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Roma ha un nuovo grande data center: Aruba lancia il suo ‘campus’ da 300 mln

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Velasco25 Articolo

Il data center di Aruba inaugurato il 2 ottobre a Roma – il primo del grande hub romano su cui l’azienda italiana sta spendendo 300 mln di euro – è un insieme di parallelepipedi, arancione e nero: pannelli solari e ‘alucobond’ (alluminio composito) in nome dell’efficienza energetica.

Dentro, un sistema di raffreddamento mantiene la temperatura a 21-22 gradi, ci spiegano mentre visitiamo la struttura. Qui ci sono già le prime macchine che portano in cloud i dati di aziende e pubbliche amministrazioni italiane: server su server pronti a ospitare dati di hyperscaler (i grandi player del cloud), PA e imprese grandi e piccole.

La Capitale, insomma, ha un nuovo grande data center. La scelta di Roma come sede del Campus “non solo rafforza la copertura geografica del nostro network, ma sostiene anche il ruolo di Roma come hub strategico a livello nazionale, bilanciando la concentrazione nell’area di Milano”, ha commentato Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba.

I numeri del data center

A fine progetto, i data center targati Aruba a Roma saranno 5, riuniti in un unico campus chiamato Hyper Cloud Data Center. Oggi ne è stato inaugurato il primo, l’ottavo dell’azienda italiana che oltre ai servizi cloud e ai data center offre hosting, e-mail, registrazione domini e PEC.

Con quello inaugurato oggi – nel Tecnopolo a Tiburtino a Est di Roma – il conto dei data center Aruba arriva a 8, e arriverà a nove quando verrà completato il secondo data center, a pochi metri di distanza. Questo secondo edificio sarà attivato nella prima metà dell’anno prossimo.

I 5 data center saranno parte di in un campus da 74.000 m²  (52.000 di questi saranno occupati dai data center, con 30.000 solo per le sale dati) che si aggiungerà al Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro (BG) e i due data center di Arezzo dell’azienda italiana.

A pieno regime, il campus comprenderà 5 data center indipendenti per un totale di 30 MW di potenza IT, erogati con un livello di ridondanza 2N o superiore.

Ogni edificio sarà da 6 mw di potenza e sarà un modulo indipendente: questo comincia dalla segregazione fisica, nel vero senso della parola, con un perimetro esterno fuori da ogni data center e sei diversi livelli di accesso dai lettori di badge alle man trap all’entrata dell’edificio.

I numeri dei data center in Italia

Nel 2023, il mercato della compravendita e l’affitto di infrastrutture necessarie per ospitare server ha raggiunto un valore di 654 milioni di euro. Un incremento del 10% in un anno – secondo i dati degli osservatori del Politecnico di Milano – che potrebbe raddoppiare entro il 2025.

MA dove sono i data center? Considerato che in questa dicitura rientrano strutture grandi e piccole vale la pena guardare i MW: lo scorso anno la potenza energetica nominale attiva dei Data Center in Italia è arrivata a 430 MW, con un aumento del 23% rispetto al 2022. Di questi 430 MW, 180 sono a Milano.

Nel Lazio, principalmente a Roma e provincia, ci sono una quindicina di data center. In Lombardia una cinquantina.

Le caratteristiche del data center di Aruba

Il data center, spiega l’Ad di Aruba, è un involucro: quando lo costruiamo “non sappiamo cosa ospiteremo, potrebbe essere infrastruttura cloud o un servizio fiduciario come la PEC, oppure macchine per l’intelligenza artificiale”. In quello inaugurato ci sono già varie funzioni, racconta Cecconi: il data center in realtà è già operativo al giorno di apertura “data la pressione dei clienti”, aggiunge sorridendo.

Nelle sale per ora ancora piene solo a metà del data center passano i dati di qualsiasi settore. Dai servizi tradizionali dell’informatica aziendale si servizi finanziari alla pubblica amministrazione, ma anche videogiochi e streaming.

Il Ceo ha spiegato la scelta di dividere il campus in più data center. Da una parte, sarà il mercato a dettare i tempi della costruzione dei data center del campus. Dall’altra, il singolo edificio raggiunge efficienza energetica sopra una certa soglia ma è comuqnue preferibile renderlo indipendente da altri data center. Questo permette di avere strutture indipendenti da altre e permette di distribuire l’infrastruttura su più edifici per aumentare la ridondanza ma anche per il disaster recovery con backup geografico.

In futuro, poi, verrà costruito un edificio centrale di supporto, per gli uffici, insieme agli altri 3. “Il ritmo lo decide il mercato. C’è già accumulo di richiesta, il data center è già impegnato, e siamo pronti a costruire gli altri tre edifici”, dice l’Ad, secondo cui la scelta di investire su Roma è stata “logica”, essendoci carenza di queste strutture.

Una delle sale dati del data center Aruba – courtesy Aruba

Anche nel data center della Capitale la maggior parte dei servizi ospitati saranno dei clienti, che l’Ad non rivela. “Alcune delle infrastrutture che ospitiamo non devono essere pubblicizzate, deve esserne protetta la locazione. Altri clienti non vogliono pubblicizzare di essere ospitati da un concorrente”. Negli altri data center ci sono clienti come Euronext: non solo la Borsa Italiana, quindi, ma quelle di sette mercati europei. PArlando di intelligenza artificiale, Fastweb ha presentato il suo investimento in un modello AI proprio in un data center Aruba. Ogni sala dati del data center, ci spiegano durante il rumoroso (per il rumore dei server già al lavoro) tour del data center, si può anche dividere per avere aree dedicate ai singoli clienti. Aruba non rivela quali sono, ma un esempio di società che di norma utilizzano servizi simili sono le banche. In questi casi la divisione è anche sopra e sotto la sala, dove vengono ospitati i cavi di alimentazione, di condizionamento e antincendio che mettono al sicuro ogni ‘hall’, due per ogni piano.

Un approccio da carrier neutral

L’approccio di base di Aruba, come molti altri provider, è quello di un ‘carrier neutral’, aperto a diversi operatori di telecomunicazioni. Progettato e costruito internamente da Aruba, l’Hyper Cloud Data Center offre soluzioni personalizzate di Colocation ad altissima efficienza, dalle porzioni di rack ad intere sale dedicate. A proposito di apertura verso gli altri, Aruba offrire servizi chiavi in mano e consulenze per la costruzione di data center terzi.

Va sottolineata la certificazione ANSI/TIA-942-C Rating 4 Constructed Facility già ottenuta dal data center. Rilasciata da EPI, tra i principali provider mondiali di data center training, il riconoscimento assicura il rispetto delle norme non solo in termini di design e progettazione, ma anche di conformità di quanto effettivamente costruito. A ciò si aggiunge l’approccio “green-by-design” con l’efficientamento massimo degli asset infrastrutturali, con impianti fotovoltaici e sistemi di raffreddamento ad alta efficienza (free-cooling).

Gli impianti delle sale dati, interamente collocati sotto il pavimento – Courtesy Aruba

“Con l’attivazione dell’Hyper Cloud Data Center di Roma, possiamo aumentare significativamente la capacità di spazio e potenza a disposizione dei nostri clienti, rispondendo alla rapida crescita dei consumi prevista dallo sviluppo del cloud e di tecnologie come l’intelligenza artificiale. La scelta della capitale come sede del Campus non solo rafforza la copertura geografica del nostro network, ma sostiene anche il ruolo di Roma come hub strategico a livello nazionale, bilanciando la concentrazione nell’area di Milano”, ha commentato Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba. “Questo nuovo campus è il risultato del nostro impegno nell’ideare soluzioni che massimizzano affidabilità ed efficienza, minimizzando al contempo l’impatto ambientale”.

Presenti all’inaugurazione il Dg Acn Bruno Frattasi e quello dell’Agid, Mario Nobile. Frattasi ha ricordato che “Aruba è un soggetto nel perimetro nazionale cibernetico”. L’infrastruttura Aruba è infatti qualificata da ACN per trattare i dati ordinari, critici e anche strategici della PA. “Uno dei ‘gioielli del regno’, custodito con i miglior parametri”, ha detto Frattasi.

Nobile ha sottolineato come il lavoro sui data center sia fondamentale in un mondo dove l’AI divora sempre maggiore potenza di calcolo. “Oggi con l’AI il mondo sta cambiando. Oltre al cloud che evidentemente garantisce una serie di sicurezze dobbiamo iniziare a pensare a come in un data center si faccia computazione dei dati. In questo magari si farà quella dei trasporti di Roma e non solo, o dei dati sanitari. Le Big Tech stanno comprando centrali nucleari dismesse perché lì si sta iniziando a parlare di GW di potenza. L’albero piantato qui oggi serve alla nazione e all’Europa in un contesto geopolitico dove le commodities non sono più semplici da prelevare”.

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