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Piante imitatrici e piccioni da guerra: tutti gli IgNobel 2024

IgNobel 2024

Lo sapevate? Sembrano far concorrenza alla Vulvia di Corrado Guzzanti e ai suoi annunci per ‘Rieducational Channel’ le ricerche premiate agli IgNobel 2024, riconoscimenti che da 34 anni celebrano l’insolito, l’immaginazione e la curiosità degli scienziati di tutto il mondo, con l’auspicio di accendere l’interesse per scienza e materie Stem nel grande pubblico. Se non c’è ‘cervellone’ che non sia curioso, dobbiamo dire che queste ricerche – alcune decisamente d’epoca – sono davvero capaci di strappare più di un sorriso, oltre che stupire e far pensare.

E così, in attesa dei Nobel, forse avrete letto in giro dei mammiferi che respirano dall’ano, ma fra i protagonisti dei Premi IgNobel quest’anno troviamo anche piccioni alla guida di missili, piante imitatrici, vermi ubriachi, gatti a cavallo di mucche, capelli che si muovono nei due emisferi.

La cerimonia di premiazione si è svolta al Massachusetts Institute of Technology, di nuovo in presenza dopo lo stop per Covid, in un’aula piena di aeroplanini di carta lanciati dal pubblico, come vuole la tradizione dell’IgNobel.

Dai piccioni alle piante

Ma vediamoli, questi premi. Come si legge su ‘New Scientist, l’IgNobel per la pace è andato allo psicologo Burrhus. F. Skinner, per gli esperimenti condotti negli anni Quaranta sulla fattibilità di ospitare i piccioni all’interno di un missile, sfruttando la loro abilità a riconoscere un obiettivo, per guidarne le traiettorie di volo. A ritirare il trofeo per il ‘Progetto Pigeon’ è stata la figlia di Skinner, Julie, che ha partecipato alla cerimonia.

Marjolaine Willems e colleghi hanno ritirato l’IgNobel per l’anatomia, per aver studiato “se i capelli sulla testa della maggior parte delle persone nell’emisfero settentrionale girano nella stessa direzione (in senso orario o antiorario) dei capelli sulla testa della maggior parte delle persone nell’emisfero meridionale”.

Un’altra curiosità: i ricercatori Lieven Schenk, Tahmine Fadai e Christian Büchel hanno vinto il Premio per la medicina con uno studio sugli effetti collaterali, dimostrando che i farmaci contraffatti che causano effetti collaterali dolorosi possono essere più efficaci dei farmaci contraffatti che non li provocano.

Per la botanica – si legge su Adnkronos Salute – è stato invece premiato il senso di mimetizzazione  delle piante: in uno studio sulla ‘Boquila trifoliolata’, Jacob White e Felipe Yamashita hanno dimostrato che alcune piante vere imitano le forme delle vicine, anche se sono di plastica, usando una specie di sistema di visione presente sulle foglie.

Fisiologia misteriosa

L’IgNobel per la fisiologia è andato alla scoperta che alcuni mammiferi possono respirare attraverso l’ano. Si tratta di uno studio condotto durante la pandemia di Covid da ricercatori giapponesi, intenzionati a capire se gli esseri umani con difficoltà respiratorie potessero trarre beneficio dalla ventilazione enterale – sì, avete capito bene, con la somministrazione rettale di ossigeno – dopo aver notato che alcuni animali possono usare il loro intestino per respirare. Grazie a test su topi, ratti e maiali, gli scienziati hanno scoperto che in effetti gli animali assorbono l’ossigeno fornito attraverso il retto. Un lavoro alla base di una sperimentazione clinica per vedere se questa procedura può trattare l’insufficienza respiratoria nell’uomo.

Trota cadavere e vermi ubriachi

Il ricercatore dell’università della Florida Jimmy Liao ha ricevuto il premio per la Fisica per aver dimostrato e spiegato le capacità natatorie di una trota morta, aspetto inaspettato della dinamica dei fluidi.

E ancora, vi siete mai chiesti come distinguere i vermi ubriachi da quelli sobri? A questa domanda hanno risposto gli olandesi Tess Heeremans, Antoine Deblais, Daniel Bonn e Sander Woutersen, che hanno vinto l’IgNobel per la Chimica per aver ideato un metodo che utilizza la cromatografia per separare i vermi ubriachi da quelli sobri.

Gatti e mucche

Il premio IgNobel per la Biologia se l’è aggiudicato invece un esperimento condotto negli anni ’40, che consisteva nel far esplodere un sacchetto di carta accanto a un gatto che stava sul dorso di una mucca, per esplorare come e quando le mucche fanno il latte.

Si fa presto a dire centenario

L’IgNobel per la demografia è andato a Saul Justin Newman per il suo lavoro investigativo sui super centenari che dà un duro colpo alle celebri blue zone, le aree del mondo caratterizzate da una insolita longevità.

Ebbene, il ricercatore afferma che molte delle persone famose per aver superato il secolo di vita, in realtà vivevano in luoghi in cui i registri delle nascite e delle morti erano pessimi. I record di longevità sarebbero dunque, secondo le sue conclusioni, frutto di errori materiali o perfino di possibili frodi pensionistiche. Magari non sarà una questione al livello degli ‘spingitori di cavalieri’, ma certo qualche pensiero questa ricerca lo fa venire.

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