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Londra non è mai stata così cara e invivibile

La lotta per trovare un alloggio decente a Londra è durissima. Si inizia con la spirale delle ricerche su internet, qui si viene ignorati e alla fine si partecipa a provini mascherati da incontri. Spesso si finisce con l’impegno a pagare migliaia di euro al mese per condividere un appartamento con degli sconosciuti. Storie così saranno familiari ai millennial e a quelli della generazione X che hanno affrontato l’inizio della loro carriera a Londra – o in altre città come New York e Dublino – nei primi anni 2000. Quello che è cambiato nell’ultimo periodo, però, è il contesto economico in cui i londinesi sono costretti ad affrontare questa fase di passaggio.

A caro prezzo

 Lavorare in una grande città può essere difficile. I millennial e la Gen Z probabilmente sacrificheranno il loro reddito per svilupparsi una carriera e costruirsi una cultura, sperando che i primi problemi di denaro si risolvano da soli. Tuttavia, la promessa di ottenere stipendi più alti a Londra non è più necessariamente vera. Dal crollo finanziario del 2007-2008, i salari sono cresciuti più lentamente nella capitale britannica rispetto alla media del Regno Unito. I costi però sono aumentati rapidamente, aumentando la pressione sui lavoratori.

Secondo i dati dell’ONS, i lavoratori a tempo pieno a Londra guadagnano in media 44.370 sterline (57.027 dollari) all’anno. Siccome gli affitti sono cresciuti più rapidamente degli stipendi, è diventato sempre più comune per i lavoratori spendere più della metà del loro compendo – al netto delle tasse – per l’affitto, andando ben oltre il 33% generalmente raccomandato.

I proprietari, in alcuni casi, hanno aumentato gli affitti del 20-30%, lasciando agli inquilini poca scelta se non quella di cercare altre sistemazioni. Attualmente non esiste una legislazione che impedisca aumenti così importanti. Secondo i dati di SpareRoom, oggi in media una stanza a Londra costa a un inquilino 983 sterline (1270 dollari) al mese.

“Non ci sono più zone di Londra a prezzi accessibili”, ha dichiarato a Fortune Matt Hutchinson, direttore delle comunicazioni di SpareRoom. Hutchinson afferma che l’età media delle persone che utilizzano SpareRoom, che principalmente mette in contatto gli affittuari con le stanze disponibili in alloggi condivisi, sta aumentando: le persone convivono più a lungo per necessità. 

Quando la piattaforma è stata lanciata online per la prima volta, si rivolgeva a giovani professionisti che avevano ottenuto il loro primo appartamento dopo l’università. 

Ora, invece, la convivenza è un fatto comune anche tra persone più adulte che stanno attraversando importanti cambiamenti di vita, come l’uscita da una separazione o il trasferimento a Londra per un lavoro a metà carriera.
La scarsa offerta sta determinando problemi di accessibilità. Secondo una ricerca di Savills, in tutto il Regno Unito le case vengono affittate otto giorni prima rispetto al periodo pre-pandemia. Il gruppo immobiliare afferma che nel Regno Unito c’è il 30% di case in affitto in meno rispetto al 2018-2019.

Condizioni precarie

Oltre al problema economico, anche le condizioni in cui gli affittuari devono vivere stanno peggiorando. In tutta l’Inghilterra, secondo l’English Housing Survey, le case private in affitto hanno il doppio delle probabilità rispetto alla media di avere problemi di umidità.

Uno studio condotto lo scorso anno dal think tank Resolution Foundation ha rilevato che le persone che vivono a Londra hanno il doppio delle probabilità rispetto a quelle che vivono in altre parti del Regno Unito di vivere in un alloggio di scarsa qualità e quindi di rimetterci in salute, sia fisica che mentale.

Cara Pacciti, economista senior della Resolution Foundation, sostiene che i casi di umidità siano aumentati dopo la crisi del costo della vita, quando l’impennata dei prezzi dell’energia ha costretto le persone a ridurre il riscaldamento in inverno. Molti inquilini evitano di lamentarsi delle loro condizioni perché temono lo sfratto e di essere costretti a cercare un alloggio più costoso.

Anche Polly Neate, direttore generale dell’associazione Shelter, ha riscontrato questa tendenza.”Sentiamo regolarmente parlare di giovani affittuari a Londra che si sentono impotenti a lamentarsi delle condizioni o a contestare un aumento ingiusto dell’affitto perché sanno che potrebbero essere colpiti da uno sfratto improvviso”, ha dichiarato Neate a Fortune.

L’impatto sull’economia

Hutchinson di SpareRoom si chiede spesso se Londra finirà per trasformarsi in “un parco a tema per ricchi e turisti”, ma ammette che non si aspettava che le cose andassero già così male: nell’ultimo anno, l’entità del problema dell’accessibilità economica ha indotto alcune persone a rimandare decisioni importanti sulla propria vita.

Una ricerca condotta nel febbraio scorso dal servizio affitti ha rilevato che sette affittuari su dieci hanno rimandato l’intenzione di cambiare casa nei 18 mesi precedenti, principalmente per problemi di budget.

“Le persone rifiutano le opportunità di lavoro, non perché non vogliano trasferirsi, ma perché non vogliono entrare nel mercato così com’è ora e quindi rimangono ferme”, ha detto Hutchinson. “Questo è davvero preoccupante per loro a livello personale. Oltretutto, se intendiamo uscire dalla situazione di crisi in cui ci troviamo facendo crescere l’economia, dovremmo dare loro la possibilità di trasferirsi per ottenere quei posti”.

Secondo i dati compilati da Savills, un maggior numero di investimenti privati sta confluendo nel mercato delle case in affitto e il che , a lungo andare, dovrebbe allentare i problemi di offerta. Neate di Shelter ha sollecitato una nuova legislazione che blocchi gli sfratti immotivati e limiti gli aumenti degli affitti a uno all’anno.

I detrattori sostengono che ciò potrebbe esacerbare i problemi di offerta, ma dato che i giovani lavoratori sono sempre più disaffezionati alla città, rimangono poche risposte. “Se si disincentivano le persone a trasferirsi verso posti di lavoro migliori, più produttivi, in aree ad alta produttività, questo non è ovviamente positivo per l’economia”, afferma Pacitti della Resolution Foundation.

La perdita di Londra è il guadagno del resto del Regno Unito. Il programma di livellamento del Paese ha cercato di diffondere la ricchezza al di fuori della capitale e nuove opportunità stanno iniziando a nascere in seconde città come Manchester e Birmingham. 

Ma ci vuole tempo e, mentre altre regioni si mettono al passo, una fuga di talenti dalla più grande economia del Paese potrebbe colpire duramente l’economia britannica.

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

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