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L’Unione europea rischia la stagnazione: serve un’inversione di tendenza

L’Europa sta soffrendo di un deficit di innovazione e di una produttività debole, mettendo l’economia della regione su un percorso di stagnazione a meno che non cambi rotta, secondo il premio Nobel Michael Spence. In un editoriale pubblicato mercoledì su Project Syndicate, l’economista ha affermato che la crescita della produttività a lungo termine nelle economie avanzate dipende dal cambiamento strutturale, guidato dall’innovazione tecnologica.

“Questo è il principale problema dell’Europa: in una gamma di settori, dall’intelligenza artificiale ai semiconduttori fino al calcolo quantistico, gli Stati Uniti e persino la Cina stanno lasciando l’Europa indietro,” ha scritto. La performance arretrata dell’Europa va avanti da anni. Nel 2008, il PIL degli Stati Uniti e quello dell’area euro erano all’incirca uguali. Ora, l’economia statunitense è circa il 75% più grande di quella dell’area Euro, secondo i dati della Banca Mondiale.

Certo, le fluttuazioni valutarie hanno alterato i numeri. Corretto per il potere d’acquisto, la produzione dell’Ue è rimasta indietro solo del 4% rispetto a quella degli Stati Uniti negli ultimi 20 anni. E anche nella più debole delle grandi economie europee, i consumatori tedeschi si sentono ancora ottimisti. Nel frattempo, gli investitori hanno sempre più riconosciuto un’era di “eccezionalismo americano” nell’economia globale e nei mercati finanziari.

Questo contrasta con lo status crescente dell’Europa come centro di svago, tanto che orde travolgenti di turisti hanno scatenato una reazione negativa tra i residenti locali, stanchi dei vacanzieri che intasano le strade, fanno aumentare i prezzi e occupano le abitazioni.

Spence, che è senior fellow presso la Hoover Institution, ha attribuito il deficit di innovazione dell’Europa ai pochi investimenti in un panorama già decentralizzato di R&S, all’integrazione incompleta del mercato unico, alla mancanza di infrastrutture chiave come la potenza di calcolo e alla limitata disponibilità di fondi di venture capital e private equity.

L’Europa può superare questi ostacoli e ha importanti vantaggi, come il talento proveniente dalle sue università e una rete di sicurezza sociale che fornisce la sicurezza economica necessaria per assumere rischi imprenditoriali, ha osservato. Tuttavia, senza una nuova visione economica, i settori industriali tradizionali meno innovativi continueranno a dominare, mentre i migliori e i più brillanti migreranno verso altri Paesi, ha avvertito.

“L’Europa deve decidere: può rimanere sul suo corso attuale, che sicuramente porterà a una stagnazione relativa, oppure può tracciare un percorso completamente nuovo,” ha scritto Spence. “Questo secondo approccio è più rischioso, ma offre anche un potenziale di crescita molto maggiore.” Ma questa scelta non sembra essere al centro delle preoccupazioni di politici o elettori, ha detto, esortando i leader a offrire un quadro chiaro di ciò che lo status quo o una nuova visione economica porterebbero.

L’Europa può farcela e ha già ottenuto successo puntando su nuovi modelli di crescita sostenibile, ha sottolineato. “Ma prima, gli europei devono rispondere a una domanda semplice ma cruciale: Come dovrebbe essere l’Ue – in termini di innovazione, economia, sicurezza e resilienza – tra un decennio?”

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

Credits immagine in evidenza: Getty Images

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