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Aggressioni: la protesta dei medici a Foggia e la crisi degli ‘impazienti’

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È diventato complesso dar conto dell’epidemia di aggressioni e violenze quotidiane ai danni degli operatori sanitari in Italia. Fra gli ultimi casi, quello della dottoressa del pronto soccorso del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria e l’assalto di Pescara, dove una quarantina di persone, alla notizia della morte di un parente, hanno fatto irruzione nel reparto di oncologia dell’ospedale, insultando e minacciando il personale e danneggiando oggetti e strutture.

L’impressione è che, a essere in crisi, non sia solo il rapporto medico-paziente, anche considerato come le violenze abbiano riguardato senza troppe differenze dottori, infermieri e autisti soccorritori del 118. Ma la stessa categoria dei pazienti. Che oggi patiscono, certo, ma appaiono anche stanchi di attendere la risposta dal Ssn. Così la stanchezza diventa insofferenza, impazienza potremmo dire. E, quindi, violenza. Una violenza, quella dei pazienti-impazienti, che si scatena – e questo è il paradosso – proprio contro chi sta cercando di portare loro aiuto.

Se i pazienti diventano impazienti

La diagnosi potrebbe lasciare qualcuno perplesso, ma la crisi dei pazienti-impazienti – che ormai arrivano in ospedale o dal medico dopo aver chiesto a ‘dottor Google’, convinti di avere in mano la soluzione al proprio problema di salute – coincide con un’esplosione del bisogno di cura, fisico e mentale.

Bisogni cui gli operatori sanitari faticano a rispondere, stanchi e preoccupati per condizioni di lavoro ormai intollerabili. Non ci stanno i leader dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio e della Cimo-Fesmed, Guido Quici a far passare sotto silenzio l’epidemia di aggressioni, come hanno dimostrato oggi a Foggia.

Le parole del ministro

Nel giorno della manifestazione promossa nella città pugliese per testimoniare la vicinanza dell’intera categoria ai colleghi aggrediti la scorsa settimana al Policlinico cittadino e a tutti coloro che ogni giorno negli ospedali sono il bersaglio di una rabbia insensata, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha mandato un messaggio chiaro: “Nel giro di un mese vogliamo portare a casa la nuova misura normativa” anti-aggressioni agli operatori sanitari, con l’introduzione dell’arresto in flagranza di reato anche differito.

“C’è necessità anche di formazione degli operatori” e di far capire ai cittadini il “valore di chi si prende cura di noi”, ha detto nel suo intervento a ‘Il Rosso e il Nero’ su Rai Radio 1.

Aggressioni, la soluzione di Schillaci: “Arresto in flagranza, anche differito”

La solidarietà dei medici

A esprimere “solidarietà ai colleghi, in particolar modo a quelli aggrediti e costretti a barricarsi in una sala per mettersi al sicuro”, è il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici) Filippo Anelli. “Scendere in piazza oggi è molto importante: è ora di dire basta a tutta questa violenza. Il diritto alla salute che i professionisti garantiscono non può essere disgiunto dal diritto alla sicurezza”.

Siamo tutti pazienti

La manifestazione di Foggia “vede uniti medici e altre categorie di lavoratori della sanità e ha un duplice scopo: cercare di far comprendere ai cittadini che non siamo carnefici ma vittime come loro, perchè siamo tutti pazienti – dice Pierino Di Silverio a Fortune Italia – quindi continuando con questo atteggiamento non si otterrà altro che incrinare il rapporto medico-paziente, che è già in grande crisi. Ma dall’altro vogliamo anche far capire alle istituzioni che in ospedale ci sentiamo abbandonati dallo Stato“.

“Forse, quando gli ospedali si svuoteranno definitivamente, ci si renderà conto che era meglio intervenire”, dice con amarezza Di Silverio, aggiungendo: “Stiamo ricevendo manifestazioni di affetto e stima, per il momento dai colleghi. La manifestazione di Foggia, ha visto la partecipazione di centinaia di colleghe e colleghi, che hanno voluto denunciare l’assoluta gravità di un atto barbaro nei confronti di professionisti che dedicano la loro vita a curare le persone”.

Un momento della manifestazione a Foggia/Credits: Anaao Addomed

I medici dicono basta

“Non siamo più disposti a lavorare in ambienti poco sicuri e in condizioni psicologiche tali da non assicurare cure adeguate ai nostri pazienti. Il rispetto del nostro codice deontologico non verrà mai messo in discussione, ma non siamo più disposti a porgere l’altra guancia”, aggiungono Di Silverio e Guido Quici.

Anche la pazienza degli operatori sembra arrivata alla fine. “Se le risposte si faranno attendere, proclameremo lo stato di agitazione”, prometto i leader di Anaao e Cimo. Il rischio, insomma, è quello di un cortocircuito nel quale i più deboli avranno la peggio.

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