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Salvata a 7 mesi grazie a un trapianto speciale: la storia di Olimpia

manina trapianto
Adyen Articolo
Velasco25

E una bellissima storia di buona sanità e generosità quella di Olimpia, la bimba salvata a 7 mesi grazie al trapianto di una parte di fegato donato da un adolescente, vittima di un trauma cranico, e all’autotrapianto della vena vena giugulare destra (per ricostruire la vena porta della piccola). A raccontare la vicenda sono i sanitari dell’ospedale Molinette di Torino. L’operazione è stata eseguita a fine settembre e la piccola, 7 mesi per 6 kg, ha avuto un rapidissimo recupero, ora è in buone condizioni e dopo tre settimane è tornata a casa, a Novara.

La storia

Nata a febbraio scorso con una rara malformazione delle vie biliari, Olimpia era già stata sottoposta a giugno scorso a un primo intervento chirurgico, presso la Chirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, che però non si è rivelato risolutivo.

In agosto le condizioni del suo fegato si sono aggravate, portando al ricovero presso la Gastroenterologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita (diretta dal dottor Pierluigi Calvo), e all’inserimento d’urgenza nella lista d’attesa nel programma nazionale di trapianto di fegato pediatrico. Dopo tre settimane in cui le speranze per la bimba si assottigliavano giorno dopo giorno, è arrivata la notizia che ha alimentato le sperenze. In Veneto la famiglia di un adolescente morto per trauma cranico aveva acconsentito al prelievo degli organi e il Centro Nazionale Trapianti di Roma aveva diramato l’offerta per i pazienti pediatrici più urgenti ai Coordinamenti Regionali.

Il Coordinamento Regionale Trapianti del Piemonte ha contattato il professor Renato Romagnoli, un nome celebre nel settore. Il direttore del Dipartimento Trapianti e del Programma trapianto fegato adulto e pediatrico della Città della Salute di Torino ha subito accettato la parte sinistra (più piccola) del fegato del giovanissimo donatore per trapiantare Olimpia.

Le tappe dell’operazione

L’intervento ha previsto una serie di tappe: nella sala operatoria dell’ospedale veneto è avvenuta la delicata operazione di divisione del fegato per trapianto (il cosiddetto ‘split’): l’équipe del Centro di Torino (composta dai dottori Giorgia Catalano e Davide Cussa) ha operato in collaborazione con quella dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, destinatario della parte destra (più grande) del fegato.

Intanto alle Molinette di Torino la piccola veniva preparata per il trapianto dagli anestesisti diretti dal dottor Roberto Balagna. Il trapianto è durato 12 ore ed è stato eseguito dal professor Renato Romagnoli con la sua équipe, costituita da Francesco Lupo e Stefano Mirabella.

Si è trattato di un intervento “tecnicamente molto complesso”, dicono i sanitari, a causa del severo restringimento della vena porta della piccola ricevente, ormai disabitata dal flusso sanguigno. È stato necessario sostituire completamente il tronco della vena porta, rimpiazzandolo con la vena giugulare destra autologa della bimba. In sala operatoria alle Molinette si sono avvicendati gli anestesisti Angelo Panio, Luca Cremascoli, Patrizia Andruetto e Stefano Skurzak, oltre a numerosi infermieri ed operatori socio-sanitari esperti nel trapianto di fegato.

Finalmente a casa

Come spiegano i sanitari, il decorso postoperatorio è stato regolare. La ripresa funzionale del fegato trapiantato è stata definita ottimale dai medici, che segnalano come le condizioni generali della bimba siano migliorate in modo straordinariamente rapido. Tanto che, dopo tre settimane dal trapianto, la piccola ha fatto rientro a casa. “Il 24 settembre, quando è stata operata, per noi è stato il giorno della rinascita, che festeggeremo per tutta la vita”, ha detto la mamma, parlando al TG5.

Una storia “a lieto fine che ancora una volta diventa esempio delle eccellenze della nostra Città della Salute, del valore dei nostri professionisti e della collaborazione imprescindibile tra i nostri ospedali. Collaborazione che ha permesso di salvare la vita di una piccola neonata”, sottolinea il Dg Giovanni La Valle.

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