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L’ultima spiaggia per i medici: 10 mld o dimissioni in massa

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È stata un’estate calda quella dei medici italiani, con gli ospedali presi (come ormai di consueto) d’assalto e le continue aggressioni da parte di pazienti e familiari. Ma il mese di settembre promette di non essere da meno. “Questa è l’ultima spiaggia. Sono indispensabili almeno dieci miliardi di euro in Finanziaria per tenere i medici all’interno del Servizio sanitario nazionale”.

A scandirlo è il segretario nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, che parlando con Fortune Italia concorda con il calcolo fatto nelle scorse ore dal presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) Filippo Anelli. Ma se Anelli, forte anche dell’impegno del ministro della Salute Orazio Schillaci, appare ottimista, Di Silverio è piuttosto amareggiato mentre stila una lista delle priorità per i medici del Ssn.

Le richieste dei medici e la legge di Bilancio

“Innanzitutto – dice il leader Anaao – occorre andare avanti con la defiscalizzazione dell’indennità di specificità; poi bisogna finalmente rendere strutturale lo scudo penale attraverso un provvedimento legislativo, perchè al di là dell’emendamento che scade a fine anno non abbiamo più notizie sul tema e continuano a gravare sulle spalle dei medici 300mila cause l’anno, con il 97% che finisce in nulla”. Infine c’è il problema della contrattualizzazione degli specializzandi e della ristrutturazione del rapporto tra medicina territoriale ed ospedaliera. 

Insomma, alla vigilia del vertice di maggioranza che vedrà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni confrontarsi con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani sulla prossima Legge di Bilancio, la sanità rivendica una fetta della torta.

Quesione di sopravvivenza

“La posta in gioco è alta: la sopravvivenza del nostro Servizio sanitario nazionale“, ha ammonito Anelli ricordando i dati dell’ultimo Rapporto Censis-Fnomceo. E i cittadini italiani sembrano d’accordo: per l’87,2% è  prioritario migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei medici, per il 92,5% occorre assumere subito medici e infermieri nel Servizio sanitario, mentre l’84,5% è convinto che avere troppi medici con contratti temporanei indebolisce la sanità. Numeri che fanno il paio con un recente sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli: per il 90% dei cittadini, la sanità deve essere una priorità del Governo nella Finanziaria. E per il 37% merita il primo posto.

“Già oggi chi può si rivolge alle assicurazioni, al privato. Chi non ha mezzi, rinuncia a curarsi. Sono 4 milioni e mezzo, secondo gli ultimi dati Istat, i cittadini che rinunciano alle cure: l’equivalente degli abitanti dell’Emilia-Romagna. Se non agiamo subito, a breve diventeranno oltre il doppio, tanti quanti i dieci milioni che popolano la Lombardia”, ha calcolato Anelli.

Le richieste del medici del 118

In vista della Finanziaria, a ‘battere cassa’ sono anche i medici del 118. “In attesa da anni della Riforma, oggi più che mai abbiamo bisogno dello sguardo, dell’ascolto e dell’attenzione della politica. Insomma, non possiamo essere ancora una volta dimenticati”, avverte il presidente della Società Italiana Sistema 118, Mario Balzanelli. 

Se territorio e ospedali non parlano

A preoccupare Di Silverio è anche il tema dell’organizzazione. “L’integrazione tra ospedale e territorio non esiste. Ci sono due decreti legge monchi, il 77 e il 70, mentre servirebbe un provvedimento unico. Ma occorrono anche scelte politicamente coraggiose: se i piccoli ospedali non funzionano perchè sono in carenza di personale e infrastrutture, vanno convertiti”. E questo perchè non sono sicuri. “Il rischio è quello che, alla fine, queste ‘non scelte’ verranno punite comunque dai cittadini”, avverte.

Le aggressioni? Un sintomo

Così, in questo quadro, le aggressioni a medici e infermieri sono un sintomo della malattia del Ssn. In particolare “della disorganizzazione”, puntualizza Di Silverio. “Non è una questione solo di operatori: è il sistema ad essere vulnerabile. E se non si interviene, è inevitabile un peggioramento. Il fatto è che oggi non esiste un percorso di cura del paziente, così l’unica soluzione per molti è il pronto soccorso, che si affolla senza che il cittadino abbia la prestazione di cui ha bisogno”. Di qui attese, nervosismo, scontento, rabbia.

La grande fuga e le dimissioni di massa

E allora? “Se continuiamo a vedere promesse non mantenute – avverte Di Silverio – saremo noi a mobilitarci e a spingere per le dimissioni di massa. Ogni anno già 5.000 colleghi se ne vanno dal Ssn in età non pensionabile, tra i 43 e 55 anni, l’età migliore. Sarebbe un dovere etico cercare di dar loro risposte”.

Ma che succede se la ‘grande fuga’ coinvolgesse in un colpo solo 6-7mila camici bianchi? Come si reggerebbe il sistema? Chi ci curerà? Insomma, non solo il dibattito sulla Finanziaria ma anche la trattativa per il rinnovo del contratto (“che dovrà essere anche economico”) riparte in salita. “Chiediamo un segnale chiaro”, conclude il leader Anaao. La pazienza dei medici italiani sembra essere finita.

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