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Intervista a Carlota Alvarez Pedreira (Oracle): “Così il cloud cambia l’Italia”

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Velasco25 Articolo

È iniziata con uno stage di 6 mesi e un equivoco la carriera di Carlota Alvarez Pedreira in una delle multinazionali tecnologiche più importanti del mondo. Quando l’università le propose un’esperienza in L’Oréal, l’avvocata catalana (venuta in Italia per un master) accettò di buon grado. Per poi scoprire, prima del colloquio, che lo stage non era in L’Oréal, ma in Oracle.
Oggi lo racconta sorridendo, dopo che in quella multinazionale ha fatto strada fino a diventarne Ad e Country manager in Italia (tra le altre responsabilità). In questa intervista parla dei risultati del cloud di Oracle – la crescita italiana è in linea con quella internazionale che viaggia su un +20% – ma racconta anche la collaborazione con il Psn, l’infrastruttura alla base del cloud nazionale.

Dalla Catalogna e da uno stage nel 1999 a Country manager di Oracle Italia: cosa è andato diversamente rispetto a quanto si aspettava, finora?
Direi che è andato tutto diversamente da quanto mi aspettavo! Ero venuta in Italia per frequentare un master alla Bocconi di Milano, dopo una laurea in Giurisprudenza a Barcellona, e pensavo che la mia trasferta sarebbe finita lì, con un breve periodo di formazione all’estero, molto interessante ma limitato nel tempo. Tutto è cambiato quando mi hanno offerto uno stage in Oracle. L’azienda mi è piaciuta fin dal primo momento, soprattutto per l’aria internazionale e innovativa che vi si respirava. Sono entrata come stagista nell’ufficio legale, e dopo tre anni ne sono diventata la responsabile. Ero una giovane donna, straniera e senza esperienza, eppure Oracle ha creduto in me e mi ha dato un’opportunità. Del resto, Oracle è sempre stata così: una società che dà valore alla diversità e all’inclusione come vantaggio competitivo, oltre che come imperativo etico. Per me, come per tanti altri colleghi e colleghe, è stato così, e la presenza di Safra Catz al comando in tutti questi anni non ha fatto che sottolineare ancora di più l’opportunità di avere più donne in posizioni manageriali: un bene per l’intera società – e per il business!

L’Italia per Oracle sembra un Paese importante, anche considerando il lavoro fatto per il Polo strategico nazionale. Non a caso, ci sarà un nuovo CloudWorld – la serie di appuntamenti annuali più importanti dell’azienda – a Milano. Quanto è stato difficile portare a casa il risultato Psn?
Sono grandi soddisfazioni! Ero emozionata quando sono salita sul grande palco del primo Oracle CloudWorld a Milano, davanti a quasi 2.000 persone, per intervistare Paolo Trevisan, Chief technology and information officer del Psn. Lui stesso ha annunciato l’apertura della Cloud Region Psn basata su Oracle Alloy (l’offerta “white-label” dedicata ai partner, attivata e personalizzata attraverso Tim Enterprise, ndr) e questa inaugurazione ha segnato un traguardo importante per l’Italia, essendo la prima iniziativa di questo genere in Europa, perché permette una gestione dei servizi cloud disconnessa dalle altre regioni pubbliche, garantendo alta sicurezza e accesso controllato, conformità e sovranità del dato. Non possiamo che esserne molto orgogliosi: di fatto Oracle Italia ha dato il suo contributo al Polo come fornitore di servizi Psn Managed di cloud pubblico, privato e ibrido alle Pa centrali e locali. Essere di servizio alla digitalizzazione del Paese è un onore per noi. Il successo dell’iniziativa è peraltro confermato dalla prossima apertura da parte del Psn di una seconda Cloud Region dedicata, sempre con Oracle e Tim.

Quali sono le caratteristiche più importanti del progetto e qual è stato il vostro contributo?
Credo che la caratteristica più importante sia stato il team-work che si è venuto a creare con il cliente finale, Psn, e con il partner Tim Enterprise. Abbiamo ascoltato le esigenze davvero particolari di questa implementazione Alloy non-standard, per così dire, abbiamo coinvolto anche i colleghi americani per avere un contributo dalle migliori menti del cloud che abbiamo nei nostri lab di ricerca e sviluppo, e tutto si è svolto con grande professionalità e spirito di squadra. Con momenti più o meno difficili, che però hanno portato a un risultato soddisfacente per tutti gli attori coinvolti – e mi auguro, anche per i cittadini, che sono poi quelli che di un progetto del genere devono beneficiare.

Ancora Psn: si può considerare il progetto di cloud sovrano più avanzato? Con il progetto Gaia X sostanzialmente naufragato, l’Italia potrebbe diventare il modello da seguire?
Se sia il più avanzato e maturo in assoluto non sono in grado di dirlo. Sicuramente è tra i più avanzati, e posso confermare che ha riscosso molto interesse anche oltre confine. Certo Oracle, pur essendo americana, ha sempre dato molta importanza a ciò che avviene da questa parte dell’oceano: prova ne sia che siamo stati il primo hyperscaler a lanciare un’offerta di Cloud Sovrano per l’Unione europea – attiva da oltre un anno – con hub a Madrid e Francoforte, per il momento, e nata per rispondere proprio alle esigenze di residenza e gestione del dato secondo le normative vigenti nell’Ue.

Il primato sarebbe una notizia significativa se consideriamo il ritardo digitale del nostro Paese.
Siamo partiti da una situazione svantaggiata, con un digital divide molto pronunciato, sia tra Italia e Nord Europa sia tra Settentrione e Meridione, qui nel nostro Paese. Credo però che dalla pandemia in poi l’Italia abbia fatto passi da gigante. Sebbene ci siano ancora delle sacche di scarsa digitalizzazione, un indicatore importante come l’adozione del cloud è tra i più alti in Europa, sia nelle aziende private che nella Pa.

Quali sono i progetti su cui state lavorando? In Italia alcune aziende si sono buttate sugli Llm
Stiamo lavorando su diversi progetti, ma non posso ancora condividerli tutti. Posso citare l’accordo con Rai Way sull’edge computing, che mira proprio a mitigare il digital divide attraverso la possibilità di portare le nostre tecnologie di elaborazione e AI all’edge, più vicine cioè alla fonte dei dati, grazie alle infrastrutture di Rai Way. C’è poi anche il laboratorio AI dell’Università di Torino, appena lanciato in collaborazione con Technology Reply e Tim Enterprise. I Large language model italiani sono sicuramente da tenere sotto osservazione e ci lavorano alcuni nostri partner (Fastweb ad esempio). Il nostro ruolo fin qui è di fornire ad aziende e organizzazioni gli strumenti per addestrarli e sfruttarli al meglio.

Servite le organizzazioni più importanti del mondo, ma l’Italia è il Paese delle Pmi.
Oracle da anni supporta anche le Pmi con un canale di vendita dedicato. Questo settore, vitale per l’economia italiana, presenta alcune sfide per quel che riguarda il processo di digitalizzazione e l’adozione di tecnologie cloud; le principali che riscontriamo sono legate ai budget It, non sempre di dimensioni adeguate per affrontare percorsi di vera trasformazione digitale; alla connettività richiesta per accedere a servizi cloud, che non è sempre idonea per la presenza di fenomeni di digital divide in alcune aree del territorio italiano; e, in ultimo, a una carenza di alcune competenze It, critiche per guidare la trasformazione digitale della propria azienda e l’adozione di nuovi modelli di sourcing (l’approvvigionamento di risorse, ndr) come il cloud. Il cloud infrastrutturale di Oracle cresce più del 40% anno su anno, quello applicativo più del 20%. E tutto questo testimonia una forte adozione dei nostri servizi sia da parte del settore privato che di quello pubblico.

Recentemente avete aperto ai rivali-partner come Aws.
La nostra strategia di “cloud distribuito” permette di usufruire dei nostri servizi cloud attraverso tante modalità. Credo di poter dire che non solo siamo l’unico player che abilita vere strategie multicloud erogando i nostri migliori servizi di data management su tutti i cloud provider (noi compresi, ovviamente), ma siamo anche quello la cui offerta cloud nativa spazia più ampiamente dall’infrastruttura fino alle applicazioni aziendali, fino ad arrivare a soluzioni dedicate ai settori verticali, dalla sanità alle telecomunicazioni, dal retail ai servizi finanziari, e molto altro ancora: il cosiddetto Industry Cloud.

Nell’ultimo CloudWorld il fondatore Larry Ellison ha annunciato qualche novità. Tra le altre, dal 2025 dovrete probabilmente dire addio alle password.
Tra le novità importanti c’è la possibilità di utilizzare database biometrici per accedere alle applicazioni o ai dati aziendali; è vero che entro un anno i dipendenti Oracle accederanno ai sistemi interni tramite interfacce di sicurezza biometriche. È stata presentata la nuova Dedicated Region (“DR25”) super compatta e scalabile: un annuncio fondamentale per un mercato come quello italiano. Se parliamo poi dell’ambito dell’AI, oltre a un data center dotato di tecnologia Supercluster per parallelizzare migliaia di Gpu, la novità è che abbiamo introdotto diversi AI Agent, una sorta di “consulenti di AI generativa” a supporto dei principali processi di business.

Da donna nel mondo del business, la domanda obbligatoria in questi casi è sulla diversity
Un’azienda in grado di restituire qualcosa alla comunità è un’azienda migliore, non solo eticamente. Ma ho sempre pensato che ci sia un problema di terminologia. Le donne sono la metà della popolazione mondiale, come possiamo essere ‘diversity’?

Il legame con l’Italia

La manager ha iniziato la sua carriera in Oracle come stagista per poi entrare nel team legale in Italia. Laureata in Giurisprudenza all’Università di Barcellona, aveva esercitato la professione legale in uno studio catalano prima di un master alla SDA Bocconi. Nel 2003 è head of legal per l’Italia. Nel 2016 diventa vice president legal per l’Europa meridionale. Da tempo Ad e presidente del Cda di Oracle Italia, a ottobre del 2023 diventa Country manager e presiede il Comitato direttivo

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