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Kate, Luca ed Elle: quando le parole sul tumore fanno la differenza

kate Elle e Luca

Sembrano passate ere geologiche da quanto il tumore era una brutta malattia di cui era meglio non parlare (tanto più sui giornali). A cambiare le cose, in questi anni, anche la scelta di trasparenza di tanti Vip e celebrità. È il caso della principessa del Galles, Kate Middleton. Ma in questa fine estate 2024 hanno fatto scalpore anche le parole del cantante Luca Carboni – che ha raccontato sul Corriere della Sera la sua esperienza di tumore al polmone – e dell’ex modella Elle Macpherson, che ha detto di aver curato un cancro al seno con terapie olistiche.

Ma che impatto hanno le parole di personaggi famosi sulle persone che stanno affrontando un percorso di malattia? Fortune Italia ne ha parlato con Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo).

Kate Middleton annuncia di aver terminato la chemioterapia

“Kate ed Elle – riflette Iannelli – sono entrambe donne famose che, di fronte al cancro, pur avendo deciso di condividere la loro esperienza di malattia, lo hanno fatto in modo molto diverso, pur sapendo molto bene quale risonanza mediatica globale avrebbero avuto le loro parole”.

L’annuncio di Kate

Quello di Kate è stato un messaggio di speranza. ”Ora che l’estate volge al termine, non posso dirvi quanto sia un sollievo aver finalmente completato il mio ciclo di chemioterapia”, ha annunciato Kate Middleton in un video che ha commosso i sudditi. ”Gli ultimi nove mesi sono stati incredibilmente duri per noi come famiglia. La vita come la conosci può cambiare in un istante e abbiamo dovuto trovare un modo per navigare in acque tempestose e strade sconosciute”.

”Il percorso della malattia oncologica è complesso, spaventoso e imprevedibile per tutti, soprattutto per le persone più vicine”, ha proseguito la principessa. ”Con umiltà, ti mette anche faccia a faccia con le tue vulnerabilità in un modo che non avevi mai considerato prima e, con ciò, una nuova prospettiva su ogni cosa”, ha spiegato Kate, raccontando che ”questo periodo ha ricordato soprattutto a William e a me di riflettere e di essere grati per le cose semplici, ma importanti della vita, che molti di noi spesso danno per scontate. Semplicemente amare ed essere amati. Fare il possibile per non ammalarmi di cancro è ora il mio obiettivo. Sebbene abbia terminato la chemioterapia, il mio percorso verso la guarigione e il recupero completo è lungo e devo continuare a vivere ogni giorno come viene”.

Il senso di responsabilità

“Ciò che contraddistingue Kate – aggiunge Iannelli – è il senso di responsabilità verso gli altri malati nel comunicare con grande equilibrio: difficoltà e speranza, fragilità e forza e soprattutto fiducia nella medicina tradizionale, nei trattamenti antitumorali validati scientificamente per la cura del cancro. Trattamenti che, nonostante gli effetti collaterali anche pesanti e fastidiosi, sono le cure indicate per sconfiggere il tumore. Kate ha voluto dimostrare la sua vicinanza a tutti i malati in modo semplice diretto e molto umano”. Parole preziose e potenti, che in passato hanno spinto molte persone nel Regno Unito verso gli screening anti-cancro.

Un approccio, quello della principessa del Galles, vicino a quello del nostro Luca Carboni.Kate e Luca, pur se diversi per molti aspetti, hanno voluto condividere le loro fragilità dopo la diagnosi oncologica – evidenzia Iannelli – prendendosi un tempo per sé e per la propria vita e scegliendo poi il momento giusto per affermare con forza quanto la vita sia preziosa e quanto sia fragile al tempo stesso, dopo una diagnosi oncologica. Ma entrambi hanno anche dato un potentissimo messaggio di speranza nel momento in cui hanno parlato di una guarigione possibile”, aggiunge l’avvocato. Un tema caso per Iannelli, un tumore al seno metastatico diagnosticato a 24 anni, che in questi anni si è battuta con forza per il riconoscimento della disabilità oncologica (“troppo spesso ancora oggi invisibile”) e dei diritti dei malati di cancro, a partire dalla legge per l’oblio oncologico.

La versione di Elle

Ricerca, diritti e speranza sono parole importanti per i malati di tumore, che spesso invece respingono le metafore del ‘guerriero’ e della battaglia, tanto care ai media. Le parole insomma – quando si parla di questa malattia – hanno un peso, soprattutto se arrivano da persone in grado di generare tanta eco. Ecco allora perchè l’intervento della modella australiana – che ha dichiarato di aver rifiutato la chemioterapia ricorrendo ad un metodo di cura non tradizionale e olistico per il suo tumore al seno – può fare tanti danni. Come hanno ricordato numerosi oncologi, i tumori non si curano con la medicina olistica.

Oltretutto Lucia Del Mastro, direttrice della Clinica di oncologia medica all’Università di Genova/Irccs Ospedale Policlinico San Martino, ha spiegato all’Ansa che nel caso di Elle Macpherson “il carcinoma intraduttale per definizione non dà metastasi, si tratta di una specie di lesione precancerosa. Il trattamento standard per questa neoplasia prevede la chirurgia con l’asportazione del nodulo e poi una eventuale radioterapia per prevenire il rischio di recidive locali”. Insomma, in realtà la modella avrebbe seguito i protocolli standard previsti per il suo tipo di tumore e la terapia olistica non c’entra nulla con la guarigione.

Insomma, la trasparenza delle celebrità è importante. “Il concetto è che di fronte alla malattia fondamentalmente siamo tutti uguali”, conclude Iannelli. Ma occorre anche avere senso di reponsabilità quando si affrontano questi temi.

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