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Sanità: la questione dei fondi e le richieste degli operatori

Quando si parla di sanità, torna regolarmente in ballo la questione dei finanziamenti. Un tema caldo, viste le (tante) difficoltà vissute dal Ssn in estate e, soprattutto, l’appuntamento con la manovra.

Ebbene, nel 2023 l’Italia si colloca al 16° posto tra i 27 Paesi europei dell’area OCSE per spesa sanitaria, ultima tra quelli del G7. Come mette nero su bianco l’ultimo report di Fondazione Gimbe, nell’anno in esame la spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del Pil (contro una media Ocse del 6,9% e una media europea del 6,8%).

Una questione, quella dei soldi per la sanità italiana, che scalda anche (e non da ora) il fronte di chi in questo settore ci lavora: medici, infermieri e dirigenti sanitari – alle prese con carenze, aggressioni e dimissioni in massa – chiedono “una profonda riforma del Ssn, ormai datata al 1992, con il decreto legislativo n. 502 non più compatibile con le profonde trasformazioni susseguitesi nei decenni”. Insomma, è tempo di metter mano al portafogli, ma forse ancor più di rivedere le regole del gioco.

Questione di priorità

“Il tema del finanziamento pubblico per la sanità infiamma il dibattito politico da oltre un anno, coinvolgendo aule parlamentari e consigli regionali, vista l’enorme difficoltà di tutte le Regioni a garantire i livelli essenziali di assistenza e un’offerta adeguata di servizi e prestazioni sanitarie”, ha ricordato Nino Cartabellotta, presidente Gimbe.

A fronte di un Ssn sempre più in affanno, si sono moltiplicati importanti segnali istituzionali e, rileva la Fondazione, ben 5 Regioni hanno presentato disegni di legge per aumentare il finanziamento pubblico almeno al 7% del Pil. “Anche lo stesso ministro Schillaci ha recentemente dichiarato che il 7% del Pil è il livello minimo sul quale attestarsi per il finanziamento della sanità pubblica”, continuano da Gimbe.

La Fondazione guidata da Cartabellota chiede con forza all’Esecutivo “un progressivo e consistente rilancio del finanziamento pubblico per la sanità, oltre che coraggiose riforme di sistema per garantire a tutti la tutela della salute, un diritto costituzionale fondamentale e inalienabile”.

Operatori e manovra

Ma che margini ci sono in manovra? La coperta è cronicamente corta ma, come anticipato dal Sole 24 Ore, si parte da una richiesta minima di circa 2 miliardi visto che nel pacchetto di prime misure raccontate al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dal collega alla Salute Orazio Schillaci ci sono almeno due capitoli corposi. E cioè il personale, con la necessità di procedere a nuove assunzioni di medici e infermieri, e la defiscalizzazione di una parte della busta paga (si ipotizza una flat tax al 15% sull’indennità di specificità). In più si punta a una revisione delle tariffe dei Drg (da solo vale circa 1 miliardo).

Gli operatori, dal canto loro, hanno le idee chiare. “Il nostro principale obiettivo – hanno scandito Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Nazionale Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, presidente Nursing Up – è quello di favorire provvedimenti che risollevino il Ssn dallo stato di agonia in cui versa da anni e di rendere più appetibile le nostre condizioni di lavoro, mettendo un argine alle fughe di colleghe e colleghi molto prima dell’età di quiescenza”.

Ecco allora le priorità elencata da medici, infermieri e dirigenti ospedalieri:

–      investire nel Ssn non solo con finanziamenti, ma anche con leggi che ne consentano il rilancio;

–      rendere appetibili le professioni sanitarie, con un piano di assunzioni che limiti il disagio;

–      aumentare le retribuzioni prevedendo finanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti, incluso i sanitari dell’ospedalita privata, riconoscendo e distinguendo le risorse destinate alle specificità sanitarie;

–      defiscalizzazione dell’indennità dì specificità medica, raddoppio di quella infermieristica ed estensione alle Ostetriche;

–      adozione di seri provvedimenti tesi ad arrestare l’escalation delle aggressioni nelle strutture sanitarie;

–      contrattualizzazione degli specializzandi;

–      riconoscimento del carattere usurante delle professioni assistenziali.

Un pacchetto ambizioso, che gli operatori del Ssn porteranno avanti “con tutte le nostre forze”, promettono. Rinnovando la minaccia di una grande fuga.

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Paideia

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