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Aggressione a Foggia: che cosa chiedono medici e infermieri

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Mentre l’esecutivo punta a rafforzare il Ssn con un‘iniezione di  circa 30mila nuovi medici e infermieri, gli operatori continuano a fare i conti con la piaga delle aggressioni. L’ultimo, eclatante episodio è avvenuto ai Riuniti di Foggia: qui, in seguito alla morte di una ragazza operata d’urgenza per l’aggravarsi dei postumi di un incidente, una folla è entrata in sala operatoria, scagliandosi con violenza contro i medici. Un’aggressione eclatante, arrivata alla fine di un’estate calda per la sanità.

Al di là della innegabile solidarietà, occorre fare di più per proteggere davvero medici e infermieri. Ma cosa? A chiedere di applicare l’istituto dell’arresto in flagranza differita anche nei confronti di coloro che commettono atti di violenza contro il personale sanitario è stato il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. “Siamo indignati per l’episodio di violenza nei confronti dei chirurghi a Foggia – ha detto il numero uno dei medici, in un video per Fnomceo Tg Sanità – Chiediamo una risposta esemplare da parte dello Stato e della Regione”.

Gli interventi

Gli operatori non ce la fanno più. “Chiediamo che il Parlamento valuti di estendere l’arresto differito in flagranza anche per le situazioni di aggressione nei confronti dei sanitari. Chiediamo che le strutture ospedaliere, le strutture sanitarie siano video-vigilate in modo tale da applicare agli aggressori le pene previste dalla legge”, ha detto Anelli.

“Se decine di persone partono da casa con la deliberata intenzione di mettere in atto una violenta spedizione di gruppo contro il personale di un ospedale, dobbiamo parlare di aggressione premeditata, attuata con una modalità chiaramente mafiosa”, gli fa eco Giovanni Migliore, presidente Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. “I responsabili dell’assalto al reparto di Chirurgia Toracica del Policlinico Riuniti di Foggia vanno individuati e arrestati, senza se e senza ma. È un episodio di delinquenza e ordine pubblico davanti al quale non si può rimanere inerti, per questo Fiaso, in rappresentanza delle aziende sanitarie e ospedaliere di tutto il Paese, chiede ulteriori misure di deterrenza a partire dal fermo di polizia, con l’istituzione della flagranza differita. Sono reati contro la salute pubblica perché rendono ancora più difficile il lavoro delle aziende che oggi hanno sempre più difficoltà a reclutare il personale sanitario e, quindi, a garantire la tutela della salute. D’altro canto è impensabile pensare di trasformare i luoghi di cura in caserme: non servirebbe. Chiediamo invece un’azione determinata da parte delle forze di polizia e della magistratura con norme operative che consentano di procedere con l’arresto immediato dei responsabili”.

La grande fuga

“Non siamo assassini”, tuonano i leader dei sindacati dei medici del Ssn, Pierino Di Silverio (Anaao Assomed) e Guido Quici (Cimo-Fesmed). “Il pestaggio avvenuto al Policlinico di Foggia ai danni dei nostri colleghi ci lascia basiti soprattutto per la facilità con cui è stato commesso e l’impunità. Consentire a ben 50 persone di fare irruzione in un reparto ospedaliero vuol dire che sono state violate le più elementari regole di controllo”.

La misura è colma: “Chiediamo un piano straordinario di riforma del sistema delle cure e dell’emergenza e, nell’immediato, un incontro con il ministro della Salute, affinché vengano condivise misure urgenti che possano fare da deterrente a questi raid insensati. In mancanza di risposte, non abbiamo altra soluzione che abbandonare gli ospedali”, aggiungono Di Silverio e Quici, che si costituiranno parte civile in caso di denunce, “garantendo il massimo supporto legale e psicologico ai nostri colleghi”.

Fare chiarezza

“Questo nuovo grave episodio di violenza – commenta Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva – come i tanti altri riportati in tutta Italia, richiama l’attenzione sul tema del rapporto di fiducia fra sanitari e pazienti o familiari e della umanizzazione delle cure: sono necessarie misure specifiche per tutelare il personale che opera negli ospedali, nelle Asl e in tutti i luoghi in cui si erogano servizi socio-sanitari, per permettere loro di lavorare in condizioni di sicurezza e serenità e per  garantire ai cittadini tutti i servizi di cui hanno bisogno. Sulla vicenda specifica di Foggia, aspettiamo gli esiti della doppia indagine, quella sui fatti di violenza subiti dai professionisti sanitari, e quella interna per valutare il percorso di assistenza alla giovane ragazza deceduta a seguito dell’intervento chirurgico. Un intreccio di situazioni pesanti – Aggiunge Mandorino – che ci lasciano veramente sconvolti e sui quali speriamo si faccia presto chiarezza”.

Le denunce non bastano

“Ogni volta, purtroppo, è sempre peggio – scrive sui suoi canali social il sindacato infermieri Nursind – Il livello di rabbia e brutalità è in aumento, come nel caso pugliese che sembra assumere quasi i contorni di una spedizione punitiva. Siamo stanchi di dover continuare a denunciare situazioni di questo tipo senza che le istituzioni riescano a trovare soluzioni efficaci”.

Anche l’Enpam, l’Ente previdenziale di medici e odontoiatri, è intervenuto sulla vicenda. “Quando con la Federazione nazionale degli Ordini (Fnomceo) discutevamo della questione medica – ha ricordato il presidente Alberto Oliveti – ebbi modo di dire che, purtroppo, siamo passati dagli applausi dai balconi dei tempi di Covid, agli schiaffi negli androni. Una considerazione fin troppo tenera, alla luce della gravità degli ultimi episodi, visto che ora siamo arrivati alle botte nelle sale operatorie. Un Paese civile protegge i propri professionisti della sanità. Aver introdotto la procedibilità d’ufficio per le aggressioni a medici e personale sanitario è un buon passo in avanti. Oggi però, ci sentiamo di sostenere con forza la proposta della Fnomceo, che chiede anche di rendere più facili gli arresti di chi si rende protagonista di episodi di questo tipo”.

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