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Unicredit-Commerzbank, le tre strade di Orcel e il nodo tedesco

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Velasco25 Articolo

Tutti gli scenari sono al momento aperti. Il riassunto sulla situazione Commerzbank è firmato dal Ceo di Unicredit, Andrea Orcel. Durante un evento organizzato da Bank of America Orcel ha detto che “al momento quello nell’istituto tedesco è un investimento e nient’altro: siamo un grande azionista”.

Il terremoto della politica tedesca

I commenti di Orcel arrivano dopo che la banca italiana è salita al 21% e ha chiesto alla Bce l’autorizzazione per arrivare fino al 29,9% dell’istituto tedesco – la seconda banca del Paese – provocando un terremoto in Germania. Il premier Olaf Sholz ha parlato di atto ostile e il ministro delle Finanze Christian Lindner ha detto che Unicredit “ha turbato molti azionisti”, fino ad oggi, quando il portavoce del governo tedesco Steffen Hebestreit ha ricordato che sì, il governo ha delle quote nell’istituto tedesco, ma non è un attore di primo piano nella vicenda. Intanto in Commerzbank Bettina Orlopp è stata scelta come Ad mentre uscirà anticipatamente Manfred Knof.

Il terremoto è arrivato in Ue solo in maniera attutita. A Bruxelles, che ha reagito con cautela ma fermezza, le fusioni e le creazioni di banche più grandi vengono viste di buon occhio.

Le tre strade di Orcel

Secondo l’amministratore delegato di Unicredit – che ha specificato che non chiederà posti in Cda a Commerzbank – le alternative possibili ora sono tre:

  • Rimanere così e aiutare Commerzbank a cristallizzare il valore inespresso che, dice Orcel, “crediamo ci sia”
  • Trovare il modo di fare una cosa più grande, “ma per farlo le parti devono volerlo ed essere d’accordo”
  • Se tutto questo non funziona, dice Orcel, la soluzione è “vendere”. In quest’ultima ipotesi, conclude, l’obiettivo è far tornare nel capitale di Unicredit più di quanto è uscito. “Lo distribuiremo agli azionisti”, dice l’Ad.

Le parole di Orcel sono piaciute in Borsa, con il titolo Unicredit che ha ingranato la marcia.

“Siamo molto interessati a riaprire un dialogo con tutti su Commerzbank, abbiamo 3,5 miliardi investiti”, ha detto Orcel sottolineando la necessità di mantenere un “dialogo costruttivo con Berlino, gli investitori e gli stakeholder”. Ogni banca che fa una mossa del genere, ha continuato Orcel, “ha la tendenza di parlare a tutti gli stakeholder rilevanti e non solo una volta, ma più di una volta”.

Insomma, il governo è stato informato. Intanto Orcel, ricordando i numeri di Unicredit, con un utile netto che quest’anno supererà i 9 miliardi, sottolinea: “Abbiamo detto che faremo investimenti, siamo più vicini alla fine dell’anno e abbiamo più visibilità su cosa possono essere questi investimenti. Riteniamo – ha proseguito – che l’anno segnerà un utile netto di oltre 9 miliardi, un numero che si confronta con gli 8,6 miliardi del 2023″.

Intanto, secondo la premier Giorgia Meloni, l’operazione di Unicredit su Commerzbank “non è una questione che riguarda il governo: abbiamo un mercato unico, nell’Ue c’è un libero mercato, un’azienda privata sta facendo le proprie scelte e penso che non sia una materia che riguarda il governo. Ovviamente vedremo come andrà – ha aggiunto – se possiamo coadiuvare soluzioni aiutiamo a coadiuvarle, ma non è una materia su cui il governo è in nessun modo coinvolto”.

Le reazioni in Germania

Riguardo agli ostacoli che possono essere frapposti ad una eventuale fusione la portavoce per l’Economia in Ue Veerle Nuyts ha spiegato che “le restrizioni alle libertà fondamentali sono consentite solo se si basano su interessi legittimi, ma questa è una regola molto generica”.

Possono essere invocate “ragioni di pubblica sicurezza o di ordine pubblico o motivi imperativi di interesse generale, come sviluppati dalla Corte di Giustizia. È tutto ciò che possiamo dire: in ogni caso, simili restrizioni non possono essere giustificate per motivi puramente economici”, conclude. La competenza in ogni caso è della Vigilanza Bce, cui l’istituto di piazza Gae Aulenti ha presentato domanda per salire a ridosso del 30%.

Nonostante il chiarimento dell’Ue sul fatto che non ci possano essere divieti di natura economica a una eventuale scalata, in Germania la mossa di Unicredit ha provocato reazioni veementi, con chi chiede maggiore “trasparenza” agli italiani sulla fusione e chi accusa il premier tedesco di agire con poca chiarezza.

La mossa anti-scalata

Secondo Pino Pisicchio, ex membro del Parlamento europeo e professore di diritto pubblico comparato, intervistato da Adnkronos, il governo tedesco potrebbe giocare di sponda con la propria Corte Costituzionale per varare provvedimenti contro possibili scalate da parte di Unicredit su Commerzbank.

Pisicchio ricorda la sentenza della Corte Costituzionale del 5 maggio 2020, che decideva sul programma di acquisto di titoli pubblici a carico della Banca centrale europea adottato dal Consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte (4 marzo 2015). “La sentenza fu tranciante – dice il professore – arrivando a coinvolgere la responsabilità generale del Bundestag tedesco, considerando le materie fiscali e di bilancio parti non disponibili del principio democratico, di rango costituzionale, garantito da svariati articoli della legge fondamentale”. Una sentenza basata sulla Teoria dei controlimiti, dove in alcuni casi il diritto nazionale tedesco viene considerato prevalente su quello Ue.

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