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Lavoro: perché i Ceo spingono per un ritorno in presenza

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In barba al gradimento per lo smartworking, andare in ufficio potrebbe essere utile non solo per scroccare un caffè gratis e fare pettegolezzi tra colleghi. Nella continua battaglia tra dipendenti e dirigenti sul ritorno in ufficio, l’86% dei Ceo afferma che “ricompenserà i dipendenti che si sforzano di venire in ufficio con incarichi interessanti, aumenti o promozioni”. È quanto emerge da un sondaggio KPMG su 400 Ceo con sede negli Stati Uniti.

In altre parole, i dirigenti ammettono di avere una preferenza per i lavoratori che vanno in ufficio, segnalando che questi ultimi hanno maggiori possibilità di ottenere aumenti e promozioni.

Ma, come è evidente con la reazione all’avviso del Ceo di Amazon Andy Jassy ai dipendenti in cui il manager chiedeva di lavorare a tempo pieno in ufficio, i lavoratori sono meno contenti di tornare al lavoro in presenza. Insomma, se i vertici “favoriscono sempre di più un ritorno completo in ufficio, la necessità di flessibilità persiste”, ha scritto nel rapporto il Ceo di KPMG.

È importante notare, tuttavia, che lo studio di KPMG riflette le dichiarazioni dei Ceo, non ciò che hanno effettivamente fatto finora.

Perché i dirigenti preferiscono i lavoratori in ufficio

Il Ceo e imprenditore Naeem Zafar ha detto a Fortune di preferire i dipendenti in presenza perché mostrano un livello di impegno più elevato. “Quelle persone meritano più opportunità, possibili promozioni e ricompense”, ha affermato Zafar, docente presso l’Università della California a Berkeley, attualmente Ceo della società di IOT industriale TeleSense. “Certo, è più comodo per tutti noi lavorare da casa e non dover affrontare il fatto di vestirsi, guidare per andare al lavoro, combattere il traffico”, ha affermato Zafar.

Sebbene ammetta che alcune mansioni, come IT, vendite o ricerca e sviluppo non richiedano molto tempo in presenza, per Zafar è essenziale che il senior management si faccia vedere. Per i dipendenti che vogliono “entrare a far parte della dirigenza, ottenere promozioni e far progredire l’azienda, sarà molto più difficile se non sono fisicamente in ufficio”.

Allo stesso modo, altri dirigenti vogliono conoscere le persone da destinare a progetti importanti. “L’interazione di persona offre un prezioso investimento relazionale, consentendo ai leader di comprendere meglio i punti di forza, le sfide e la traiettoria di crescita di una persona”, ha detto a Fortune Jennifer Schielke, Ceo della società di selezione del personale Summit Group Solutions. “Sebbene la tecnologia colmi alcune lacune, non può sostituire completamente la profondità della connessione umana che deriva dalla collaborazione di persona”.

Il dibattito è aperto, anche perché i Ceo di aziende più piccole insistono ancora sul fatto che il lavoro da remoto può avere lo stesso impatto di quello in ufficio, offrendo le stesse opportunità di avanzamento. Cathryn Lavery, co-fondatrice e Ceo di BestSelf Co., ha detto a Fortune che la fiducia e la produttività sono più importanti della presenza fisica. “Anche in contesti ibridi, la promozione dovrebbe basarsi sulle prestazioni, non sulla presenza”, ha affermato Lavery. “Il futuro del lavoro è flessibilità, fiducia e risultati, non chi trascorre più tempo alla scrivania”.

L’articolo completo è su Fortune.com

FOTO: GETTY IMAGES—VIOLETASTOIMENOVA

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