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Lavaggi nasali promossi: il raffreddore guarisce due giorni prima

lavaggi nasali

C’è chi li ritiene un toccasina e chi, semplicemente, li ignora. Parliamo dei lavaggi nasali: un rimedio adottato per liberare i nasini dei più piccoli dal muco, con l’aiuto di soluzioni saline e talvolta ‘aspiratori’, spesso mal sopportato dai bimbi. Ma i lavaggi nasali servono davvero a qualcosa?

La risposta arriva da uno studio condotto dal team di Steve Cunningham dell’University of Edinburgh che sarà presentato al Congresso dell’European Respiratory Society (Ers) in programma da sabato prossimo a Vienna (Austria). Ebbene, dal lavoro arriva una buona notizia per i fedeli dei lavaggi nasali: l’impiego delle soluzioni saline ipertoniche può ridurre di ben 2 giorni la durata del raffreddore nei bambini.

Non solo: sempre stando alla ricerca, questa pratica – accolta sovente dai piccoli con pianti e strilli – può ridurre il rischio di trasmettere il raffreddore ai familiari. Incidendo così anche sui costi globale di questa comunissima malattia.

Bersagli dei virus e ‘untori’

Può sembrare un problema secondario ma, specie nella stagione fredda, i piccoli di casa sono bersagli provilegiati dei virus, come sanno bene i genitori. Oltretutto i bambini si trasformano spesso in untori, passando il malanno a genitori, nonni e fratellini.

“I bambini hanno fino a 10-12 infezioni delle vie respiratorie superiori, ciò che chiamiamo raffreddore, all’anno. E questo ha un grande impatto sia su di loro che sulle famiglie”, osserva Steve Cunningham, illustrando i risultati dello studio randomizzato controllato Elvis-Kids. “Esistono farmaci per migliorare i sintomi, come il paracetamolo e l’ibuprofene, ma nessun trattamento che possa far guarire più rapidamente un raffreddore“.

L’idea

Come precisa Adnkronos Salute a ispirare la ricerca è stato il ricercatore capo Sandeep Ramalingam. Notando che in molti spesso utilizzano la soluzione fisiologica per lavaggi nasali e gargarismi per curare il raffreddore, Ramalingam voleva fare chiarezza analizzando la risposta dei baby pazienti.

La ricerca

Nello studio sono stati coinvolti 407 bambini fino ai 6 anni: in presenza di raffreddore, sono state somministrate gocce nasali di soluzione salina ipertonica al 2,6% circa (acqua salata) oppure solo le cure abituali. Durante il periodo di studio 301 bambini hanno contratto il raffreddore; per 150 di questi, ai genitori è stato dato sale marino e insegnato a preparare e applicare gocce di acqua salata nel naso dei bambini (3 per narice, un minimo di 4 volte al giorno, fino alla guarigione) mentre 151 coetanei si sono limitati alle cure standard.

Risultato? “Abbiamo scoperto che i bambini che usavano gocce nasali di acqua salata avevano sintomi del raffreddore per una media di 6 giorni, mentre quelli trattati con le cure abituali li avevano per 8 giorni”, sintetizza Cunningham. Non solo. I bambini trattati con soluzioni saline “avevano anche bisogno di meno medicinali durante la loro malattia”.

Potere di acqua e sale

“Il sale è composto da sodio e cloruro. Il cloruro è usato dalle cellule che rivestono il naso e la trachea per produrre acido ipocloroso, che usano per difendersi dalle infezioni virali. Somministrare più cloruro alle cellule di rivestimento aiuta a produrre più acido ipocloroso. E ciò contribuisce a sopprimere la replicazione virale, riducendo la durata dell’infezione virale e, quindi, quella dei sintomi”, spiega Steve Cunningham.

Stop al contagio

Come anticipavamo, nel gruppo dei bambini trattati con i lavaggi nasali ‘fai da te’, meno componenti del loro nucleo familiare hanno preso il raffreddore (46% contro 61%). L’82% dei genitori ha affermato che le gocce nasali hanno aiutato il bambino a guarire rapidamente e l’81% le avrebbe utilizzate di nuovo in futuro. “Ridurre la durata del raffreddore nei bambini significa che meno persone in casa prendono il raffreddore, con chiare implicazioni sulla rapidità con cui una famiglia può tornare alle normali attività, come scuola e lavoro”, riflette Cunningham.

Oltretutto, commenta Alexander Möeller a capo dell’Ers Paediatric Assembly e del Dipartimento di medicina respiratoria nell’ospedale pediatrico universitario di Zurigo (Svizzera) si tratta di “un intervento estremamente economico e semplice”, contro un malanno enormemente diffuso. E che, dunque, può davvero fare la differenza.

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