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Stati Uniti, l’antitrust torna alla carica: nuova causa contro Google

I casi di antitrust non catturano spesso l’attenzione degli americani, ma la recente causa che il governo ha intentato contro Google merita più attenzione di quanta ne abbia ricevuta. Le conseguenze della sentenza avranno effetti di lunga durata, ben oltre il regno di Big Tech, e saranno i consumatori americani a rimetterci. 

La recente sconfitta di Google nella più grande battaglia legale antitrust degli ultimi 20 anni è un duro colpo per la Silicon Valley. Nonostante le accuse di concorrenza sleale, Google ha perso perché eccelle in quello che fa: essere il leader mondiale della ricerca online. 

Il 30° presidente americano Calvin Coolidge una volta ha osservato che “l’attività principale del popolo americano sono gli affari” e che gli americani sono “profondamente interessati a produrre, comprare, vendere, investire e far prosperare il mondo”. Abbiamo costruito una cultura impegnata nell’innovazione. Le nostre migliori invenzioni e aziende sono famose in tutto il mondo. Google è uno dei prodotti e delle aziende americane che sono conosciuti e utilizzati da tutto il mondo.

Come è noto, Google è stata fondata in un garage in California nel 1998 dai dottorandi dell’Università di Stanford Larry Page e Sergey Brin. I due avevano una visione che ha guidato l’azienda negli ultimi 26 anni: “organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili”.

Il dominio di Google nel settore è stato riconosciuto anche dal giudice che presiede il processo. Il giudice distrettuale Amit Mehta ha commentato che Google ha costruito “il motore di ricerca di più alta qualità del settore”. Sembra un’affermazione inequivocabile, non un motivo per muovere accuse antitrust contro Google. Persino il Ceo di Microsoft Satya Nadella ha ammesso nella sua testimonianza che Bing, il suo motore di ricerca, è inferiore a Google.

La causa, intentata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, si basa su una nuova teoria antitrust. Piuttosto che determinare se i consumatori sono stati danneggiati da pratiche sleali, il Dipartimento di Giustizia sostiene che la posizione dominante di Google sul mercato sia di per sé la prova delle sue pratiche contro la concorrenza. In quale altro modo, sostiene il caso, un’azienda potrebbe detenere il 90% del mercato?   

Il giudice Mehta si è schierato con il governo nella sentenza contro Google e Apple. Le due aziende avevano stretto un accordo di product placement per rendere Google il motore di ricerca predefinito dell’iPhone. Apple, è bene sottolinearlo, è stata pagata 20 mld di dollari per questo accordo, ma, essendo un’azienda determinata a fornire il miglior valore ai propri clienti, questo accordo rappresentava due aziende che proponevano il miglior prodotto. I dirigenti di Apple hanno testimoniato che “non c’è prezzo che Microsoft potrebbe mai offrire” per rendere Bing il motore di ricerca predefinito sui loro dispositivi. 

Ai clienti che hanno acquistato un iPhone non è stato vietato o limitato in alcun modo il download di Bing o di qualsiasi altro prodotto di ricerca come predefinito. 

Google è ricercato dai consumatori perché funziona in modo affidabile e veloce, e non c’è nessun’altra azienda che offra un prodotto neanche lontanamente paragonabile alla sua ricerca. Nell’Unione europea, quando i concorrenti si sono lamentati di Google, le autorità di regolamentazione hanno imposto di inserire uno “schermo di scelta” in tutti i nuovi telefoni. Il risultato? I consumatori hanno dovuto fare un passo in più per scegliere Google. Ma Google è rimasto l’opzione predefinita sulla stragrande maggioranza dei telefoni. 

Al giudice e al Dipartimento di Giustizia sfugge questo semplice fatto: Google domina in questo mercato perché il prodotto è la scelta principale dei consumatori. Nel mondo degli affari, e in particolare nell’industria tecnologica, l’imprevedibilità è la caratteristica principale. Il panorama in continua evoluzione fa sì che le aziende prosperino quando anticipano la direzione del mercato. 

I founder di Google hanno deciso di rendere Internet più facile da usare perché avevano intuito che il mercato stava andando in quella direzione. Le persone avrebbero voluto risultati di ricerca più efficienti e più personalizzati. E il motivo per cui le persone continuano a scegliere Google per le loro ricerche online è che oggi l’azienda continua a essere ossessiva nel fornire i migliori risultati di ricerca. 

Il tradizionale standard di benessere del consumatore nell’antitrust è stato abbandonato in questa causa contro Google. I consumatori, lungi dall’essere danneggiati dalle pratiche di Google, ne hanno beneficiato per due decenni. 

Come ha osservato il giudice Mehta durante il processo, “l’importanza e il significato di questo caso non mi sfuggono, non solo per Google ma anche per il pubblico”. Aveva ragione. L’importanza di questa sentenza, se verrà confermata in appello, avrà un effetto negativo sulle future aziende che innovano e dominano il mercato perché forniscono esattamente ciò che i clienti desiderano.

La quota di mercato di Google, pari al 90%, non è il risultato di un presunto comportamento scorretto o di sforzi per bloccare gli aspiranti concorrenti. Google regna come leader nella ricerca perché la concorrenza offre un’esperienza di ricerca inferiore.

C’è un motivo per cui la principale query di ricerca su Bing è “Google”.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

Crediti foto: Drew Angerer – Getty Images

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