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Caldo: +25% richieste di soccorso al 118 rispetto al 2023, è record

Mario Balzanelli

Il bollettino caldo del ministero della Salute non lascia ben sperare: oggi sono 17 le città da bollino rosso: Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino, Trieste e Verona. Il 13 agosto si aggiungeranno al gruppo anche Milano e Napoli (il totale delle città in preda all’afa sale così a 19), mentre alla vigilia di Ferragosto sarà la volta di Bari, Venezia e Viterbo, con ben 22 città italiane in rosso. 

“Il caldo torrido registrato in tutto il Paese, da giugno sino ad oggi ha determinato un incremento significativo delle richieste di soccorso dovute a malori e a traumi, con i Sistemi di Emergenza Territoriale 118 (SET 118) oberati da un incremento pari a circa il 25% in più di interventi, per emergenza-urgenza, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente” calcola Mario Balzanelli, presidente nazionale della Sis 118 (Società italiana sistema 118). “Un dato importante rispetto a quello che fu già un anno record”, sottolinea Balzanelli a Fortune Italia.

Le emergenze si moltiplicano (ma i medici no)

Insomma, se il caldo impatta su cuore e cervello moltiplicando i malori, il dato maggiormente preoccupante per l’esperto è “la carenza, sempre maggiore, di personale medico, ormai ampiamente in fuga nella maggior parte delle regioni italiane. Ecco allora che arrestare la fuoriuscita dei medici dal Sistema di Emergenza Territoriale 118 rappresenta una priorità assoluta che deve essere risolta quanto prima”. Balzanelli evidenzia la necessità di misure legislative “davvero efficaci e improcrastinabili, da parte del ministero della Salute: perché la presenza del medico a bordo dei mezzi di soccorso del SET 118 è di irrinunciabile importanza, sia ai fini della  tutela dei soggetti in imminente pericolo di morte, sia perché il medico agisce da filtro, risolvendo a domicilio numerosi casi che, viceversa, in sua assenza verrebbero inesorabilmente trasportati in ospedale, andando a complicare lo stato di sovraffollamento dei Pronto Soccorso, già ai limiti”.

Fermare la fuga

Insomma, più che per le tante chiamate ricevute ad agosto, Balzanelli è preoccupato dalla “fuga in massa dei medici dal Sistema di Emergenza Territoriale 118, che riscontriamo così diffusamente tra le regioni italiane, così come la scarsa attrattività dell’accesso alle scuole di specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza, con la maggior parte delle borse di studio che vanno sostanzialmente deserte in tutte le regioni”.

La ‘ricetta’

Ma cosa fare? Come spesso accade, il presidente della Sis 118 ha le idee molto chiare. “Si tratta, intanto dal punto di vista legislativo di rivedere i contratti di lavoro, prevedendo adeguate misure economiche incentivanti e tutele legali, fondamentali per chi lavora in emergenza, attentamente calibrate per i contesti di ruolo, caratterizzati da attività clinica in prima linea di elevata complessità gestionale, da rilevanti carichi – permanenti  ed usuranti – di stress, nonché da elevati rischi obiettivi di contenziosi legali, per non parlare delle brutali aggressioni da parte dell’utenza”.

Più ancora, è indispensabile incidere sia a livello nazionale che regionale, con “misure appropriate e concrete che assicurino una maggiore qualità in termini di benessere organizzativo e lavorativo, perché, messa a posto la cornice si ponga finalmente al centro il quadro, e quindi perché venga recuperata e valorizzata la componente vocazionale, direi così spiccatamente umanistica, oltre che scientifica, del servizio di  prossimità e di profonda dedizione all’ammalato, che caratterizza, in modo così spiccato, il codice identitario del medico di emergenza”, elenca Balzanelli.

Una scelta di valore

C’è poi una questione di motivazione. Allora, ragiona Balzanelli, nei colleghi più giovani occorrerebbe alimentare la consapevolezza di “come sia bello fare questa scelta di vita, farsi carico personalmente, con estrema intensità, della persona sofferente, che vede la dimensione operativa dei medici, ma anche degli operatori tutti del Sistema dell’Emergenza Territoriale 118, quali infermieri e autisti-soccorritori, realizzare, a mio parere, l’essenza della professione e della missione più bella e realizzante”, testimonia il numero uno della Sis 118.

“A questo punto, considerato che la comunità beneficia quotidianamente dell’azione salvavita di questi professionisti, c’è da chiedersi: esiste la volontà politica di mantenere in vita la figura del medico di emergenza territoriale 118?”, si domanda il presidente della Sis 118. Non è una domanda retorica: è ormai tempo di riformare la professione, dando risposte a quegli operatori che ogni giorno – che faccia caldo o che nevichi – escono in strada per salvare le nostre vite.

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