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La proposta di Trump di un fondo sovrano statunitense

Gli Stati Uniti sono la patria di alcuni dei più grandi investitori del mondo, ma a differenza di altri Paesi come l’Arabia Saudita e Singapore, il governo federale non ha un proprio braccio di investimento.
Le cose potrebbero cambiare se Donald Trump venisse eletto per un secondo mandato come presidente. Parlando all’Economic Club di New York giovedì, Trump ha chiesto la creazione di un fondo sovrano, termine che descrive organizzazioni statali che operano come hedge fund o società di private equity, perseguendo diverse strategie finanziarie come l’acquisto di azioni di società pubbliche o il sostegno a startup e altre società private.
Nelle sue osservazioni, Trump ha mantenuto la proposta sul vago, affermando che il fondo investirebbe in “grandi imprese nazionali a beneficio di tutto il popolo americano” e sostenendo che altri Paesi hanno fondi sovrani, ma “noi non abbiamo nulla”. Ha aggiunto che il governo potrebbe chiamare la sua società di investimento in un modo diverso da “fondo sovrano”, il che, ha detto, potrebbe non essere “appropriato”.

La storia dei fondi sovrani

Sebbene Trump possa guardare ad altri Paesi come fonte di ispirazione per la sua idea, la creazione di fondi sovrani ha tipicamente coinciso con le eccedenze di bilancio, spesso come risultato di boom petroliferi. Uno dei primi esempi è stato il Kuwait, che ha creato un’autorità di investimento nel 1953, seguito dalla Norges Bank Investment Management della Norvegia nel 1967 e dall’Abu Dhabi Investment Authority nel 1976; tutti e tre hanno gestito eccedenze di entrate petrolifere.
Anche gli Stati Uniti hanno un proprio fondo nato dal denaro del petrolio: l’Alaska ne ha istituito uno nel 1976 che dal 1980 ha fruttato un pagamento annuale a tutti i cittadini dello Stato. Nel 2023, ogni cittadino dell’Alaska, compresi i bambini, riceverà 1.312 dollari.
Negli ultimi anni, i fondi sovrani, soprattutto quelli provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente, sono diventati protagonisti dell’industria tecnologica. Temasek, una società d’investimento di Singapore che conta il governo del Paese come unico azionista, ha finanziato aziende pubbliche di primo piano come Microsoft e Nvidia, ma anche aziende private, tra cui la disastrosa FTX. Temasek sostiene anche altri fondi, tra cui Alpha Intelligence Capital, investitore di OpenAI, che sta chiudendo un secondo fondo da 250 milioni di dollari.
Un altro esempio importante è il Public Investment Fund dell’Arabia Saudita, che possiede un braccio di venture chiamato Sanabil. I principali fondi statunitensi, tra cui Andreessen Horowitz, Coatue e KKR, hanno attirato l’attenzione per aver ricevuto capitali sauditi da Sanabil, soprattutto dopo l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi da parte di agenti del governo saudita.

Prima l’America

Senza ulteriori chiarimenti da parte di Trump, non è chiaro come funzionerebbe il fondo sovrano statunitense da lui proposto, soprattutto senza una fonte di finanziamento definita, né una direzione per gli investimenti di capitale.
Matt Bruenig, avvocato progressista e fondatore del think tank People’s Policy Project, ha già proposto un “fondo di ricchezza sociale per l’America”, di cui ha parlato nuovamente su X dopo le dichiarazioni di Trump. Secondo il piano di Bruenig, il fondo affronterebbe la disuguaglianza della ricchezza assegnando a ogni americano una quota di proprietà e accumulando beni come azioni, obbligazioni e immobili. I cittadini non sarebbero autorizzati a vendere le loro azioni, ma guadagnerebbero un dividendo di base universale, simile al modello dell’Alaska.
Il fondo sovrano non è stata l’unica proposta di Trump nel suo discorso di giovedì. Il tycoon ha anche annunciato che istituirà una “commissione per l’efficienza del governo”, guidata da Elon Musk, che avrà il compito di completare un audit del governo.
“Non vedo l’ora di servire l’America se si presenterà l’occasione”, ha scritto Musk su X.

Questa storia è stata originariamente pubblicata su Fortune.com

 

Foto Alex Wong – Getty Images

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