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Il Ceo di Wayve che ha stregato Microsoft e Nvidia: “A guidare le auto sarà l’AI”

Potere di una gita per le strade di Londra. Sulle automobili guidate in autonomia dall’AI sviluppata dalla startup britannica Wayve sono saliti in tanti. Tra gli altri, Satya Nadella di Microsoft (e lo stesso fondatore Bill Gates) e Kentaro Matsui di Softbank. Entrambi i colossi, insieme a Nvidia, hanno deciso di investire in un round di serie C da 1,05 mld di dollari che potrebbe consentire alla startup britannica di abbattere una delle barriere tecnologiche più resistenti dell’era moderna, davanti alla quale tanti giganti si sono arresi: la guida autonoma.

Wayve ha coniugato il sogno infranto di molti (arrivare ai veicoli a guida autonoma) con la rivoluzione tecnologica guidata proprio da due dei suoi nuovi investitori: l’intelligenza artificiale. La cifra è un record: se si parla di AI in Europa, nessuno ha raccolto di più in un singolo round. Per la prima intervista in Italia di Alex Kendall, Ceo e co-founder di Wayve che a settembre sarà tra gli speaker di Italian Tech Week, partiamo proprio dalle passeggiate a Londra a bordo di veicoli che si guidano da soli: basta un test drive per convincere gli investitori?

A cosa serve un test drive

“Proprio nel palazzo alle mie spalle”, racconta a Fortune Italia Kendall, in videochiamata dalla sede londinese della startup, “lavoriamo per addestrare il modello, metterlo su una macchina, uscire su strada e vedere come interagisce fisicamente con il mondo, mettendolo alla prova con scenari molto complessi”.

Per le strade di Londra l’auto si ferma ai semafori e procede con cautela in prossimità degli incroci e rallenta quando ‘vede’ (con le sue telecamere, fondamentali per la tecnologia di Wayve) che un ciclista sta per attraversare.

La tecnologia è stata anche sperimentata da aziende molto interessate nelle consegne a domicilio, come il rivenditore super tecnologico Ocado e Asda, mentre Wayve lavora anche a un modello di Ai generativa per interagire verbalmente con l’auto.

“È veramente intelligente, funziona anche in un mondo aperto e non strutturato. Penso che sia questo l’aspetto davvero eccitante. Gli amministratori delegati delle aziende automobilistiche escono e dicono ‘voglio questa cosa nella mia auto’”.

A cosa serve il finanziamento

Kendall ha iniziato a lavorare alla tecnologia di Wayve durante il suo dottorato a Cambridge e le sue ricerche sul deep learning end-to-end. Nel 2017 ha fondato la startup che vuole portare l’AI sulle strade del mondo.

Le cose sono cambiate da quando, nel 2018, il fondatore di Wayve inseguiva il Ceo di Nvidia Jensen Huang in ascensore per presentare la sua creazione. “Sono stati 7-8 anni in cui siamo stati abbastanza ‘controcorrente’, le persone ridevano e sottovalutavano quello che stiamo facendo. Ora sembra che questa cosa stia guadagnando slancio. Ma abbiamo ancora molto da dimostrare. Dobbiamo ancora lanciare il nostro primo prodotto. Stiamo ancora costruendo tutte le parti della tecnologia, ma penso che abbiamo dimostrato che tutto questo è possibile, che siamo in grado di arrivare a innovazioni scientifiche che rendano possibile questa strategia. Con questo finanziamento e la posizione in cui ci troviamo ora possiamo portarci avanti nella produzione. Continueremo a fare dei ‘pitch’, vorremo sempre costruire cose nuove e crescere”, anche se magari non negli ascensori, aggiunge ridendo. I soldi serviranno anche ad ampliare il team della startup, che in questi anni ha accolto tanti nomi importanti per il settore.

La cultura delle anomalie

Wayve è arrivata a quello che è stato definito round di Serie C – che di solito avviene nella fase avanzata della vita di una startup – senza ancora aver alcun prodotto commerciale disponibile.

Il Ceo non è sorpreso. In Nuova Zelanda, dove è cresciuto, Kendall dice di aver avuto la fortuna di “sperimentare la cultura della celebrazione delle anomalie. Essere diversi dagli altri produce innovazione, credo. Tutta la mia vita e il mio viaggio con Wayve sono stati caratterizzati da tante anomalie. Quando guardiamo il mercato è difficile trovare qualcosa di simile a quello che stiamo facendo. Non c’è stato un manuale da seguire per noi. Abbiamo dovuto capire alcune cose per la prima volta, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche su come costruire un’azienda come questa in Europa. Naturalmente non è sostenibile non avere entrate. Ma penso che abbiamo la capacità per costruire un prodotto che possa trasformare l’industria automobilistica. A quel punto arriveranno le entrate e, soprattutto, sarà un enorme traguardo per tutti: il primo passo per rendere la ‘embodied Ai’ una realtà nell’Era dei veicoli autonomi”.

Uno dei test di Wayve per le strade di Londra

Il segreto di Wayve: una ‘end to end Embodied AI’

Secondo Wayve la end-to-end (e2e) Embodied AI è il segreto per risolvere il long-tail problem della guida autonoma.

Traduzione. Lavorare a macchine che si guidano da sole significa dover affrontare un long-tail problem: ‘casi limite’ (come gli incidenti) che per quanto improbabili sono assolutamente prioritari, come spiega in un post il veterano del settore Erez Dagan, Presidente di Wayve. “La mancata risposta corretta a una situazione ‘long tail’ critica per la sicurezza può avere conseguenze disastrose per i consumatori e le case automobilistiche e persino portare a un diffuso rifiuto sociale, riportando indietro l’intero settore”.

A questo serve una ‘e2e Embodied AI’: il sistema intelligente in grado di interagire fisicamente con il mondo esterno (Embodied AI) che verrà montato sull’auto impara da un numero enorme di registrazioni di sessioni di guida che sono, appunto, end-to-end: vengono registrati sia gli input esterni che le azioni di guida (come una frenata) che ne scaturiscono come output. Non è esattamente corretto dire che il sistema ‘impari in tempo reale’: è basato infatti sull’elaborazione di un enorme mole di dati. Ma la differenza con le altre tecnologie è la capacità di applicare quello che ha già imparato a situazioni nuove e imprevedibili, senza il bisogno di operare solo su mappe precise e preregistrate, come accade per altre tecnologie di guida autonoma. Un approccio a cui Kendall lavora da una decina d’anni, e verso il quale recentemente ha virato anche la Tesla di Elon Musk.

Il rapporto ‘neutrale’ con le case automobilistiche

A Fortune Italia Kendall dice che non può ancora fornire una data precisa su quando arriverà il lancio del primo prodotto di Wayve, così come non è stata diffusa una valutazione dell’azienda dopo il round di finanziamento. Dice però che c’è la voglia di lavorare con le case automobilistiche. E che le collaborazioni sono già iniziate. “Abbiamo rapporti fantastici con alcuni dei principali produttori in tutto il mondo. Siamo entusiasti del lavoro che stiamo facendo con loro, ma non possiamo annunciare nulla in questa fase”. Ovviamente, spiega, ai veicoli autonomi veri e propri la startup, che mette a disposizione solo software, non può arrivare da sola. Serve un mercato dell’automotive che sta ora realizzando come l’AI può far arrivare ai veicoli autonomi, attraverso la messa a punto delle architetture giuste e delle tecnologie per il rilevamento. “Un tempismo perfetto”, dice Kendall. “È quasi come se la nostra AI e i piani delle case automobilistiche si stessero incontrando a metà strada”.

Tra gli investitori dell’ultimo round non c’è però capitale di rischio proveniente da quegli stessi produttori di auto, che spesso creano le loro società di venture capital per investire in startup innovative. Una scelta precisa, dice Kendall. “Abbiamo avuti molto interesse dalle case automobilistiche”. Il motivo per cui è stato deciso di non far entrare i produttori nel capitale è la neutralità rispetto al mercato. “In questa fase iniziale, l’assunzione di rischi di investimento non era appropriata. Vogliamo essere in grado di lavorare con le principali case automobilistiche e i mercati in circolazione. Microsoft e Nvidia invece sono investitori strategici perché possono aiutare a “costruire il prodotto, mantenendoci neutrali”.

Nel 2022 Microsoft aveva già partecipato a un round da 200 mln di dollari, un anno prima che Bill Gates chiedesse di andare a mangiare fish and chips nel suo test drive con la startup.

Con Redmond la partnership dura da circa 5 anni. “L’infrastruttura di Azure è alla base dell’apprendimento automatico e delle operazioni sui dati, mentre Nvidia ha potenziato per sette anni le operazioni relative all’alimentazione e al computer di bordo. Ed è stata usata la loro tecnologia per aiutarci a sviluppare il nostro primo prodotto”. Adesso la startup potrà aumentare gli investimenti nel training dei modelli AI, che diventerà sempre più impegnativo man mano che aumenta l’elaborazione di dati. “Quello che mi piace davvero di Microsoft e Nvidia è che sono leader di mercato sia in termini di scala che di qualità della loro tecnologia”, dice Kendall.

Se all’AI serve un istruttore di guida

Essendo ‘puro software’, quando sarà pronto il prodotto di Wayve potrà essere portato rapidamente ovunque. Anche in Italia. “Il prodotto è progettato per funzionare ovunque. Impara senza una mappa in alta definizione che gli dica dove guidare”.

Serviranno degli istruttori di guida che aiutino ad accumulare i dati necessari per adattare l’AI ai diversi Paesi e alle diverse culture di guida. “Come i modelli linguistici di grandi dimensioni imparano a parlare inglese, italiano, spagnolo, francese, il nostro modello è un modello unico, ma può imparare per affrontare le diverse culture di guida in tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda agli Usa, dal centro di Roma a Napoli, o anche le costa della Sicilia”, alla quale Kendall è molto legato.

Il legame con la Sicilia

“Ho avuto la fortuna di trascorrere quattro estati in Sicilia, in una scuola internazionale di computer vision, durante il mio dottorato”, racconta il Ceo. La scuola, l’International computer vision summer school co-fondata da un professore di Kendall, riunisce in Italia ogni anno alcuni dei maggiori ricercatori mondiali di AI. È guardando il mare siciliano che Kendall ha avuto “alcune delle prime idee di sviluppo” che hanno poi portato a Wayve.

La sfida dei veicoli autonomi

Da Google a Uber, da Ford e Volkswagen (con la fallimentare esperienza Argo AI) a General Motors (Cruise): perché il settore dei veicoli autonomi ha fallito, finora? Sicuramente, tutti quegli investimenti non sono andati nella end-to-end AI progettata da Wayve. Secondo Kendall “la prima ondata della guida autonoma ha avuto molto capitale investito e scaling commerciale prima che la tecnologia fosse davvero pronta. Alcuni servizi e tecnologie forse funzionavano, ma non erano economicamente sostenibili. Ma è stato fantastico vedere alcune di queste dimostrazioni tecnologiche”.

Ora, spiega, l’intelligenza artificiale sta “abbattendo le barriere che hanno resistito nell’industria da almeno 10 anni”, permettendo di portare la scala di questa innovazione a livello globale. “Il ciclo dell’hype è stato abbastanza naturale. Ci siamo entusiasmati per la guida autonoma e poi ci siamo resi conto che non era facile realizzarli. È uno dei problemi più difficili che si possano immaginare. Il livello di aspettativa di sicurezza e di accettazione da parte del pubblico è giustamente molto alto, ed è un livello che dobbiamo soddisfare per avere successo. Intanto dal lato tecnico i problemi sono tantissimi, dall’hardware al software, dall’apprendimento automatico ai dati, fino alle simulazioni. È un problema molto impegnativo su cui lavorare, ma fortunatamente penso che l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico forniscano una via d’uscita”.

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