L’Europa vuole avere una sua infrastruttura ‘commerciale’ in orbita geostazionaria e far progredire il mercato. E per farlo si affida anche all’industria italiana. E così arriva un contratto da quasi 120 mln di euro per D-Orbit: l’azienda italiana specializzata nei servizi di trasporto in orbita ha annunciato, in occasione dell’International Astronautical Congress (IAC) di Milano, la firma di un contratto da 119,6 milioni di euro con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) nell’ambito del programma Space Safety.
Si tratta del più grande contratto mai firmato da D-Orbit (che poco tempo fa ha chiuso un round da 150 mln di euro), che si dovrà occupare dello sviluppo di un veicolo progettato per avvicinarsi, attraccare e assumere le funzioni di controllo di assetto e orbita di un altro veicolo spaziale. In questo modo la creazione della scaleup guidata da Luca Rossettini potrà estendere la vita di altri veicoli, spostarli, ripararli o smaltirli.
Il lancio della prima missione è previsto nel 2028.
D-Orbit, cosa cambia tra Ion e Gea
Già oggi l’azienda va in orbita con i suoi Ion carrier, ma in questo caso si parla di un veicolo nuovo, chiamato Gea, “che rappresenta un significativo salto tecnologico rispetto a ION, con un profilo di missione molto differente”, spiega a Fortune Italia Stefano Antonetti, VP Business Development di D-Orbit.
“I dettagli della piattaforma sono ancora confidenziali, ma mentre ION è progettato per operare in orbita terrestre bassa (400-700km di quota), GEA è un veicolo di categoria di massa maggiore con capacità propulsive adeguate ad un profilo di missione in orbita geostazionaria. ION ha una architettura modulare che ha permesso nel corso dei quattro anni dal primo volo di adattare la piattaforma a varie missioni. GEA è una piattaforma molto più complessa, anch’essa modulare, pensata per una serie di profili di missione avanzati”.
La prima missione nel 2028
Per la prima missione, chiamata Rise, “GEA sarà equipaggiata con capacità robotiche per missioni di in-orbit servicing e refueling, aprendo nuove frontiere nelle operazioni spaziali”, dice Antonetti. La data? “Ad oggi il lancio è fissato per il 2028”.
Un progetto sostenuto dall’Italia
Il progetto è sostenuto dal governo italiano attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI): la manutenzione in orbita viene vista come un fattore di competitività strategico per l’industria spaziale. Questo sforzo, insieme all’impegno dell’Italia nel guidare l’innovazione dell’industria spaziale, è stato rafforzato dai contributi fondamentali di diverse altre agenzie spaziali e governi, tra cui l’Agenzia Spaziale del Regno Unito (UKSA), il Centro Aerospaziale Tedesco (DLR), l’Ufficio Spaziale Svizzero (SSO) e l’Agencia Espacial Española (AEE). Le altre aziende partecipanti verranno quindi probabilmente da questi Paesi.

Secondo Luca Rossettini, CEO di D-Orbit, “la nostra collaborazione con l’ESA e il supporto del governo italiano e dell’Agenzia Spaziale Italiana, insieme ai nostri partner europei, ci posizionano in prima linea nella manutenzione pionieristica in orbita”.
Antonetti conferma a Fortune Italia che il contratto firmato con l’Esa è “il più grande e certamente uno dei più ambiziosi che abbiamo firmato fino ad ora, e siamo orgogliosi di essere stati selezionati. Questa missione ha un ruolo critico nella roadmap che stiamo seguendo per creare un’infrastruttura logistica spaziale che possa ridurre i costi di accesso e di operazione in orbita, e garantire la sostenibilità a lungo termine dell’industria spaziale. Inoltre, apre nuove prospettive per D-Orbit, posizionandoci come un attore chiave nel futuro dell’esplorazione e dell’utilizzo dello spazio”.
Che conseguenze avrà il contratto sul futuro dei lanci per D-Orbit? Antonetti spiega che “la scelta dei lanciatori segue criteri di missione e criteri economici. In termini di costo e latitudine di lancio, Cape Canaveral offre eccellenti opzioni per il lancio di missioni rideshare in orbita polare. Il centro spaziale di Kourou è una piattaforma ideale per il lancio di satelliti di maggiori dimensioni in orbita geostazionaria come GEA. In quest’ultimo caso esiste anche una considerazione di tipo politico, dato che la missione è sponsorizzata dall’Agenzia Spaziale Europea, che predilige l’uso di lanciatori propri. La nostra scelta futura verrà dettata da simili criteri. D-Orbit si mantiene flessibile e pronta ad adattarsi alle diverse opzioni di lancio disponibili globalmente, sempre con l’obiettivo di ottimizzare il costo e garantire la riuscita di ogni missione”.
Foto in evidenza: un render di Gea, courtesy D-Orbit