ischinger è stato un ex ambasciatore tedesco negli Stati Uniti e ha fornito consulenza all’Europa in materia di difesa, sicurezza e politica estera per gran parte della sua carriera. Ha anche guidato per 14 anni la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, soprannominata “la Davos con le armi”. Il summit, che si tiene ogni febbraio, riunisce i principali leader mondiali su questioni di sicurezza internazionale ed è ora guidato dall’ex Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg.
La narrativa di un’Europa in ritardo è vecchia?
La storia del ritardo dell’Europa rispetto agli Stati Uniti e alla Cina non è certo nuova. Gli amministratori delegati si sono espressi sull’argomento per molti anni. A luglio Pecca Lundmark, amministratore delegato del colosso finlandese Nokia, ha scritto in una rubrica su Fortune che il motore dell’innovazione europea si stava “esaurendo” e che doveva “padroneggiare le nuove tecnologie” per tornare a essere competitiva.
In una recente intervista in podcast con il Financial Times, il Ceo del fondo sovrano norvegese Nicolai Tangen ha sottolineato che l’Europa è “molto indietro” perché ha poche grandi aziende tecnologiche. “Riusciremo a recuperare? Sarei sorpreso se ci riuscissimo. Invece, quello che facciamo è mettere in atto una grande regolamentazione”, ha aggiunto.
Le preoccupazioni sull’ecosistema tecnologico europeo non sono infondate. Persino Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, ha sottolineato nel severo rapporto del mese scorso ciò che la regione sta perdendo. Anche la posta in gioco per la sicurezza nazionale e la corsa globale all’intelligenza artificiale stanno aumentando rapidamente. Almeno l’Europa può essere orgogliosa dei suoi elevati standard normativi, che sembrano ispirare il mondo intero. Il rischio è di bilanciare questo aspetto senza che diventi un deterrente per il progresso tecnologico della regione.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Fortune.com
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