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La Fed verso il taglio dei tassi: come reagiranno i mercati?

Wall Street si è ampiamente convinta che questa settimana arriverà il tanto atteso taglio dei tassi d’interesse da parte della Fed. L’idea che sta circolando è quella secondo cui, mercoledì, il presidente della Jerome Powell annuncerà un taglio di 25 punti base a seguito della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC). Secondo gli esperti, se gli analisti dovessero avere una sorpresa, ciò potrebbe essere di cattivo auspicio per il mercato azionario.

Powell e i suoi colleghi del FOMC però hanno espresso apertamente le loro opinioni, non ancora del tutto definite, sul panorama economico. Al momento si ritiene che l’inflazione – che ha raggiunto il suo picco durante la pandemia – stia tornando a scendere in modo sostenibile verso il tasso-obiettivo del 2%, il che significa che il FOMC potrà invece rivolgere la sua attenzione all’occupazione. Sebbene il FOMC non possa mai fare promesse in anticipo, la Borsa ha colto questo cambiamento di tono e ha tratto le proprie conclusioni.
Di conseguenza, molte banche stanno valutando un taglio di 25 punti base, il margine più piccolo con cui la Fed di solito aggiusta i tassi di interesse. Prevedere un tale taglio significa che la Borsa potrà prepararsi a un potenziale aumento dei prestiti alle imprese e ai consumatori, dato che la pratica diventerebbe più conveniente. Gli analisti hanno poi una certa fiducia nel fatto che la Fed sia concentrata sul mantenimento di un certo livello di occupazione e produttività. In questo modo, si può ragionevolmente prevedere un aumento dell’attività economica, mettendo in secondo piano i timori di una recessione e prospettando invece un cosiddetto atterraggio morbido.

5o punti base?

Alcuni istituti si chiedono se questa settimana potrebbe essere annunciato un taglio più consistente, pari a 50 punti base, mentre altri temono che questo possa creare un effetto yoyo con l’inflazione, facendola salire proprio quando sembrava essere sotto controllo. Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management, ha scritto questa mattina in una nota: “A nostro avviso, i dati complessivi sull’inflazione sono stati abbastanza buoni da consentire alla Fed di iniziare a tagliare i tassi questa settimana in un mercato del lavoro che si sta ammorbidendo, ma non danno ai funzionari una ragione per tagliare in modo aggressivo”.

“I dati relativi alle vendite al dettaglio e alla produzione industriale, previsti per martedì, potrebbero potenzialmente influenzare la decisione della Fed, con risultati deboli che potrebbero innescare a loro volta un taglio di 50 punti base”. La nota visionata da Fortune aggiunge: “Come ha sottolineato il presidente della Fed Jerome Powell mentre i tempi e il ritmo dei tagli dei tassi dipenderanno dai dati in arrivo e dall’equilibrio dei rischi, ‘la direzione di marcia è chiara’. Nella nostra idea di un atterraggio morbido, vediamo spazio per 100 punti base di riduzione dei tassi di interesse quest’anno e altri 100 nel 2025”.

Né troppo caldo, né troppo freddo

Bank of America, pur affermando di leggere “i dati, non le foglie di tè”, è convinta che un taglio sia in arrivo.
La possibilità che non ve ne sia nessuno (come è avvenuto negli ultimi quattro anni) non viene nemmeno considerata in una nota di venerdì redatta dagli economisti statunitensi Aditya Bhave e Stephen Juneau, che già in agosto avevano predetto un taglio dei tassi per settembre. “Siamo ancora sul gradualismo”, scrivono i due. “Riteniamo che la mancanza di convinzione sia giustificata in momenti di svolta del ciclo come questo”.
Il duo scrive anche che un mercato del lavoro in fase di ammorbidimento sarà sostenuto da un consumatore resiliente, e per questo BofA prevede un ciclo di tagli “metodico” di 25 punti base in ogni riunione fino a marzo 2025.

Sebbene un taglio di 25 punti percentuali sia ora non solo auspicato ma atteso, gli esperti hanno anche avvertito che se Powell dovesse uscire dai blocchi in modo più aggressivo potrebbe gettare nel panico gli investitori. Come ha dichiarato David Smith, chief investment officer di Rockland Trust, alla CNBC all’inizio di questo mese: “Sono un po’ preoccupato se facessero qualcosa di più aggressivo e arrivassero fino a 50 punti base, perché temo che gli operatori di mercato vi leggerebbero un’eccessiva preoccupazione della Fed rispetto ai dati economici e una reazione fin troppo aggressiva per affrontarla”. La scorsa settimana Thierry Wizman, global FX and rates strategist di Macquarie, ha scritto che per un taglio di 50 punti percentuali sarebbe necessario un crollo finanziario prima della riunione.

Questa storia è stata originariamente pubblicata su Fortune.com

Foto di Andrew Harnik – Getty Images

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