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Vaiolo delle scimmie: cosa sappiamo sulla nuova variante

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Iniziamo col dire che il vaiolo delle scimmie – dichiarato dall’Oms emergenza di salute pubblica internazionale – “non è il ‘nuovo Covid'”, come ha sottolineato anche Hans Kluge, direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa.

“Nessun allarmismo, dunque, ma monitoraggio e prevenzione: sono queste le ‘parole chiave’ nel caso del vaiolo delle scimmie”, afferma a Fortune Italia Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, che di recente ha firmato un nuovo studio dedicato a questa malattia in pubblicazione su ‘Travel medicine and infectious diseases’, insieme al collega Francesco Branda e a Fabio Scarpa del Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Sassari.

“Conosciamo il virus, sappiamo come trattarlo e come prevenirlo. Ecco perchè sono perfettamente d’accordo con la recente circolare del ministero della Salute”, aggiunge l’epidemiologo. Ma vediamo meglio le ultime novità, a partire dal Clade 1, “che non è una nuova variante, ma il ceppo ancestrale della malattia”, sottolinea Ciccozzi. “Il Clade 1b, invece, è una variante e deriva dal Clade 1, che circola in Congo dagli anni ’70”.

Mpox: ricordate il vaiolo delle scimmie? Cosa sta succedendo

Come si previene l’infezione

Nessun terrorismo, dunque, ma informazioni corrette alle persone per evitare il contagio. “Il vaiolo delle scimmie – precisa Ciccozzi – si contrae principalmente per via sessuale o per contatto diretto con la pelle quando ci sono le pustole, da cui fuoriesce il siero. Non dimentichiamo che i rischi possono riguardare anche personale sanitario non vaccinato: una dose di vaccino può essere consigliata, come anche nel caso di chi si reca nei Paesi dove c’è una grossa epidemia“.

Il ceppo ancestrale e i casi in Svezia e in Thailandia

“Tutti parlano di una nuova variante, ma siamo precisi: il Clade 1 è il ceppo ancestrale, da cui derivano il Clade 2 e il Clade 1b, uscito per la prima volta dal Congo, dove si è sviluppato. Ebbene, c’è un lavoro di Nature che dice che la letalità del Clade 1b sia intorno al 3,4 rispetto al 10 circa del Clade 1. Questa è una buona notizia: questa forma dovrebbe essere meno virulenta, dal punto di vista evolutivo, del suo ‘genitore’ Clade 1″.

Il gruppo di Ciccozzi, che ha all’attivo diversi studi sul vaiolo delle scimmie, ha evidenziato nell’ultimo lavoro che il ‘genitore’ della variante 1b “è invece un po’ più insidioso. La particolarità è che il virus è rimasto in Congo, se ne sta là dal 1970. Poi è passato nelle regioni vicine, quindi in Uganda, Rwanda, Burundi. Il suo tasso di letalità è del 13%, abbastanza alto. A un certo momento il virus, che non lo aveva mai fatto, ha prodotto la variante 1b. Quella che abbiamo visto arrivare per la prima volta in Europa, con il caso in Svezia“.

Nel frattempo anche la Thailandia ha confermato il primo caso noto in Asia del nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie (Clade 1b), in un paziente che aveva viaggiato in Africa.

La circolare

Dunque “bene ha fatto il ministero della Salute nella sua circolare a sconsigliare” ai viaggiatori “la partecipazione ad eventi con assembramenti nei Paesi con focolai confermati di” virus Mpox Clade 1. “La circolare è ben fatta e fornisce tutte le indicazioni necessarie sul vaiolo delle scimmie. Se si sa quello che si deve fare, non c’è bisogno di aver paura. Inoltre senza il monitoraggio non sapremmo mai cosa è in circolazione. Sono estremamente d’accordo con quanto scritto nel documento firmato dal capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie Maria Rosaria Campitiello e dal Dg Francesco Vaia”.

In particolare, nel documento “si raccomanda di sensibilizzare i viaggiatori diretti in Paesi con focolai confermati di infezione” da virus Mpox “clade I in merito al rischio di contrarre la malattia, fornendo loro informazioni pertinenti per proteggere sé stessi e gli altri prima, durante e dopo il viaggio”.

Il vaccino

E ancora, nel documento si legge che “il vaccino Mva-Bn al momento utilizzabile in Italia” per Mpox “è Imvanex*, con modalità di somministrazione sottocutanea”, che “il ministero della Salute ha messo a disposizione delle Regioni/Province autonome”.

Le raccomandazioni degli infettivologi

Se in Europa il rischio di vaiolo delle scimmie “è basso o molto basso”, è particolarmente “importante collaborare alla diffusione di informazioni accurate e tempestive”, dalle misure di prevenzione generale, ai viaggi fino ai vaccini, dicono gli esperti della Società italiana d’Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), che hanno realizzato uno ‘Slide Kit’ a disposizione di operatori, cittadini e viaggiatori che vogliono saperne di più.

Queste le principali raccomandazioni: evitare il contatto diretto con persone che hanno lesioni cutanee simili a quelle di Mpox; evitare il contatto con oggetti o capi di vestiario di una persona infetta (o con sospetta infezione); lavare spesso le mani e, infine, monitorare i propri sintomi e la comparsa di eruzioni cutanee sospette entro 21 giorni da un contatto a rischio.

Per quanto riguarda i viaggiatori i consigli sono: evitare il contatto con animali selvatici (in particolare primati e roditori), evitare contatti sessuali (o stretti) con persone in cui è nota (o comunque sospetta) la recente infezione da Mpox (o che siano stati contatto di casi di Mpox), evitare contatti sessuali (o contatti stretti) con soggetti che presentano lesioni cutanee sospette. È sempre consigliabile consultare le linee guida del paese ospitante prima di effettuare un viaggio.

Per quanto riguarda i vaccini, inoltre, “data l’affinità con il virus del vaiolo umano”, ricordano gli esperti, la ricerca clinica si interessa di Mpox da molti anni e questo ha portato a sviluppare alcuni preparati vaccinali. Il vaccino Mva-Bn, al momento utilizzabile in Italia su soggetti ad elevato rischio, prevede una somministrazione sottocutanea, con 2 dosi separate con seconda dose a non meno di 28 giorni dalla prima. “Dopo la tempestiva circolare ministeriale sull’argomento, anche la nostra Società scientifica ha voluto contribuire e continuerà a farlo, fornendo informazioni e raccomandazioni per la prevenzione”, ha detto Daniel Fiacchini, della Giunta esecutiva nazionale della Siti.

La lezione di Covid

Il vaiolo delle scimmie “è un malattia dei viaggi, della globalizzazione”, riprende Ciccozzi, che in un editoriale in pubblicazione su The Lancet’ – sempre insieme a Francesco Branda e Fabio Scarpa – invita a far tesoro della lezione appresa con la pandemia di Covid-19 contro il Mpox. Insomma, sempre più dobbiamo ragionare in ottica One Health, “considerando la salute di tutti”.

Attenzione: “Non si tratta di ‘buonismo’ ma della coscienza dell’interconnessione del benessere delle persone in qualsiasi area del mondo vivano. Il nostro orizzonte sanitario non può essere solo dell’Europa. Con l’epidemia di Mpox è evidente che non possiamo ignorare l’Africa, per esempio. E non possiamo far finta di nulla, perché la sanità è un bene pubblico e va preservato per tutti, ragionando in maniera globale”. Solo così, conclude Ciccozzi, possiamo vincere le nuove sfide all’orizzonte. Inclusa quella legata al vaiolo delle scimmie.

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