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Ricerca: pioggia di grant per i giovani italiani, ma molti lavorano all’estero

ricerca giovane

Ogni anno dagli Starting Grant del Consiglio europeo della ricerca (Erc) arriva una sorta di checkup sullo stato di salute della ricerca in Italia e nel vecchio continente. Questo settore, infatti, ha bisogno di talenti (e la buona notizia è che l’Italia ne può vantare parecchi), ma anche di fondi per far decollare progetti e innovazioni che, a distanza di tempo, potranno cambiare la vita delle persone. E, soprattutto, di un ecosistema che sostenga e favorisca la scienza, e qui per l’Italia le cose vanno meno bene. Vediamo perchè.

Italiani sul podio

Gli Starting Grant quest’anno ammontavano a 780 milioni di euro. Le proposte erano in tutto 3.474. Ebbene, i ricercatori italiani figurano ancora una volta al secondo posto per numero di sovvenzioni ricevute: in 61 si sono aggiudicati un grant Erc, dietro ai 94 tedeschi e prima dei 44 francesi, ma anche degli spagnoli con 36 grant e degli israeliani con 30.

E dunque si comprende bene la soddisfazione del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini: “Congratulazioni ai giovani ricercatori italiani che hanno ottenuto gli Erc Starting Grants – scrive su X – State trasformando le vostre idee in progetti concreti in grado di aprire nuove strade per il futuro. Sono le vostre intuizioni ad alimentare il potente motore dell’innovazione”.

Le mete

Se però guardiamo il numero di progetti vincitori ospitati, l’Italia scende al quinto posto, con 41 ricerche accolte in istituzioni della Penisola, mentre al primo posto c’è la solita Germania, con 98 progetti. Secondi i Paesi Bassi (51), e a stretto giro il Regno Unito (50 progetti, con 27 vincitori, ma negli anni pre-Brexit il Paese è stato a lungo primo) e la Francia (49).

Insomma, sul fronte della ricerca il nostro Paese deve ancora decollare: ha i talenti, formati spesso in modo eccellente nelle nostre università, e la crratività. Ma sconta gli anni in cui questo settore è stato (troppo a lungo) una ‘Cenerentola’. E dunque finiamo ancora oggi per fare i conti con il fenomeno dei cervelli in fuga (con i loro progetti) verso mete più ‘amiche’ della ricerca.

I grant

È utile ricordare che l’European Research Council con i suoi grant supporta la ricerca d’avanguardia in un’ampia gamma di settori, dalle scienze della vita e dalla fisica alle scienze sociali e umanistiche. La sovvenzione aiuta i ricercatori all’inizio della loro carriera a lanciare i propri progetti, formare il team e dare concretezza alle idee più promettenti.

Le donne

“La Commissione europea è orgogliosa di supportare la curiosità e la passione dei nostri talenti a inizio carriera nell’ambito del nostro programma Horizon Europe. I nuovi vincitori degli Erc Starting Grants mirano ad approfondire la nostra comprensione del mondo. La loro creatività è fondamentale per trovare soluzioni ad alcune delle sfide sociali più urgenti – ha detto Iliana Ivanova, commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù – In questo bando, poi, sono felice di vedere una delle più alte percentuali di beneficiarie donne fino ad oggi, una tendenza che spero continuerà”.

I cervelli italiani

Abbiamo già raccontato in dettaglio il progetto sui microrobot impiantabili ‘firmato’ da Veronica Iacovacci, 36 anni, ricercatrice presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Ma tra i vincitori ci sono anche Samuele Ferrari e Attya Omer dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) di Milano e Ivana Trapani dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli: riceveranno fino a 1,5 milioni di euro ciascuno per un periodo di 5 anni. I loro grant permetteranno “lo studio dei meccanismi di diverse malattie genetiche e lo sviluppo di potenziali approcci terapeutici. In particolare, riguardano l’approfondimento sulla sindrome Vexas, che insorge a seguito di una modifica delle cellule staminali ematopoietiche, la terapia genica in vivo con vettori derivati da virus adeno-associati e il trapianto di cellule staminali ematopoietiche”, dicono da Telethon.

Simona Ranallo, 37 anni, romana, attualmente ricercatrice presso il dipartimento di Scienze e tecnologie chimiche dell’Università di Roma Tor Vergata, si è invece aggiudicata il finanziamento per una ricerca che punta a creare farmaci a misura di ogni paziente oncologico e a garantire diagnosi ad personam, anche via smartphone.

Tra i 61 progetti italiani premiati, tre sono del Consiglio nazionale delle ricerche: si tratta dei progetti “Optical polarization for ultrafast computing” (LOOP) di Davide Pierangeli; “The quantum role of chirality in biology by all-optical experiments” (CHIROLE) di Claudia Fasolato – entrambi dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr di Roma (Cnr-Isc)- e di “Taming radiative heat emission with anisotropic and time-varying media” (TREAT) di Eva Pogna dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Cnr di Milano (Cnr-Ifn).

Mentre Carolina Greco – ricercatrice di Humanitas University e responsabile del laboratorio di Metabolismo Circadiano di Humanitas – indagherà il modo in cui lo scompenso cardiaco modifica il metabolismo di tutto l’organismo e altera il funzionamento dei cosiddetti “orologi circadiani”, ovvero le proteine che tengono il tempo all’interno delle cellule e mantengono i diversi organi sincronizzati tra loro e con l’alternarsi giorno-notte.

Finanziati anche tre progetti di ricerca proposti da Andrea Celli, Alessandro Pigati e Carlo Schwarz dell’Università Bocconi, per un’ammontare totale di oltre 4 milioni di euro. Con questi 3 progetti, la Bocconi porta a 64 il totale delle ricerche finanziate da Erc a qualunque livello di carriera.
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