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Invecchiare bene si può: l’esempio dei ‘SuperAger’

Alcune persone hanno vinto la lotteria della longevità: sono tra i pochi fortunati conosciuti come ‘SuperAger’.

In un campo relativamente nuovo, i ricercatori stanno esaminando cosa contribuisce a far sì che alcune persone tra gli 80 e i 90 anni abbiano una potenza cerebrale maggiore rispetto ai loro coetanei. Molti si chiedono se queste scoperte possano tradursi in una routine di longevità o in una pillola che aiuti tutti a diventare SuperAger. È possibile aumentare le probabilità che questo accada?

“Quello che stiamo imparando da questi individui unici è che è biologicamente plausibile vivere a lungo e in salute: non per forza invecchiando ci si ammala”, afferma la dottoressa Sofiya Milman, direttrice degli Studi sulla Longevità Umana presso l’Istituto di Ricerca sull’Invecchiamento di Einstein e ricercatrice principale del SuperAgers Family Study, che ha arruolato 550 SuperAgers dal 2022. “Una volta che sapremo cosa causa la longevità, che non è una malattia, potremo creare terapie che promuovano la longevità biologica e, in definitiva, questo è l’obiettivo di ciò che stiamo facendo”.

Che cos’è un SuperAger?

Non esiste un’unica definizione di SuperAger. Secondo il SuperAgers Family Study, finanziato dall’American Federation for Aging Research, è considerato SuperAger chiunque abbia più di 95 anni e sia in possesso di una buona capacità cognitiva in modo da poter dare il consenso allo studio. I ricercatori della SuperAging Research Initiative della Northwestern definiscono SuperAger chiunque abbia 80 o 90 anni e abbia la capacità cerebrale di una persona di 50 o 60 anni, misurata con test cognitivi. Il cervello dei SuperAgers si restringe a un ritmo più lento rispetto a quello dell’invecchiamento medio. I soggetti appartenenti a questa categoria possono anche presentare i segni biologici del declino cognitivo, ma sono resistenti ai cambiamenti cognitivi veri e propri, afferma Milman. La dottoressa spiega che il numero di SuperAgers in tutto il mondo è relativamente basso, il che rende difficile determinare con certezza i contributi dello stile di vita e della genetica.

“Molte ricerche suggeriscono che le persone che raggiungono questi risultati eccezionali hanno probabilmente una certa predisposizione genetica a diventare SuperAger, e lo abbiamo capito perché c’è una forte storia familiare di longevità in questi individui“, dice Milman, citando studi su animali che hanno permesso di individuare geni della longevità, tra cui l’APoE2. Al momento, ciò che sappiamo è che, anche se non esiste una pillola magica, i fattori legati allo stile di vita sono il modo più infallibile per mantenere il cervello in buona salute e aumentare le probabilità di diventare un SuperAger.

Come aumentare le probabilità di diventare un SuperAger

Sebbene non vi siano prove sufficienti per affermare che i SuperAger abbiano abitudini specifiche o diverse rispetto ai loro coetanei, esistono ricerche che sottolineano come uno stile di vita sano protegga il cervello dal declino cognitivo. “A questo punto abbiamo prove sufficienti che uno stile di vita sano, come dormire a sufficienza, evitare l’assunzione di alcolici in eccesso, evitare di fumare e fare esercizio fisico, fa bene e può prolungare il tempo in cui si è liberi da malattie, oltre che la durata della vita”, dice Milman.

Imparare cose nuove per formare più connessioni neurali può tenere il cervello impegnato e migliorare le funzioni esecutive. “Imparare una nuova lingua o suonare un strumento musicale sono operazioni così difficili da costringere il cervello a cambiare”, ha dichiarato a Fortune la dottoressa Tara Swart, neuroscienziata.

In un articolo del New York Times del 2016, Lisa Feldman Barrett, ricercatrice e autrice di ‘How Emotions Are Made: The Secret Life of the Brain’ (‘Come sono fatte le emozioni: la vita segreta del cervello), ha affermato che cimentarsi in compiti nuovi e difficili può aiutare a ispessire le regioni del cervello responsabili dell’elaborazione delle emozioni e dell’immagazzinamento dei ricordi. Considerate quindi di dedicare settimanalmente del tempo per allenare il vostro cervello provando un nuovo gioco, un hobby o un’attività artigianale.

Vedere il bicchiere mezzo pieno

Secondo Milman, le ricerche preliminari indicano i tratti chiave della personalità dei SuperAger, tra cui la positività e l’adattabilità.”È stato suggerito che i SuperAgers sono più positivi e hanno una visione più ottimistica della vita”, dice Milman. “Penso che questo possa essere in qualche modo sinonimo di maggiore resilienza e della capacità di superare le avversità”. Gli stessi risultati sono stati riscontrati nello studio sui SuperAgers della Northwestern. “Vediamo che i SuperAgers tendono a essere piuttosto resilienti e adattabili, quindi l’apertura a nuove opportunità è un tema che sembra accomunare i membri di questo gruppo”, ha detto a Fortune Emily Rogalski, PhD, neuroscienziata e direttrice dell’Healthy Aging & Alzheimer’s Research Care Center dell’Università di Chicago.Ricerche complementari dimostrano che le persone che pensano positivamente all’invecchiamento tendono a ridurre lo stress e il rischio di sviluppare condizioni croniche, compresa la demenza. Gli individui di qualsiasi età possono dunque accettare le sfide e sapere che il cambiamento e l’adattabilità saranno utili in futuro. Possono anche vedere l’invecchiamento come un dono, concentrandosi sulle caratteristiche positive che ne derivano, come la saggezza, la consapevolezza di sé e un punto di vista più ampio sul mondo.

Promuovere una forte rete sociale

Secondo la Northwestern Medicine, la parte del cervello responsabile dell’elaborazione sociale e della consapevolezza è più grande nei SuperAgers.”Le reti sociali tendono a proteggere le persone dal declino cognitivo”, afferma Milman. Questo dato è confermato dal fatto che la solitudinee la mancanza di legami forti stanno diventando un fattore sempre più determinante nel ridurre la salute degli anziani, compresa quella cerebrale. L’isolamento sociale aumenta del 50% il rischio di sviluppare la demenza.

Che si tratti di genetica, di stile di vita, di una combinazione di entrambi o di un pizzico di fortuna, i SuperAgers hanno trovato qualcosa e dovremo continuare a imparare da loro nella ricerca della longevità.”Possiamo ancora occuparci della nostra salute, e della nostra longevità, attuando scelte di vita sane”, dice Milman.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Fortune.com

Foto Jacob Wackerhausen – Getty Images 

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