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Silicon Carbide Campus: Catania diventerà la terra dei chip italiani

Catania sarà la culla dei nuovi chip Made in Italy. STMicroelectronics, leader globale nei semiconduttori con clienti in tutti i settori applicativi dell’elettronica, ha da poco annunciato un nuovo impianto nel capoluogo etneo.

Qui si produrrà carburo di silicio – ‘SiC’- da 200 mm per dispositivi e moduli di potenza, ma anche per attività di test e packaging. “Si tratta di un materiale costosissimo e difficile da lavorare, il secondo per durezza dopo il diamante”, spiegano da ST. “Abbiamo comunque deciso di fare un salto e di iniziare a produrre parte dei dischi in SiC che utilizziamo: è un progetto molto innovativo”, aggiungono.

Talmente innovativo da essere “first of a kind”, cioè primo nel suo genere. Ed è proprio grazie a questa peculiarità che il progetto riceverà finanziamenti dallo Stato italiano per 2 mld di euro, mentre l’investimento complessivo pluriennale si aggira intorno ai 5 mld. La Commissione europea, alla fine di maggio, ha autorizzato il contributo statale nell’ambito del Chips Act. Il regolamento comunitario ammette infatti delle eccezioni sugli aiuti statali alle industrie: “In Europa non sarebbe possibile, per i governi nazionali, sovvenzionare le aziende perché si violerebbero le leggi sul libero mercato interno – precisano da ST – ma il Chips Act prevede che impianti considerati un unicum a livello europeo possano ricevere finanziamenti”.

A Catania nascerà così il ‘Silicon Carbide Campus’, la cui creazione “rappresenta una tappa fondamentale per supportare la domanda di dispositivi SiC per applicazioni automotive, industriali e di infrastruttura cloud da parte dei clienti che passano all’elettrificazione e cercano maggiore efficienza”, sottolinea l’azienda.

Il carburo di silicio è un composto fondamentale, costituito da silicio e carbonio, che offre numerosi vantaggi rispetto al silicio tradizionale per le applicazioni di potenza. L’ampio intervallo di banda del SiC e le sue caratteristiche intrinseche – migliore conducibilità termica, maggiore velocità di commutazione, bassa dissipazione – lo rendono particolarmente adatto per la produzione di dispositivi di potenza ad alta tensione. I prodotti in SiC risultano allora particolarmente utili nei veicoli elettrici, nelle infrastrutture di ricarica rapida, nelle energie rinnovabili e hanno varie applicazioni industriali (tra cui i data center), in quanto offrono correnti elettriche più elevate e dispersioni inferiori, quindi una migliore efficienza energetica. I chip in carburo sono tuttavia più difficili e costosi da produrre con molte sfide da superare nell’industrializzazione del processo produttivo.

Ed è proprio per questo che ST ha deciso di scommettere ancora una volta su Catania, con la creazione di un campus per l’intero ciclo di produzione del carburo di silicio. “Abbiamo scelto di rimanere a Catania, dove siamo presenti da tempo – dicono dall’azienda – proprio per le competenze acquisite all’interno del sito”. Catania è infatti un polo importante per l’innovazione di ST, in quanto ospita il più grande centro di ricerca, sviluppo e produzione di SiC. A questo si aggiunge la proficua collaborazione tra l’azienda, l’Università di Catania e il Consiglio nazionale delle ricerche, che può dirsi ormai di lungo periodo. Oltre a una vasta rete di fornitori, questo investimento rafforzerà quindi il ruolo della città siciliana come centro di competenza globale, fornendole nuove opportunità di crescita.

Il governo ha stimato che l’investimento dovrebbe portare alla creazione di circa 2.000 nuovi posti di lavoro, che andrebbero a sommarsi agli oltre 5.000 dipendenti già attivi nel polo catanese: “In questo caso si tratta di posizioni altamente qualificate”, sottolinea l’azienda.

Trattandosi di un progetto ambizioso, ovviamente la sua realizzazione richiederà diversi anni: la produzione dovrebbe avviarsi nel 2026 ed entrare a pieno regime nel 2033, un tempo tecnico che servirà a costruire gli edifici necessari e ad adeguare il sito esistente alle novità. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso – che a Catania ha visitato il sito insieme all’allora vicepresidente Ue Margrethe Vestager e all’amministratore delegato dell’azienda, Jean-Marc Chery – ha parlato del progetto firmato ST come di “un esempio di piena cooperazione tra Italia e Francia, modello di un campione europeo che può diventare un campione mondiale”.

 

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Paideia

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