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Mai senza caffè? Ecco quanto berne per star bene

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Velasco25 Articolo

Il mondo si divide in due: c’è chi non inizia neppure la giornata senza caffè, e chi invece ha eliminato questa bevanda dal menù, sostituendola con tè, orzo, succhi o tisane. Magari perchè convinto che non sia proprio salutare. Ebbene, nella Giornata internazionale del caffè, cerchiamo di fare chiarezza sugli effetti di questa bevanda, con l’aiuto della ricerca.

Effetto ‘scudo’

Rinunciando alla tazzina pensate di salvare il cuore? Stando a un lavoro pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology, bere caffè riduce il rischio di malattie cardiovascolari e di morte. Insomma, al contrario di quanto si potrebbe credere, questa bevanda è amica del cuore.

Ma che cosa hanno scoperto i ricercatori? In questo ampio studio osservazionale il caffè macinato, istantaneo o perfino decaffeinato “è stato associato a riduzioni analoghe nell’incidenza di malattie cardiovascolari e morte per cardiopatie o per qualsiasi causa”, ha spiegato l’autore dello studio, Peter Kistler del Baker Heart and Diabetes Research Institute di Melbourne, in Australia. L’esperto non ha dubbi: “I nostri risultati suggeriscono che l’assunzione da ridotta a moderata di caffè dovrebbe essere considerata parte di uno stile di vita sano”.

Quante tazzine al giorno

Ma quanto caffè bere ogni giorno? L’effetto benefico maggiore, spiegano gli autori di questo studio, si verifica con due o tre tazzine al giorno. Un dato da tenere a mente, anche perchè consumare quantità moderate di caffè e caffeina in modo regolare può offrire un effetto ‘scudo’ contro diverse malattie cardiometaboliche, dal diabete di tipo 2, alla coronaropatia, all’ictus. A dircelo questa volta è una recente ricerca pubblicata sul ‘Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism’.

In particolare, questa volta i ricercatori hanno scoperto che l’assunzione regolare di caffè, soprattutto a livelli moderati (ci risiamo), era associata a un rischio inferiore di contrarre patologie cardiometaboliche. “Consumare tre tazze di caffè, o 200-300 mg di caffeina, ogni giorno potrebbe aiutare a ridurre il rischio di sviluppare multimorbilità cardiometabolica nelle persone sane”, ha affermato l’autore principale dello studio Chaofu Ke del Dipartimento di epidemiologia e biostatistica, Facoltà di sanità pubblica presso lo Suzhou Medical College della Soochow University, a Suzhou, Cina.

Il segreto dell’effetto ‘sveglia’

Infine una curiosità. Per molte persone la giornata non inizia finché la tazzina di caffè non è vuota. Si pensa che questa bevanda renda più vigili, quindi molti appassionati lo bevono per ‘accendere la mente’ e migliorare la propria efficienza. Ma da cosa dipende la sferzata di energia tipica di moka o espresso? Un team di scienziati ha voluto indagare, per capire se l’effetto fosse dovuto alle proprietà della caffeina o all’esperienza di bere il caffè.

Gli scienziati hanno arruolato delle persone che bevevano almeno una tazza di caffè al giorno, chiedendo loro di non mangiare o consumare bevande contenenti caffeina per almeno tre ore prima dello studio. Poi hanno eseguito due brevi risonanze magnetiche, una prima e una 30 minuti dopo che le ‘cavie umane’ avevano assunto caffeina o bevuto una tazzina di caffè. Risultato? In entrambi i casi il cervello delle persone è apparso maggiormente pronto a passare dalla modalità riposo a quella di concentrazione. Ma c’è di più, come spiega Maria Picó-Pérez dell’Università Jaume I, prima autrice della ricerca: “In parole semplici, i soggetti erano più pronti all’azione e attenti agli stimoli esterni dopo aver bevuto il caffè”.

La magia di un rito

Il fascino della tazzina calda, l’aroma, il gusto: quella del caffè sembra una magia capace di stregare anche i neuroni. “Tenendo conto del fatto che alcuni degli effetti che abbiamo riscontrato sono stati prodotti anche dalla caffeina, potremmo aspettarci che altre bevande contenenti questa sostanza condividessero alcuni degli effetti” rilevati, ha aggiunto Picó-Pérez.

Ma attenzione: “Alcuni effetti erano specifici del consumo di caffè, guidati da fattori come l’odore e il sapore particolari della bevanda o dall’aspettativa psicologica associata al consumo”, spiega la ricercatrice su ‘Frontiers in Behavioral Neuroscience’. Insomma, il fascino di questo rito mattutino è accompagnato da una sorta di effetto placebo, che sembra spiegare il potere del caffè (al di là della caffeina).

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