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Elezioni Usa, parla una storica: “Harris perfetta per battere Trump”

Nel 2016, l’ex Segretario di Stato Hillary Clinton definì l’esperienza del dibattito con Donald Trump, allora già candidato repubblicano alla presidenza, una cosa da far “accapponare la pelle”. Nel memoriale del 2017, ‘What Happened’, Clinton disse poi che era per il modo in cui lui le si appostava dietro, “pedinandola” sul palco mentre parlava.  In quel momento si chiese se avrebbe dovuto affrontarlo o ignorarlo e continuare a sorridere. Alla fine decise di non infierire, aiutata “da una vita di rapporti con uomini difficili che cercavano di buttarmi giù”. Tuttavia, impugnai il microfono con maggiore forza”, ha scritto. Nel libro, Clinton ha però dichiarato di aver ripensato all’accaduto: forse affrontarlo sarebbe stato più giusto. “Sarebbe stata sicuramente un scena televisiva migliore”, ha detto. “Forse ho imparato troppo bene la lezione di mantenere la calma, mordermi la lingua, conficcare le unghie in un pugno chiuso, sorridere sempre per presentare al mondo un volto composto”, ha detto.

È questo che la vicepresidente Kamala Harris sta per ereditare. Nel giro di qualche giorno, Harris è passata dal sostenere un presidente malato a diventare la prima candidata del Partito Democratico, raccogliendo oltre 100 milioni di dollari in donazioni, pronunciando discorsi infuocati per la campagna e provocando il suo avversario: Trump. 

La sua nuova posizione – c’era da aspettarselo – la rende il principale bersaglio dei feroci attacchi dei tycoon. Per citarne alcuni: l’ha definita “cattiva”, “pazza”, “incompetente” e “stupida come una roccia”. Ha anche pronunciato male il suo nome e ha schernito la sua risata. Harris tra l’altro non è ancora la candidata democratica alla presidenza e sono passati solo due giorni da quando Biden ha annunciato la fine della sua corsa. 

Viene dunque da chiedersi: la vicepresidente è pronta ad affrontare la scorrettezza di Trump?

Secondo Barbara Perry, nota storica e autrice di numerosi libri sulla presidenza americana, Harris non solo è pronta, ma è l’unica che potrebbe farlo. “Non si potrebbe avere contrasto migliore di quello Harris-Trump”, ha dichiarato Perry a Fortune.  

“È una donna nera con un’eredità interessante – il padre che viene dalla Giamaica e la madre che viene dall’India – e che si è tirata su con le proprie gambe. È la storia del sogno americano”. Inoltre Harris è un ex procuratore che si è concentrato su casi di violenza sessuale e frode e che quindi risulta ideale per scontrarsi con la “misoginia” di Trump. Secondo Perry , “è la persona perfetta per correre contro di lui”.

La storica ritiene che Harris possa conquistare due coalizioni di elettori di nicchia: i conservatori che non hanno mai votato Trump e che non vogliono votare per un uomo anziano, e i giovani di sinistra che vogliono un candidato progressista. Questo perché Harris si trova in una posizione unica: è sia un procuratore severo e sobrio, che piacerebbe agli elettori conservatori, sia una progressista, campionessa della sinistra, che potrebbe rivolgersi ai giovani elettori.

La vice di Biden ha dalla sua anche esperienze di rilievo, sia nel ramo giudiziario che in quello esecutivo, e a livello locale, statale e nazionale. Harris è stata procuratore distrettuale di San Francisco prima di diventare procuratore generale della California; nel 2017 ha vinto un seggio al Senato ottenendo oltre il 60% dei voti. “Mi piace sempre vedere un candidato con esperienza locale, statale e federale: Harris ha più esperienza di molti altri presidenti, e certamente molta più di quanta ne abbia mai avuta Donald Trump”. 

Harris potrebbe vincere se riuscisse a mettere in risalto il carattere da “Lady di ferro” di altre donne leader, come Margaret Thatcher, ex Primo Ministro britannico, o Golda Meir, l’ex Primo ministro di Israele che guidò il Paese nei primi anni Settanta. Queste figure, che sono state portate a ricoprire posizioni di comando in tempi di conflitto, hanno mantenuto il loro status ostentando sicurezza e forza. Harris, invece, può coltivare un senso di stabilità attraverso l’autenticità, cosa che Clinton ha tentato di fare senza successo, sostiene Perry.
“Ho incontrato Hilary Clinton un paio di volte e credo di aver visto un suo lato genuino, attraente e avvincente”, ha aggiunto. “Ma durante la corsa alla presidenza, la gente diceva che non era autentica perché non riusciva mai ad attenersi a un solo personaggio”.

Harris, al contrario, “sembra a suo agio nella propria pelle”, ha detto la Perry. Secondo la storica questo potrebbe essere il risultato del rapporto d’amore con il marito, Doug Ermhoff, e dell’aver affrontato circostanze difficili nella sua carriera politica. La vice di Biden ha infatti affrontato elezioni primarie “al cardiopalma” durante il suo mandato in California,  dove tra i democratici c’è molta competizione: arrivare in cima, prima come procuratore generale e poi da senatore, “non è un tea party”. 

La realtà della situazione politica è che con la televisione e i social media, tutto è sotto gli occhi di tutti, ha detto Perry. Biden ha appena abbandonato la corsa, essenzialmente a causa di una serata di dibattito catastrofica che ha ricordato la sconfitta dell’ex presidente Nixon contro l’ex presidente John F. Kennedy nel 1960, e che anche allora fu imputata all’aspetto malaticcio di Nixon in TV. Trump invece è appena scampato a un attentato e pochi secondi dopo essere stato colpito era in piedi con il pugno sollevato in segno di sfida.

Perry ha ricordato come Franklin Roosevelt sia stato eletto per un quarto mandato nel 1944 perché non c’erano TV o schermi per far vedere quanto fosse malato. “Forse è superficiale, ma è giusto dire che, nel mondo di oggi, il modo in cui ci si presenta è importante”, ha detto Perry. 

Tenendo presente questo, la storica ritiene che Harris dovrebbe stare molto attenta al suo effetto e a come i suoi manierismi vengono percepiti dalla telecamera, soprattutto in quanto donna. In particolare, ridere spesso può essere vista come una cosa sciocca e trasmettere poca serietà (il nuovo soprannome di Trump per lei è “Laughing Kamala”). 

Per evitare ulteriori critiche in un mondo ancora spesso sessista, Harris “dovrebbe stare attenta alla sua risata”, ha detto la Perry. Sebbene ritenga che le battute sulla risata e i paragoni con la risata simile di Clinton siano ingiusti – “è solo il modo in cui queste donne ridono” – la storica sostiene che per sopravvivere a una campagna elettorale brutale, ogni donna dovrebbe fare del suo meglio per evitare le inevitabili prese in giro. 

“Se la gente ti schernisce per qualcosa che puoi controllare o rivedere, allora è meglio farlo”, ha detto Perry. “Non ti farà perdere i tuoi principi o non essere te stesso”. 

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

Foto Getty Images

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