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Memoria: ecco come si formano i falsi ricordi

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Che mistero affascinante, la memoria umana. Perché se è vero che esistono rarissimi casi in cui la capacità di ricordare è totale, senza che si formino buchi nel richiamo mnemonico (pensate solo a Paul Morphy, il Mozart degli scacchi che ha vinto una serie di tornei senza nessun maestro ma solo ricordando e facendo proprie sfide su sfide, fino a dare segni di follia in giovane età), nella stragrande maggioranza delle situazioni “gestiamo” i nostri ricordati mescolando la reale consapevolezza di quanto avvenuto e una serie di lacune, più o meno ampie, che sistemiamo con l’esperienza e la conoscenza.

Insomma, esisterebbero due tipi di memorie, anche sul fronte psicologico. Da un lato, ci sono le date importanti, un anniversario di matrimonio o il compleanno di una persona cara. Dall’altro le esperienze che si susseguono creando una serie di passaggi che ci permettono di ripetere un atto o un percorso, ma senza quasi pensarci. A meno che non ci siano eventi occasionali che ci obbligano a valutare la differenza.

Insomma, nel sistema del ricordo si crea una sorta di miscela. Che a volte ci inganna. E ora uno studio coordinato da Ben Griffiths dell’Università di Birmingham esplora cosa potrebbe avvenire, spiegando perché a volte abbiamo una buona consapevolezza di un evento, mantenendolo “inscatolato” accuratamente, e di come invece il cervello possa colmare eventuali lacune attingendo alle esperienze precedenti.

Lo studio, apparso su Communications Psychology, mostra come i ricordi possano essere fallaci. Anche e soprattutto se si tratta delle informazioni definite “prototipiche”, come appunto quelle che attingiamo all’abitudine, magari aggiungendo qualcosa di nostro per “riempire” il vuoto mnemonico. La ricerca ha preso in esame oltre 200 persone, come riporta una nota dell’ateneo, cui è stato chiesto di guardare oggetti in diversi colori “non corrispondenti”. Ad esempio, una mela blu.

Dopo aver completato un semplice compito di matematica come distrazione, è stato poi chiesto ai soggetti di ricordare il colore e poi di sceglierlo da una barra con differenti alternative per verificare con quanta precisione fossero in grado di ricordare la tonalità. Infine, è stato chiesto loro di valutare quanto fossero sicuri dell’accuratezza della loro risposta selezionando tra “sicuro”, “incerto” o “suppongo”.

E allora, ecco comparire i prototipi della memoria. Gli studiosi hanno impiegato l’apprendimento automatico senza supervisione per individuare modelli dalle risposte ed hanno individuato le tonalità generiche o “prototipiche” per le quali le persone tendevano a optare quando non erano sicure di ricordare accuratamente il colore. I risultati hanno mostrato che la fiducia dei partecipanti nella scelta dei colori tendeva a diminuire quando questi erano più vicini alle tonalità identificate come prototipiche dall’algoritmo di apprendimento automatico.

Tutto questo porta ad una conclusione. Normalmente ci rendiamo conto se attingiamo all’esperienza per colmare eventuali “buchi” nel ricordo, ma comunque il cervello entra in gioco. E questo potrebbe essere di grande importanza se si parla di fiducia nell’accuratezza della nostra memoria. Ad esempio quando si riferiscono testimonianze oculari.

Come spiega Griffiths, “quando si tratta di riconoscimento facciale, sappiamo che le persone hanno difficoltà a distinguere i ricordi accurati dai prototipi. Sappiamo meno su come anche il ricordo degli eventi possa essere distorto, ma ciò è altrettanto importante quando si prendono decisioni su quanto fidarsi”.

Intanto, nel puzzle del nostro cervello, rimane la certezza che la memoria a breve termine e i ricordi che conserviamo nel tempo hanno meccanismi diversi. Che ci aiutano a non rischiare di diventare come Morphy. E sappiamo che nella memoria a breve termine il ricordo dura solo poche ore. Ma quando un pensiero o un’immagine si fissa nella mente, ci vogliono molti più passaggi. E sono anche più complessi, perché diventa necessario “mettere da parte” il ricordo per successive rielaborazioni e richiami.

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