“Sto male, vado al pronto soccorso“. Un pensiero comune, legato spesso alla preoccupazione, ma anche alla mancanza di alternative, che si traduce nell’affollamento di queste strutture, prese d’assalto ad ogni ora del giorno e della notte da cittadini “che almeno nel 75% dei casi presentano problemi di salute che possono e devono essere gestiti altrove”.
Parola di Mario Balzanelli, il battagliero presidente nazionale Sis 118, che alla possibili risposte a questa vera e propria emergenza dedica un congresso in programma il 17-18 ottobre, organizzato dalla Asl di Taranto. Obiettivo, mettere nero su bianco proposte di nuovi modelli organizzativi che (finalmente) integrino davvero territorio e ospedale. Alleviando la pressione sui pronto soccorso. Una strategia che, tra l’altro, contrasterebbe anche l’ondata di aggressioni e contentestazioni che sta prendendo di mira troppo spesso medici e infermieri dell’emergenza.
Cosa fare? Le “nuove articolazioni strategiche della medicina del territorio stabilite dal Dm 77 – dice Balzanelli – possono avvalersi dell’attività dei Punti di primo intervento (Ppi) del Sistema di emergenza territoriale 118, come strutture intermedie strategiche sul territorio. Postazioni di soccorso avanzato medico-infermieristiche in grado di gestire con un primo intervento, caratterizzato da elevata appropriatezza delle prestazioni, qualunque situazione clinica acuta sia essa di emergenza, urgenza o acuzie minore”.
Il caso di Taranto
Balzanelli riporta i dati di alcune attività dei Punti di primo intervento della Asl di Taranto tra il 2016 e 2023. Su 352.231 accessi, 14.099 pazienti (il 3,76%) sono stati trasferiti presso i pronto soccorso della provincia di Taranto; 833 pazienti (0,24% di tutti gli accessi) sono stati ricoverati nelle unità operative ospedaliere del Moscati di Taranto; ben 337.299 pazienti (il 96%) sono stati visitati, trattati e rinviati al domicilio. Negli stessi Ppi sono stati gestiti, sempre nel periodo di riferimento 2016-2023, 141 codici rossi (4% di tutti gli accessi).
Ma dove collocare i Punti di primo intervento del 118? In aree lontane dagli ospedali, ma anche nelle aree urbane. “Presso le Case della salute o gli Ospedali di comunità i Ppi potrebbero assicurare un immediato intervento di soccorso, in caso di emergenze o urgenze, per i pazienti che si trovino all’interno di queste strutture”, dice il presidente della Sis 118.
La ‘ricetta’
“I Punti di Primo Intervento del 118 rappresentano, insomma, le strutture intermedie ideali, da valorizzare con assoluta immediatezza, anche perché hanno ampiamente dimostrato una valenza strategica sul territorio”, dice Balzanelli a Fortune Italia.
Assicurano H24 una prima gestione esperta, medico-infermieristica, delle acuzie di qualunque livello di gravità clinica. Va considerato che i Punti di Primo Intervento rappresentano un modello organizzativo assai efficace di filtro a livello preospedaliero, in grado di decongestionare significativamente il Pronto Soccorso. Balzanelli non ha dubbi: “Nella riforma della Medicina del Territorio – conclude – i Punti di Primo Intervento troverebbero uno spazio ideale di operatività proprio all’interno delle Case della Salute o degli Ospedali di Comunità”.