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Neuralink: i risultati del chip nel secondo paziente

Neuralink

La ricerca targata Neuralink va avanti. A parlare questa volta è Alex, il secondo paziente ad avere nel suo cervello un ‘chip’ sviluppato dalla compagnia di Elon Musk che si occupa di interfacce cervello-computer.”Un grande passo nel cammino verso la riconquista della libertà e dell’indipendenza per me stesso”, testimonia l’uomo. “Sono già molto impressionato da come funziona”.

Neuralink, cos’è successo al chip impiantato nel primo paziente

L’impianto del sistema chiamato ‘Link’ è avvenuto il mese scorso e l’operazione eseguita negli Usa al Barrow Neurological Institute è andata bene, tanto che il paziente è stato dimesso il giorno dopo e la sua convalescenza è stata regolare. Link vanta 1.024 elettrodi distribuiti su 64 fili altamente flessibili e ultrasottili per registrare l’attività neurale.

Neuralink fa il punto dei risultati osservati in un aggiornamento dedicato al secondo partecipante allo studio Prime, che sta arruolando persone con tetraplegia per valutare la sicurezza dell’impianto e del robot chirurgico e la funzionalità iniziale dell’interfaccia cervello-computer (Bci) wireless, sul controllo di dispositivi esterni col pensiero.

Come già spiegato, l’obiettivo principale della sperimentazione è “dimostrare che Link è sicuro e utile nella vita quotidiana”, dicono gli esperti Neuralink ripercorrendo i miglioramenti ottenuti con il secondo paziente Alex. “Dal primo momento in cui ha collegato il suo Link al computer, gli ci sono voluti meno di 5 minuti per iniziare a controllare un cursore con la mente”, evidenziano nel resoconto condiviso via X e online sul blog della compagnia. “Nel giro di poche ore, è stato in grado di superare la velocità e la precisione massime che aveva raggiunto con qualsiasi altra tecnologia assistiva”.

Come Noland, il ‘paziente zero’ di Neuralink, Alex ha battuto il precedente record mondiale per il controllo del cursore con un dispositivo non Neuralink il primo giorno di utilizzo, come riferisce Adnkronos Salute.

Dopo la conclusione della prima sessione di ricerca, Alex ha continuato a testare le capacità del Link in modo indipendente, utilizzandolo con i videogame e con un software per progettare oggetti 3D.  “Un altro passo significativo verso la fornitura di un’interfaccia ad alte prestazioni che migliorerà il controllo dei dispositivi digitali per le persone con tetraplegia per aiutarle a ripristinare la loro autonomia”, commentano da Neuralink. Ma gli esperti hanno lavorato anche per prevenire l’intoppo che aveva incontrato Noland.

Alcuni fili del chip si erano infatti “ritirati” dal cervello del primo paziente, determinando una netta diminuzione del numero di elettrodi efficaci. Il problema allora è stato risolto modificando l’algoritmo di registrazione per renderlo più sensibile ai segnali della popolazione neurale, migliorando le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore e migliorando l’interfaccia utente. “Per ridurre la probabilità di retrazione dei fili nel nostro secondo partecipante, abbiamo implementato una serie di misure di mitigazione, tra cui la riduzione del movimento cerebrale durante l’intervento e la riduzione dello spazio tra l’impianto e la superficie del cervello. Ed è promettente che non abbiamo osservato alcuna retrazione del thread nel nostro secondo partecipante“, riportano da Neuralink.

E adesso? “Per migliorare ulteriormente l’esperienza dei partecipanti nell’uso dei loro dispositivi digitali, continuiamo ad ampliare i controlli a loro disposizione. Stiamo lavorando alla decodifica di più clic e più intenti di movimento simultanei per offrire funzionalità complete di mouse e controller per videogiochi. Stiamo anche sviluppando algoritmi per riconoscere l’intento di scrittura a mano per consentire un inserimento di testo più rapido. Queste capacità non solo aiuterebbero a ripristinare l’autonomia digitale per chi non è in grado di usare i propri arti, ma ripristinerebbero anche la capacità di comunicare per chi non è in grado di parlare, come le persone con patologie neurologiche come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Inoltre puntiamo a consentire al Link di interagire con il mondo fisico, consentendo agli utenti di nutrirsi e muoversi in modo più autonomo controllando un braccio robotico o la loro sedia a rotelle”, concludono da Neuralink. La ricerca va avanti.

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