Mangia meno, muoviti di più, non essere pigro. Quante volte un paziente obeso si è sentito ripetere frasi simili? Il fatto è che ancora si fatica a comprendere che l’obesità “non è una colpa o un vizio, ma una malattia cronica legata a un sistema di controllo dell’organismo che non funziona”. A sottolinearlo è Paolo Sbraccia, professore ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, che analizza con Fortune Italia “la rivoluzione in corso nel settore delle terapie dell’obesità”.
Arriva in Italia il nuovo farmaco contro obesità e diabete: come funziona
C’è grande fermento. Dopo il primo farmaco analogo del GLP-1, ora in Italia è stato autorizzato tirzepatide, che attiva ben due recettori ormonali: GIP e GLP-1. Che cosa sta succedendo?
Finalmente si è identificato un filone di estrema innovazione e grande efficacia in un settore, quello dell’obesità, che è stato a lungo un po’ orfano di farmaci. Anche per colpa dell’idea che l’obesità fosse conseguente a stili di vita sbagliati, scelte personali errate e reversibili. Un concetto sbagliato: al di là della pigrizia congenita di tutti noi, chi è magro lo è perché il suo sistema di controllo è ben settato. Quando siamo sazi, in linea di massima vuol dire che abbiamo ingerito le calorie di cui l’organismo ha bisogno.
Quindi non bisogna stigmatizzare le persone con obesità, cosa che invece continua ad essere fatta da tutti, medici in primis. Occorre piuttosto parlare chiaro: la modifica dello stile di vita deve essere sempre la base, ma l’obesità è una malattia dei meccanismi di regolazione del bilancio energetico. Una patologia cronica, che causa una marea di complicanze e va curata con una terapia cronica, così come il diabete, l’ipertensione arteriosa, la ipercolesterolemia, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, solo per fare degli esempi. Il problema è che noi fino ad oggi abbiamo avuto farmaci che stentavano ad avere l’efficacia richiesta. Così le opzioni sul tavolo erano la modifica dello stile di vita per i casi meno gravi, e poi la chirurgia bariatrica.
E adesso cosa accadrà?
L’approccio chirurgico verrà ancora utilizzato nel lungo periodo, ma forse meno che in passato. E questo grazie ai nuovi farmaci. È iniziata una rivoluzione: queste terapie riescono a consentire una perdita di peso che è finalmente quella desiderata da noi medici e dai pazienti. Nel caso dell’ultimo medicinale approvato, tirzepatide, al massimo dosaggio promette in media di raggiungere il 22,5% di calo ponderale rispetto al basale. Una riduzione di peso in grado, di per sè, di migliorare il quadro generale (pensiamo a condizioni come prediabete, ipertensione arteriosa, dislipidemia, sindrome delle apnee notturne). Non solo: sembrerebbe che questa tipologia di farmaci possa avere effetti positivi sul cuore, sul fegato, sul rene, migliorando quindi il profilo di rischio cardio-metabolico e renale.
Come si accede a questi farmaci, che al momento non sono rimborsati dal Ssn?
A prescriverli deve essere il medico, perchè abbiamo detto che l’obesità è una malattia cronica. Ma siccome il tema dell’obesità confina con il desiderio culturale di magrezza, c’è stata una richiesta anche da parte di chi punta a perdere qualche chilo. Ecco, questa non è una cosa bella (oltretutto questo fenomeno ha provocato delle carenze di cui hanno risentito i veri pazienti, ndr).
Poi c’è il tema dell’acquisto: questi prodotti sono piuttosto costosi. Non creano dipendenza come qualcuno dice, ma il meccanismo è lo stesso delle terapie antipertensive: se smetti il farmaco, la pressione sale. Dunque se sospendo la terapia anti-obesità, il peso tende a risalire. D’altro canto l’aderenza al farmaco, un problema per tutte le malattie croniche, in questo caso non si pone: è il paziente che vuole aderire al trattamento. Certo, resta il nodo dei costi.
A novembre 2019, a Camere riunite, è stata approvata la mozione per il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica. E quest’anno la patologia è stata inserita nel Piano nazionale delle cronicità: questo è comunque un enorme passo avanti.
Sulla rimborsabilità delle terapie c’è un dialogo aperto con l’Agenzia italiana del farmaco…
Certo, è probabile che Aifa non rimborsi questi farmaci a tutti, ma che possa essere posta di fronte a dati che indichino alcune tipologie di pazienti per le quali i medicinali garantirebbero un’azione protettiva, evitando ad esempio eventi secondari cardiovascolari.
L’obesità, lei ci dice, è una patologia complessa da trattare. Quanto è importante fare informazione e formazione su questo?
La formazione è fondamentale: la terapia dell’obesità deve essere insegnata nel corso degli studi di Medicina. Non è una colpa, ma una malattia cronica, in un mondo oltretutto davvero obesogeno. E va trattata come tale.