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Hiv: strategia Long Acting per rilanciare la lotta al virus in Italia

Hiv

Prevenzione, coordinamento, educazione, ma anche innovazione e sostenibilità. Sono alcune delle parole ‘chiave’ per rilanciare la lotta all’Hiv in Italia, scandite dai relatori intervenuti all’evento ‘Hiv Call 2024: nuove opportunità di gestione e prevenzione per l’emergenza sanitaria silente’, ospitato alla Camera su iniziativa di Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII Commissione Affari sociali e coordinatore Intergruppo parlamentare “One Health”.

Un evento organizzato da Cencora-Pharmalex, con il contributo non condizionato di ViiV Healthcare, in cui si è voluto affrontare la lotta all’Hiv con un approccio One Health, reso possibile da un’innovazione farmaceutica: la strategia Long Acting che, come hanno spiegato gli esperti, consente un contrasto più efficace del virus, migliorando la qualità della vita dei pazienti e favorendo l’aderenza alle terapie, con una maggior sostenibilità per il sistema sanitario e un ridotto impatto ambientale.

Nell’incontro sono stati citati diversi numeri: partiamo da zero (ovvero l’obiettivo zero nuove infezioni, zero morti e zero stigma entro il 2030), per arrivare a 120mila, come le persone che in Italia convivono con il virus. Ma facciamo un piccolo passo indietro.

Qurant’anni di ricerche

Chi era bambino negli anni ’80 ricorda la paura, lo sgomento e le campagne informative che ci hanno aiutato a conoscere meglio e a contrastare l’Hiv. Siamo passati da tassi di sopravvivenza di pochi mesi a una cronicizzazione della malattia. “Ma è possibile fare di più: pensiamo che, solo in Italia, circa 10mila persone vivono con l’Hiv senza saperlo“, ha detto Massimo Andreoni, professore emerito di Malattie Infettive a Tor Vergata e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit). “Ebbene, gli studi clinici dimostrano che strategie preventive e cure Long-Acting favoriscono una maggiore aderenza al trattamento, riducendo il rischio di fallimento della terapia e aumentando l’efficacia della prevenzione dall’infezione. La formulazione iniettabile migliora la biodisponibilità del farmaco e riduce le interazioni con altri medicinali, offrendo un’opzione terapeutica più pratica ed efficace”. In particolare nel caso delle donne.

L’Hiv in Italia

Una buona notizia, anche considerato l’andamento dell’infezione nel nostro Paese. “Dopo anni in calo, il trend dei nuovi casi di Hiv è in salita anche nel 2023, proprio come accade per altre malattie sessualmente trasmesse, dalla gonorrea alla sifilide”, ha spiegato Barbara Suligoi, direttore del Coa presso l’Istituto superiore di sanità. “Inoltre su tre persone che si scoprono Hiv postive, due lo erano da un pezzo”. Una mancanza di consapevolezza che porta alla diffusione del virus.

Quella dell’Hiv oggi è un’epidemia silente, e questo per via della scarsa informazione e dello stigma, che portano a diagnosi tardive.

Un momento dell’incontro a Roma/Credits: Cencora

L’innovazione che alimenta la speranza

La Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) Long-Acting, somministrata per via intramuscolare ogni due mesi, garantisce un rilascio prolungato e costante del principio attivo nel sangue, mantenendo livelli terapeutici ottimali per contrastare l’infezione. “Il trattamento Long-Acting – ha detto Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico e di Ricerca Malattie Infettive dello Spallanzani di Roma – aiuta a superare lo stigma associato alla malattia e alla terapia, ma soprattutto riduce le probabilità di interruzione del trattamento, elemento fondamentale per le patologie trasmissibili. Inoltre migliora la qualità della vita del paziente, semplifica la gestione del trattamento e offre una opportunità di monitoraggio complessivo della persona con Hiv”.

“Rispetto a 15-20 anni fa – ha evidenziato Giuliano Rizzardini, direttore del Reparto di Malattie infettive 1 presso il Polo Universitario Luigi Sacco di Milano – il quadro è davvero cambiato. Il caso dell’Hiv è stato un percorso eccezionale nella storia della medicina, se paragoniamo gli anni in cui il virus è stato scoperto alla situazione attuale. Ma dobbiamo continuare ad avere il coraggio di migliorare i paradigmi di cura. Dobbiamo lavorare sul sommerso e abbattere le barriere dello stigma e dei tabu, facendo conoscere le nuove strategie preventive e le opportunità di cura”.

Da Roma e Milano Antinori e Rizzardini puntano il dito “sul sommerso, che va intercettato. Una volta diagnosticata la patologia in modo precoce, la terapia antiretrovirale risulta sicuramente efficace. Per non parlare del vantaggio delle nuove terapie Long-Acting che, pur essendo assunte a vita, prevedono una somministrazione dilatata nel tempo e innalzano così la qualità di vita”. Un approccio che può fare la differenza anche nel contrasto alla malattia in Africa. “E che – ha aggiunto Antinori – può rivelarsi prezioso in particolare nel caso delle donne”, per le quali con la classica Prep i risultati erano deludenti.

Un approccio – quello a lunga durata d’azione – che è interessante anche dal punto di vista della sostenibilità economica per il Ssn, come ha spiegato Filippo Rumi, cofounder e partner Altems Advisory. Elemento raccolto con entusiasmo dal senatore Guido Quintino Liris della Commissione Bilancio: “Dobbiamo cambiare il paradigma nella lotta all’Hiv, consapevoli che la prevenzione può fare la differenza, anche per la tenuta dei conti pubblici”. Oggi il virus “si combatte con gli screening – ha evidenziato Simona Loizzo della XII Commissione Affari sociali della Camera – ecco allora che dobbiamo fortificare il Ssn, investendo in prevenzione”. Dal canto suo, il senatore Giovanni Satta della Commissione Sanità assicura la massima attenzione al tema e alle richieste degli specialisti, preziose per offrire un quadro aggiornato ai decisori politici.

Obiettivo eradicazione

“In qualità di copresidente dell’Intergruppo parlamentare One Health, che abbiamo avviato lo scorso anno, è per me fondamentale – ha detto in un messaggio Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII Commissione Affari sociali – sottolineare quanto sia necessario mantenere accesi i riflettori sul tema dell’Hiv. Per raggiungere l’obiettivo dell’Oms di eradicazione del virus entro il 2030, è necessario che la classe politica focalizzi la propria attenzione sul tema della prevenzione e l’accesso equo alle migliori cure. È solo attraverso la collaborazione sinergica tra istituzioni nazionali e regionali, comunità scientifica e associazioni di pazienti, che potremo veramente fare passi avanti significativi per le persone a rischio di contrarre il virus e quelle già colpite”.

Intanto il ministero della Salute è al lavoro sul nuovo Piano strategico Hiv-Ist ed epatiti: “Ci auguriamo di completare entro l’anno il Piano per l’intesa in Stato-Regioni. E sono ottimista”, ha annunciato Anna Caraglia, dirigente Ufficio 1 del dicastero di Lungotevere Ripa.

L’idea dei protagonisti della ricerca e delle associazioni intervenuti a Roma è che sia fondamentale ora uno sforzo congiunto – una coalizione – per rispondere ai bisogni delle persone con Hiv, ma anche per rilanciare l’informazione su questa infezione, a partire dalla scuola. 

L’appello

“Oggi il ministero della Salute si trova ad affrontare grandi sfide di salute pubblica, ed è importante lavorare in una visione di One Health, integrando innovazione e programmazione. Raggiungere l’obiettivo dell’Oms di eradicare l’epidemia da Hiv entro il 2030, rappresenterebbe un investimento tanto sotto il profilo economico, quanto in termini di qualità di vita e complicanze evitate per i pazienti”, ha scandito nel suo messaggio Francesco Saverio Mennini, capo Dipartimento della programmazione del ministero della Salute.

Perchè in effetti, se ci guardiamo indietro, “tanto è stato fatto in questi anni. Ora però siamo all’ultimo miglio: chiediamo di rendere le terapie innovative, come quelle Long-Acting, accessibili a tutti i pazienti”, ha chiosato Andreoni.

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