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Motori elettrici senza terre rare: l’impresa di un Gruppo italiano

Lo spinrel del Gruppo italiano

Cercasi terre rare (o modi per sostituirle): mentre le materie prime alla base della transizione green rappresentano il nervo scoperto dell’industria occidentale, dall’Italia arriva una soluzione che, perlomeno nel caso della produzione di motori elettrici (le batterie sono un altro discorso), esclude l’uso di magneti permanenti, per fabbricare i quali sono necessarie proprio le terre rare.

Un Gruppo italiano ha silenziosamente, è il caso di dirlo, inventato, brevettato e ora commercializzato questi nuovi motori elettrici, gli Spinrel. Questo polo dell’elettrificazione si chiama Green silence group, e sotto la regia del fondo Xenon private equity ha unito le competenze di tre aziende: Settima Meccanica, Motive e Spin. Una realtà da 200 dipendenti e 50 mln di fatturato.

Alessandro Tassi, Ad di una delle tre (Spin) spiega che una delle conseguenze di aver eliminato i magneti permanenti (il funzionamento del motore elettrico tradizionale è basato proprio sull’interazione tra campi magnetici) è il basso impatto ambientale dovuto all’azzeramento dell’attività mineraria: estrarre terre rare non è decisamente un procedimento a impatto zero. Tra gli altri pregi dell’invenzione: più efficienza energetica, meno rumore.

Lo spinrel del Gruppo italiano
Lo ‘spinrel’ del Gruppo italiano

I motori elettrici prodotti con l’uso dei magneti hanno rotori più pesanti, spiegano dall’azienda. Sono soggetti, inoltre, a cali di rendimento, perché si riscaldano durante l’uso. I nuovi Spinrel no: garantirebbero prestazioni energetiche più elevate e costanti e l’abbattimento dell’inquinamento acustico, secondo il Gruppo.

Tassi spiega che nel futuro di questa invenzione ci potrebbero essere anche le automobili. Per ora il Gruppo si è concentrato dove è già conosciuto: veicoli industriali. Mezzi per la logistica, autobus, camion dei rifiuti, macchine agricole, scavatori e carrelli elevatori: anche senza le automobili l’elenco di possibili destinazioni per questa invenzione è lungo.

Non dispiacerebbe all’Europa se, nell’era delle tensioni geopolitiche e delle strategie all’ultimo sangue per accaparrarsi materie prime, le terre rare servissero molto meno.

I 17 elementi chimici alla base di tante tecnologie sono più croce che delizia per un’industria europea alle prese con la transizione green alimentata da altri Paesi. La Cina ha il 37% delle terre rare mondiali. Ma se si parla della capacità di lavorarle e farle diventare magneti permanenti la percentuale della produzione in mano cinese è irraggiungibile.

Secondo l’Iea i magneti usati nei motori elettrici e nelle turbine eoliche vengono prodotti solo in Cina, tranne due fabbriche in Giappone, mentre l’Europa ha approvato un progetto in Estonia.

Con l’avvento della transizione green, “abbiamo pensato di approfondire con un progetto di ricerca la soluzione di motori efficienti che non utilizzassero materiali magnetici a base di terre rare”, racconta Tassi. Il progetto è nato cinque anni fa, con gli ultimi due dedicati all’ingegnerizzazione, e ora è nella fase di commercializzazione e produzione. “Abbiamo clienti in giro per il mondo” che hanno provato e testato gli Spinrel, convinti da prestazioni e sostenibilità, dice l’Ad. Dopo un Expo a Colonia in cui sono stati mostrati gli Spinrel, la tappa successiva del tour di Green Silence Group è a Chicago. Anche se il mercato dei veicoli industriali in cui si muove il Gruppo non raggiunge i volumi dell’automotive, i motori senza terre rare potranno essere adattati sia alla trazione che ai servizi di bordo (dal servosterzo ai condizionatori) di qualsiasi veicolo. “Nella migrazione all’elettrico si cercano motori sempre più efficienti e silenziosi. E questo fa parte del Dna del Gruppo”, dice Tassi.

Non così rare

I 17 elementi chimici alla base della transizione green (Scandio, Ittrio, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio) sono relativamente diffusi in natura, ma la cosa difficile è estrarli e, ancora di più, lavorarli. Il dominio cinese, soprattutto nel secondo caso, è quasi incontrastato.

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