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Allergici agli antibiotici? Occhio alle trappole

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Adyen Articolo
Velasco25

E niente: quando si tratta di antibiotici, non sono solo gli italiani a cadere nelle trappole. E, a volte, non è nemmeno (tutta) colpa dei pazienti. È il caso dei cosiddetti allergici a questi farmaci: stando a un recente studio, pubblicato su ‘Antimicrobial Stewardship & Healthcare Epidemiology’ dall’Università di Cambridge, gran parte delle persone che si ritengono allergiche alla penicillina, in realtà lo è solo per sentito dire (magari dopo una reazione avversa autodichiarata risalente ad anni fa). Senza essersi sottoposto a test allergologici ad hoc.

E in Italia?

Ne hanno parlato gli esperti della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic), riuniti a Congresso a Roma. Come spiega Vincenzo Patella, presidente eletto della Società scientifica e direttore UOC Medicina Interna dell’Azienda Sanitaria di Salerno, “le allergie ai farmaci, soprattutto agli antibiotici, riguardano nel nostro Paese il 10% della popolazione e si manifestano in diversi modi: dalle eruzioni cutanee, al gonfiore alla gola, fino alle difficoltà respiratorie. La reazione allergica può verificarsi entro un’ora dall’assunzione del farmaco o entro pochi giorni”.

Ma se la famiglia delle penicilline e dei chinoloni è tra le classi di antibiotici potenzialmente più allergeniche, stando allo specialista il fenomeno è “sovrastimato e va drasticamente ridimensionato. Infatti, oltre il 90% di chi è convinto di essere allergico alla penicillina, in cima alla lista delle allergie, in realtà non lo è e potrebbe tollerare il farmaco in sicurezza. Nella maggior parte dei casi, il problema è in realtà inesistente perché generalmente le allergie sono autoriferite dai pazienti che credono di essere allergici per aver subito in passato reazioni avverse dopo aver assunto un antibiotico, come eruzioni cutanee, gonfiori, difficoltà respiratorie. Ma, il più delle volte, si tratta di manifestazioni legate a ricordi d’infanzia, mai accertate con test allergologici, o risalenti ad almeno 5-10 anni prima”.

Insomma, i pazienti sono spesso bollati come allergici in buona fede dal medico curante o nelle cartelle cliniche, “sulla base di una storia di reazione a un farmaco non verificata, vaga o datata, che potrebbe anche essersi risolta nel corso del tempo”, dice Patella.

Allergici per sempre?

Forse non tutti sanno che anche le vere allergie non sempre sono di lunga durata e possono attenuarsi o scomparire negli anni. A conferma di ciò, uno studio che ha coinvolto 740 pazienti con una storia di allergia alla famiglia delle penicilline: il 93% di questi pazienti aveva un risultato positivo al test cutaneo se la reazione si era verificata nell’ultimo anno, mentre la percentuale scendeva al 22% se i pazienti venivano valutati 10 o più anni dopo la reazione.

“Moltissimi studi dimostrano, poi, che spesso vengono scambiati per una risposta allergica alla penicillina alcuni effetti collaterali comuni dell’antibiotico, oppure i sintomi della malattia virale o batterica stessa. È quindi fondamentale distinguere le reazioni su base immuno-mediata rispetto a quelle legate a meccanismi non-immunologici”, interviene il presidente Mario Di Gioacchino.

Le consenguenze di una presunta allergia

Ma quali sono le insidie per i ‘finti’ allergici agli antibiotici? Negare impropriamente a una percentuale significativa di persone la possibilità di essere trattate con antibiotici di prima linea, determina il ricorso ad antibiotici di seconda linea che non sempre hanno una efficacia paragonabile a quella delle penicilline, con esiti peggiorativi, maggiori costi a carico del Ssn e un più alto rischio di antimicrobico resistenza, sintetizza Maria Teresa Costantino, direttrice UOC Allergologia dell’Ospedale di Mantova e responsabile del corso dedicato dalla società scientifica alle reazioni ai farmaci.

Cosa fare in caso di dubbi

Ma allora, come devono comportarsi i presunti allergici agli antibiotici? Occorre rivolgersi allo specialista per accertare con test diagnostici l’effettiva esistenza del problema. “La diagnosi si basa su un test cutaneo. In pratica, un estratto dell’antibiotico sospetto viene posto sulla pelle del paziente e se reagisce l’allergia è confermata”, dice Patella. E se l’esame è negativo? “Non si può ancora escludere l’allergia – risponde – viene effettuato un secondo test chiamato di provocazione, in cui l’estratto antibiotico viene assorbito per via orale, in dosi progressive, sotto controllo ospedaliero”.

Attenzione: se i test sono positivi ma il paziente non può fare a meno dell’antibiotico al quale è allergico, “è possibile un trattamento di desensibilizzazione – conclude lo specialista – Consiste nell’abituare gradualmente il corpo all’allergene, in modo che non lo rifiuti più, somministrando al paziente, nel corso della giornata, dosi via via crescenti di antibiotico. La desensibilizzazione è efficace, ma deve essere ripetuta prima di ogni ciclo di antibiotico”. Insomma, anche in caso di vera allergia, può esistere una soluzione. L’importante è non fermarsi ai ricordi di quando eravamo bambini o ai racconti della mamma.

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