Con le donne al comando la qualità dell’aria migliora. Lo dimostra uno studio dell’Università di Pisa – pubblicato sul prestigioso ‘European Journal of Political Economy’ – che mette in luce lo stretto rapporto di causa-effetto tra il potere femminile e i livelli di inquinamento atmosferico in 230 regioni dei 27 Paesi Ue.
“Abbiamo scelto di procedere a livello regionale, percorrendo una strada del tutto innovativa”, spiega la Professoressa Lisa Gianmoena del dipartimento di Economia e Management dell’Ateneo pisano, coautrice dell’articolo insieme al collega Vicente Rios. “Guardando ai dati nazionali avremmo perso informazioni perché molte politiche ambientali vengono attuate a livelli inferiori”, prosegue.
Quando a occupare questi livelli ci sono le donne – mostra chiaramente lo studio – si respira un’aria diversa, cioè più pulita. “I nostri risultati evidenziano una relazione positiva tra l’empowerment politico delle donne e la qualità dell’aria – dice ancora Gianmoena – e questo suggerisce che le donne tendono a imporre pratiche più rigide e orientate verso la sostenibilità rispetto alle regioni governate da uomini”. Stando ai criteri considerati dallo studio, le donne risultano infatti meno corruttibili e più severe nell’attuazione delle politiche ambientali.
“Per assicurarci che il rapporto tra empowerment politico femminile e qualità aria non fosse una ‘correlazione spuria’, cioè puramente casuale – precisa la docente dell’Ateneo pisano – abbiamo testato altre variabili: come sviluppo economico, livello di istruzione, innovazioni in tecnologie verdi, ideologia politica e densità di popolazione. Tuttavia la relazione positiva è rimasta significativa, provando la robustezza del risultato”.

Robustezza confermata anche da Sveva Avveduto, dirigente del CNR – il Consiglio Nazionale delle Ricerche – e già delegata italiana del G20 e del Women20. “Si tratta di un lavoro valido e accurato, che si inserisce in un filone di studi sempre più imponente”, afferma. “I risultati sono senz’altro interessanti e ci riportano al legame tra donne e cambiamento climatico, che è strettissimo”. Da un lato, infatti, la componente femminile della società è quella che più risente degli effetti negativi della crisi in atto, dall’altro – si legge nello studio – le donne sono anche in prima linea per la costruzione di un pianeta migliore.
In particolare, la correlazione positiva è evidente in numerose regioni del Nord Europa, tra cui Finlandia, Irlanda, Estonia, Svezia e Danimarca, mentre la maglia nera va alla Polonia, Ungheria e Romania. In Italia, invece, quello che salta subito all’occhio è il divario tra Centronord e Sud. “Nel Meridione il numero delle donne al governo è molto basso: questo ovviamente influenza i dati sulla qualità dell’aria”, spiega ancora Gianmoena.
La soluzione è semplice. “Dando maggiore potere alle donne si prenderebbero due piccioni con una fava – ironizza la Professoressa – perché si ridurrebbe il gender gap, come chiede di fare l’Ue, ma si avrebbe anche un mondo più pulito”, conclude.