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Curare sale e programmazione: l’intervista alla presidente FICE, Giuliana Fantoni

Il nuovo corso Fice (Federazione Italiana Cinema d’Essai) è già iniziato e, dallo scorso giugno, ha visto l’avvicendarsi tra l’uscente Mimmo Dinoia e Giuliana Fantoni, esercente nel trevigiano, tra le persone di maggior carisma e competenza del settore. A lei il compito di organizzare la 24a edizione degli Incontri del Cinema d’Essai, in programma a Lucca dal 30 settembre al 3 ottobre prossimi. In programma subito dopo la Mostra di Venezia, gli “Incontri” rappresentano il principale appuntamento per gli addetti ai lavori del cinema d’autore con centinaia di accreditati provenienti da tutta Italia tra esercenti, produttori, distributori, stampa e organizzatori di festival. “Ci sarà un programma con molte anteprime, sia per gli esercenti sia per la città di Lucca” racconta a Fortune la neopresidente. “Ci sarà poi il tradizionale convegno su temi attuali per l’esercizio, approfondimenti sui film di rilevanza didattica, la presentazione delle nuove attività promozionali Fice e, nella splendida cornice del Teatro del Giglio, verranno assegnati i premi Fice sulle note del grande compositore lucchese Giacomo Puccini, a 100 anni dalla morte”.

Presidente Fantoni, cosa rappresenta per lei questa nomina a presidente FICE e di quali impegni e responsabilità sente subito di doversi fare carico?

Sento la responsabilità di meritare la fiducia che in molti hanno riposto in me e nel lavoro che riuscirò a svolgere in questi tre anni insieme al nuovo direttivo. Gli obiettivi rispetto ai quali mi sono impegnata vedono il rinnovamento della comunicazione della Fice con un cambio di narrativa che la renda più vivace e più vicina al pubblico giovane che si sta accostando al cinema d’autore con crescente curiosità. Vorrei offrire maggiori strumenti di lavoro e di analisi agli associati e sviluppare l’offerta didattica, che è fortemente identitaria delle nostre sale ed ha potenzialità ancora inespresse. L’impegno è molto ma sono felice di poter contare sulla disponibilità e le capacità di molti associati che si sono messi a disposizione per costituire tavoli di lavoro ed aiutarci ad affrontare temi e problematiche specifiche.

Cinema d’Essai è sinonimo di qualità, in altre parole film d’autore, che rappresentano la massima espressione artistica del cinema, il motivo per cui un immaginario collettivo trova la sua ragion d’essere. Come mai però, tutto ciò non incontra sempre numeri di grande impatto, con visioni relegate spesso a nicchie di spettatori? 

Penso che la qualità non vada collegata ai numeri ma al valore. È importante valorizzare al massimo i film per il tipo di prodotto che sono. Un film può essere ampio o può essere un prodotto di nicchia, l’importante è proporlo con cura ad un pubblico in grado di apprezzarlo. Da questa cura deriva la fiducia del pubblico e successivamente le soddisfazioni dei numeri in crescita.

A proposito di numeri, quante sale rappresenta Fice e di quale quota parliamo rispetto al mercato boxoffice? 

Le sale Fice sono attualmente 343 e oggi rappresentano il 13% della quota di mercato al boxoffice. È un dato molto interessante perchè abbiamo superato di 3 punti percentuali la media del periodo prepandemico in termini di presenze, segno che le sale Fice hanno fatto un gran lavoro ed hanno enormi potenzialità.

Negli anni immediatamente postpandemici, anche grazie all’aiuto ministeriale, molti cinema sono riusciti a salvarsi e molti altri hanno capito la necessità di un cambio di passo: non più gestioni passive ma sale, seppur piccole e locali, con un forte legame con la comunità. In altre parole azioni di marketing che spesso hanno decretato storie virtuose e vincenti, è così?

Certo. Oggi che lo spettatore è informato e selettivo rispetto alla scelta di andare al cinema, è fondamentale la necessità di una gestione attenta e originale, che con le proprie proposte sappia soddisfare e, ogni tanto, stupire lo spettatore. Una gestione attenta dà alla sala quell’identità di luogo unico di cui oggi sì ha grande bisogno. Un’abnegazione meticolosa che, è dimostrato, porta sempre frutti e quindi vantaggi.

Ha una mappa delle sale in sofferenza o, peggio ancora, di centri cittadini, paesi e provincie dove una sala cinematografica manca del tutto? Al Sud, specie in Campania e in Calabria ma non solo al Sud, ci sono anche centinaia di chilometri di distanza per incontrare un grande schermo…

Negli anni abbiamo perso molti cinema di provincia e ci sono delle città in cui il cinema manca del tutto, come ad esempio a Viterbo. Fortunatamente gli interventi stanziati dal ministero soccorrono le sale fornendo una sostenibilità economica che tiene in vita i cinema e il patrimonio culturale che rappresentano per il territorio. Nel Meridione la sofferenza di mercato è più forte perché è un territorio più frammentato, con una logistica più complessa e una stagionalità più marcata. Esistono però realtà molto vivaci e combattive che, se messe in rete e supportate, possono rivitalizzare quell’area geografica che ora è in grande sofferenza.

 

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Paideia

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