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Milano Cortina: Andrea Varnier racconta il progetto italiano

Per la seconda volta in vent’anni e per la quarta volta nella storia, l’Italia ospiterà i Giochi olimpici. Un’occasione irripetibile per rinnovare le infrastrutture. Con una precondizione ineludibile: la sostenibilità ambientale. Intervista ad Andrea Varnier.

Le Olimpiadi risveglieranno l’orgoglio degli italiani”, dice Andrea Varnier, Ad della Fondazione Milano Cortina 2026. Dal suo ufficio milanese al quarantaquattresimo piano della torre Allianz, uno dei tre grattacieli di Citylife, Varnier, veronese, tifoso dell’Hellas, sciatore amatoriale con un passato da quattrocentista, traccia il percorso dei prossimi due anni: “Tra Covid, guerra e crisi energetica, gli ostacoli non sono mancati ma abbiamo mostrato di saper gestire anche le situazioni di crisi”.

Dottor Varnier, la sua nomina è giunta a metà percorso, insieme a un cambio di passo nella struttura organizzativa che fino a quel momento aveva visto un ruolo preponderante delle Regioni. Con lei invece è cresciuto anche il peso del Governo nell’organizzazione.
Mi sembra normale che in un grande evento, che rappresenta una sfida per l’Italia intera, il Governo svolga un ruolo centrale, sarebbe stato strano il contrario. La presenza della presidente del Consiglio, dei ministri Andrea Abodi e Matteo Salvini, e del Governo nel suo insieme sono elementi concreti che infondono fiducia e sicurezza. Le Olimpiadi devono rilanciare i valori dello sport, avvicinare milioni di giovani a discipline anche diverse dal calcio, il nostro sport nazionale, devono ricordarci che l’Italia è capace di realizzare grandi cose, non abbiamo nulla da invidiare agli altri.

A che punto è la realizzazione delle Olimpiadi 2026?
Importanti realtà economiche italiane, leader nei rispettivi settori, hanno abbracciato il più importante evento che l’Italia ospiterà nei prossimi anni, intuendo non solo la grande opportunità in termini di visibilità globale – le ultime Olimpiadi invernali di Pechino 2022 hanno registrato due miliardi di audience televisiva e oltre tre miliardi di interazioni digitali – ma anche un veicolo per promuovere l’innovazione e le eccellenze del nostro Paese. Siamo impegnati quotidianamente in una serie di attività meno visibili ma fondamentali, che abbracciano a 360 gradi l’esperienza degli atleti, vero cuore nevralgico del nostro progetto, e dei tifosi: dagli arrivi in aeroporto, agli alloggi, ai pasti, alla sicurezza, alle gare e alle premiazioni, fino al loro ritorno a casa.

Quando sarà raggiunto l’obiettivo, da lei annunciato, di una raccolta sponsor da mezzo miliardo?
Non è importante fissare una scadenza a breve, conta invece tenere fisso l’obiettivo, io sono fiducioso. Sicuramente è un progetto sfidante, come lo sono tutti i progetti olimpici e paralimpici: noi, come fondazione di diritto privato, non riceviamo contributi pubblici. Il contesto generale è complesso, ma l’interesse è grande. Per la seconda volta in vent’anni e per la quarta volta nella storia, l’Italia sarà protagonista di un momento unico.

Talvolta prevale una buona dose di scetticismo rispetto alla nostra capacità di organizzare grandi eventi, come se fossero inevitabilmente sinonimo di sprechi e manovre corruttive.
Dai dati in nostro possesso, oltre l’80% degli italiani esprime gradimento per il fatto che l’Italia ospiterà i prossimi Giochi invernali. È una consapevolezza diffusa che i grandi eventi cambiano lo stato dei territori. I Giochi olimpici e paralimpici richiedono investimenti in infrastrutture, alloggi, trasporti e sicurezza, stimolando di conseguenza l’economia locale e nazionale. Dopo i Giochi di Torino c’è più consapevolezza di quale sia l’impatto del progetto Giochi a livello nazionale. Nel 2006 il Piemonte ha registrato un milione di turisti in più rispetto al 2005 che già aveva fatto beneficiato dell’effetto olimpico. L’Olimpiade rappresentò inoltre lo stimolo alla nascente vocazione turistica della città e da allora le presenze in città sono aumentate con una inevitabile ricaduta sull’indotto. Il progetto di Milano Cortina 2026 si fonda per gran parte su infrastrutture esistenti, temporanee o già programmate. Infrastrutture che per i Giochi potranno essere migliorate e ammodernate. Per l’Arena di Verona si stanno investendo circa 20 milioni di euro per rendere sempre più accessibile uno dei monumenti più iconici al mondo. I Giochi possono essere un acceleratore di investimenti infrastrutturali di cui magari si parla da tempo, ma se si decide di investire su strade, autostrade, ferrovie, opere pubbliche, lo si fa non per i Giochi (che iniziano il 6 febbraio 2026 e si chiudono con le Paralimpiadi il 15 marzo 2026) ma per una visione di sviluppo strategico del territorio nel lungo periodo.

È soddisfatto che si sia evitato il trasloco estero per la pista da bob?
Con la decisione delle istituzioni di realizzare lo Sliding Centre a Cortina è stato confermato il masterplan originario che individuava la località ampezzana come la sede, oltre che del curling e dello sci alpino femminile, anche degli sport di scivolamento, ovvero bob, skeleton e slittino. Personalmente, sono molto soddisfatto che si possa valorizzare il know-how di un territorio e la sua grande tradizione in queste discipline. I lavori dello Sliding Centre, di competenza di Simico, stanno rispettando le tempistiche e come Comitato organizzatore monitoriamo costantemente la sua evoluzione.

La parola chiave del dossier di candidatura è sostenibilità.
Il tema della sostenibilità è sempre stato, ed è, al centro del progetto di Milano Cortina 2026, anzi ne rappresenta una precondizione. Per la prima volta, i Giochi coinvolgono città, regioni e province sparse su un territorio di 22mila chilometri quadrati, con le complessità logistiche che potete immaginare. Questo nuovo modello organizzativo è una sfida notevole, ma consente di utilizzare un gran numero di sedi esistenti o temporanee, riducendo gli impatti ambientali. Si può dire che una parte rilevante del nostro bilancio è investita per far fronte a questa sfida, quindi anche in ottica di sostenibilità e riduzione delle emissioni di CO2, tenendo presente che la Fondazione realizza la parte sportiva dell’evento mentre le infrastrutture sono competenza dell’agenzia pubblica Simico.

Quanto costeranno alla fine i Giochi?
Nonostante l’incidenza di fenomeni inflattivi e di perduranti tensioni geopolitiche internazionali, il Budget Lifetime dei prossimi Giochi invernali italiani presenta un pareggio economico finanziario e non si discosta, al netto dell’inflazione, da quello ipotizzato nel dossier di candidatura, intorno a 1,6 miliardi di euro.

Come andrebbe gestita, secondo lei, la questione sempre spinosa della esclusione o meno degli sportivi sulla base del loro passaporto?
Sono temi di politica sportiva globale che non competono a un Comitato organizzatore. Vorrei che alle Olimpiadi partecipassero quanti più atleti provenienti da quanti più Paesi possibili. È difficile immaginare che le dinamiche geopolitiche restino fuori dallo sport ma tutti dovremmo ricordare che nello sport le diversità rappresentano un valore, uguaglianza e rispetto non possono essere soltanto uno slogan.

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