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Licenziata mentre era in cura per tumore, condannata l’azienda: l’analisi

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Una sentenza che “dimostra che non c’è spazio per l’ingiustizia sul posto di lavoro per chi sta affrontando le cure per un tumore”. Parola di Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), che commenta con Fortune Italia la recente sentenza del Tribunale di Pisa che ha reintegrato una lavoratrice, licenziata per aver superato – di quattro giorni, come riporta il ‘Corriere Fiorentino’ – i giorni di assenza concessi per malattia. Sanzionando inoltre l’azienda per discriminazione.

Licenziati per malattia, adesso basta

Se alcuni lavoratori sono più fragili e vulnerabili di altri, questa sentenza rappresenta “un passo importante verso la promozione dei diritti dei lavoratori. Il computo formalistico dei giorni di assenza – rileva Iannelli, avvocato civilista impagnata da anni per il riconoscimento dei diritti del malato oncologico – cede a un principio di ragionevolezza e inclusione. Questo caso sottolinea l’importanza di proteggere le persone vulnerabili e di garantire che la malattia non diventi un motivo per cui qualcuno viene emarginato o licenziato”.

“È fondamentale che le aziende siano responsabili e dimostrino empatia, creando un ambiente di lavoro inclusivo e supportivo. Speriamo che questa decisione possa ispirare altre aziende a seguire il buon esempio e a investire nella tutela dei propri dipendenti”, è l’auspicio di Iannelli.

Servono altre norme

Per Iannelli ora è necessario che “vengano introdotte norme di rango legislativo che garantiscano il diritto al comporto più lungo per le patologie gravi (attualmente previsto solo a livello di contrattazione collettiva in alcuni Contratti nazionali collettivi). Tutti i lavoratori subordinati con patologie gravi devono essere tutelati, affinché siano garantiti i diritti costituzionali della salute e del lavoro.

Nel giugno 2023, in rappresentanza di Favo, in audizione innanzi all’XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati avevamo fatto alcune proposte volte a rafforzare e rendere più completa la tutela dei lavoratori affetti da tumore, malattie invalidanti e croniche. E avevamo chiesto, tra le altre cose, l’allungamento del periodo di comporto per i lavoratori malati di cancro e di altre gravi patologie e l’obbligo del datore di lavoro di avvisare il lavoratore che il comporto è in esaurimento e che, quindi, è a rischio il posto di lavoro”.

Mentre si fanno i conti con la minaccia del tumore, non bisogna anche trovarsi a fronteggiare il rischio disoccupazione. I lavoratori vulnerabili, dice Iannelli, “devono essere adeguatamente tutelati e vanno affermate con chiarezza le responsabilità dei datori di lavoro. È essenziale che le aziende siano obbligate a comunicare ai dipendenti quando il comporto si sta esaurendo, in modo da consentire loro di pianificare il futuro e affrontare le difficoltà legate alla malattia senza ulteriori preoccupazioni lavorative”.

Una misura tutto sommato semplice, che “contribuirebbe a creare un ambiente di lavoro più giusto e umano, dove la salute dei dipendenti è davvero una priorità. Una legge in tal senso sarebbe un grande passo avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori e nella promozione di una cultura di solidarietà e supporto”, conclude il segretario generale Favo.

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