In un momento in cui si cercano soldi da destinare alla sanità, arriva la proposta di ‘ritoccare’ il prezzo delle sigarette. Una mossa che aiuterebbe a racimolare un tesoretto da destinare al Ssn. Ne avrete sentito parlare: l’idea è degli oncologi, che si trovano ogni giorno a fare i conti con le conseguenze del tabagismo. Nove diagnosi di tumore del polmone su 10 sono causate dal fumo di sigaretta: quasi 40mila nuovi casi nel 2023 in Italia, dove il 24,5% degli adulti (18-69 anni) fuma.
Allora perchè non adeguare il prezzo dei pacchetti a quello europeo, destinando il cospicuo ricavato a rafforzare il sistema delle cure? La proposta ha suscitato interesse, ed è già stata tradotta in un testo presentato in Senato. Ma vediamo meglio di che si tratta.
Un ritocco da 5 euro
Aumentare di 5 euro il prezzo dei pacchetti di sigarette, calcolano i medici, può generare fino a 13,8 miliardi da destinare immediatamente al finanziamento del Servizio Sanitario. D’altronde Paesi come la Francia hanno già modificato il prezzo delle sigarette, che oggi si aggira sui 12 euro. Negli Usa, invece, siamo a circa 8 dollari.
L’impatto sulla salute
Il fumo di tabacco, oltre a essere il principale fattore di rischio del tumore del polmone, “è fortemente associato anche alle neoplasie del cavo orale, gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata e rene”, spiega Francesco Perrone, presidente Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica). Basti pensare che in Italia sono oltre 93.000 i morti attribuibili al fumo ogni anno, con costi pari a oltre 26 miliardi di euro, spiegano i promotori della campagna #SOStenereSSN. Un’iniziativa che vede insieme gli oncologi di Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Fondazione Aiom e Panorama della Sanità. Mentre alla campagna hanno aderito Airc, Cipomo, Istituto Mario Negri, Crea Sanità, Sitab, Cittadinanzattiva, Acc (Alleanza Contro Il Cancro), Ordine Medici di Roma, Sihta, Pmi Sanità, Fondazione Onda, Fondazione Longevitas, Fondazione Res e Simm. Un’idea, quella di raddoppiare il costo delle sigarette, che piace all’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia.
Il plauso del padre della legge anti-fumo
“Si tratta di un’ottima iniziativa”, dice a Fortune Italia il professor Sirchia, medico ed ex ministro della Salute che più di 20 anni fa si battè per il via libera alla storica legge (n. 3 del 16 gennaio 2003) che istituì per la prima volta in Italia il divieto di fumare nei locali chiusi aperti al pubblico. “Sicuramente un programma molto sperimentato nel mondo è quello di alzare il prezzo del pacchetto per ridurre il numero dei fumatori – continua Sirchia – Una strategia che si è rivelata efficace soprattuto nei giovani. Dunque, considerato quello che sappiamo sui danni del fumo, penso sia un’ottima iniziativa. Anche se – conclude non senza amarezza – dubito che si riesca a ottenere questo risultato, data la potenza della lobby del tabacco”.
Intanto la proposta va avanti
Una sfida che non spaventa Maria Domenica Castellone, vicepresidente del Senato e ricercatrice oncologica. “Ho presentato la scorsa settimana in Senato la mia proposta per elevare il costo delle sigarette e dei prodotti da fumo, così come già accaduto in altri Paesi. Potremmo in tal modo generare oltre 13 miliardi di euro di ricavi da investire nel potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, oltre che in campagne pubblicitarie mirate a far conoscere soprattutto ai più giovani tutti i rischi legati al consumo di sigarette. La tutela della salute dei cittadini è sancita dalla nostra Costituzione e occorre fare di tutto affinché essa si realizzi pienamente”.
Il trend che preoccupa
Negli ultimi anni si era osservata una diminuzione lenta ma costante del numero complessivo di fumatori, “con un rialzo durante la pandemia. L’incidenza del tumore al polmone e la sua mortalità sono ancora alte, con numeri in aumento tra le donne, specialmente in età avanzata, poiché i danni del fumo possono emergere anche dopo molto tempo. Nel 2023 le nuove diagnosi sono state 44mila, 30mila negli uomini e 14mila nelle donne. È fondamentale – sottolinea Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom – attivare campagne che possano sensibilizzare la popolazione su questo tema, sull’importanza degli stili di vita sani e sulla necessità di interrompere quanto prima l’abitudine tabagica, perché, anche se una diminuzione del numero di sigarette è un buon punto di partenza, non esiste una soglia sotto la quale non risultino dannose”. La campagna avrà un sito dedicato, un opuscolo scaricabile e uno spot, con il coinvolgimento di Istituzioni e testimonial pronti a illustrare i benefici di uno stile di vita sano e libero dal fumo.
Le reazioni
La stangata sulle sigarette piace ai consumatori di Consumerismo No Profit. “In Italia il prezzo medio di un pacchetto è compreso tra i 5 e i 6 euro, ben al di sotto sia della media europea”, ricorda il presidente Luigi Gabriele. “Incrementare il prezzo de tabacco da un lato porterebbe ad una riduzione dei fumatori, con evidenti benefici sul fronte della spesa sanitaria, dall’altro consentirebbe di reperire risorse che, però, andrebbero destinate interamente alla collettività”. Per Gabriele l’extra-gettito potrebbe essere utilizzato per la pulizia delle strade, per l’edilizia scolastica e per campagne educative dirette ai giovani finalizzate ad allontanarli dal tabacco e dalle sigarette di nuova generazione.
Il parere delle associazioni
La campagna promossa dagli oncologi “è certamente un buon segnale, ben venga ogni intervento che attenuti l’impatto del fumo sulla salute delle persone e sulla società”, commenta a Fortune Italia Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia). “Il Ssn ha bisogno di finanze aggiuntive e gli introiti della tassa di scopo sulle sigarette possono dare un pochino di ossigeno al sistema, ma sarebbe importante destinare buona parte delle risorse a potenti campagne di informazione sui danni da fumo indirizzate soprattutto alle fasce giovani della popolazione per le quali il fumo sta diventando una vera e propria piaga individuale e sociale”.
La consapevolezza dei rischi “non è adeguata, né minimamente sufficiente. Molti sanno che le sigarette sono causa di mattie cardiovascolari e del tumore del polmone, ma non immaginano che il fumo possa causare anche altre forme di cancro come quello al rene, al pancreas e ad altri organi o rendere infertili. La battaglia contro il cancro – dice Iannelli – si combatte anche disincentivando o vietando, ove possibile, l’uso delle sigarette tradizionali e delle e-cig, vera e propria piaga per le generazioni dei giovani e dei giovanissimi che ne fanno largo uso fin dai 13-14 anni senza sapere quali sono i danni per la loro salute. E noi ex malati di cancro vorremmo che fossero evitate malattie e sofferenze inutili”.
E gli altri prodotti dannosi per la salute?
Quello degli oncologi è un “obiettivo nobile e condivisibile, considerato che il consumo di tabacco è uno dei principali fattori di rischio per molte malattie, tra cui quelle oncologiche. Tuttavia, questa proposta lascia spazio a una più ampia discussione sulla tassazione dei prodotti dannosi per la salute.
Non si può infatti ignorare che il tabacco non è l’unico prodotto che grava sulla salute pubblica. I superalcolici, il consumo eccessivo di zuccheri, e persino il cosiddetto “cibo spazzatura” sono tutti elementi che hanno un impatto significativo sulla salute dei cittadini e sui costi per il Ssn”, dice invece Alessandro Miani, presidente Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) a Fortune Italia.
“Se si ragiona nell’ottica di aumentare le tasse su beni dannosi per la salute, bisognerebbe valutare un approccio più completo, che prenda in considerazione una vasta gamma di prodotti potenzialmente nocivi. Focalizzare l’attenzione solo sulle sigarette rischia di polarizzare il dibattito, creando una percezione negativa del consumatore di tabacco rispetto a chi consuma altri prodotti dannosi. Il principio di equità fiscale suggerisce che tutti i prodotti che incidono sulla salute dovrebbero essere trattati in modo proporzionato”, aggiunge.
“Quindi, sebbene l’idea di aumentare il prezzo delle sigarette possa rappresentare un valido strumento per disincentivare il fumo e raccogliere fondi per il Ssn, essa dovrebbe far parte di una strategia più ampia. Occorre affrontare in modo integrato tutte le sostanze che danneggiano la salute, adottando misure fiscali coerenti e proporzionali rispetto al loro impatto sanitario”, conclude Miani.