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Kamala Harris alle prese con la verifica delle competenze

Kamala Harris

Nonostante il monito del suo stesso partito, l’ex presidente Donald Trump continua a sostenere che Kamala Harris non sia qualificata, definendola “grossolanamente incompetente” e dotata di un QI molto basso. L’ha persino paragonata a Hillary Clinton e Joe Biden, affermando: “È peggio di Biden e in realtà non è così intelligente”.

Trump, insomma, liquida il successo della sua avversaria nella corsa elettorale suggerendo che sta andando bene solo perché “è una donna e rappresenta determinati gruppi di persone”. Ciò che la vicepresidente Harris sta affrontando è qualcosa che possiamo definire verifica delle competenze, ed è familiare a molti professionisti neri sul posto di lavoro.

Ci sono tre modi principali, anche se non esclusivi, in cui ciò si manifesta. C’è il presupposto dell’inferiorità intellettuale dei neri o di una mancanza di qualifiche. Sul posto di lavoro, questo spesso porta a basse aspettative o emarginazione.

Poi c’è l’espressione di sorpresa o disagio quando le persone di colore mostrano intelligenza (“Sei così bravo a parlare!”), seguita da richieste di conferma sull’acquisizione di questa conoscenza su quanto sia profonda. Ciò può comportare interrogativi, discussioni e altri problemi. Infine, c’è la paura e il disagio che possono sorgere quando una persona nera detiene l’autorità, specialmente se è in posizioni di leadership.

Queste reazioni rappresentano una sfida continua che i neri e le altre persone di colore devono superare per dimostrare di essere qualificati per un determinato ruolo. Tuttavia, la pressione su un candidato politico o un dirigente nero non proviene solo dall’esterno della propria comunità, ma anche dall’interno.

Se Kamala Harris dovesse vincere, non potrebbe riparare ogni torto storicamente fatto ai neri negli Usa in uno, quattro o persino otto anni. La “scogliera di ghiaccio” esiste: le donne e le persone di colore vengono promosse a ruoli di leadership solo quando le cose vanno così male che il risultato sarà un fallimento inevitabile. Un candidato o un presidente nero non può cancellare oltre 400 anni di storia del Paese. Proprio come la presidenza di Barrack Obama non ha inaugurato un’America “post-razziale”, non lo farà neanche una presidenza di Harris. Il posto di lavoro rimane un ambiente ostile per i neri, in particolare per le donne nere, che, secondo una ricerca di LeanIn.org, stanno “vivendo l’esperienza peggiore di tutte”.

Le vittorie simboliche, sebbene significative, non equivalgono a un cambiamento sistemico. Queste vittorie possono portare a quella che i ricercatori hanno definito “un’illusione di diversità”, in cui percepiamo più diversità e avanzamento di quanto non esista in realtà. Tuttavia, il fatto è che ci vorranno da uno a tre secoli affinchè la stragrande maggioranza degli afroamericani raggiunga la parità economica e occupazionale con gli americani bianchi, se continuiamo sulla strada attuale.

L’articolo originale è su Fortune.com.

Di Shari Dunn è atrice di Qualified: How Competency Checking and Race Collide at Work (Harper Business; January 2025).

Foto: TOM WILLIAMS – CQ-ROLL CALL, INC – GETTY IMAGES

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