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Il genetista Novelli: “Il Dna non delude mai”

Dna

“L’analisi del Dna a scopo identificativo è ormai un test di routine, eppure sono passati solo 39 anni dal suo primo utilizzo. Nel corso di questi anni, la tipizzazione del profilo del Dna ha subito molti cambiamenti e continuerà a farlo in futuro”. Parola di Giuseppe Novelli, Coordinatore del Collegio Genetisti del Comitato Nazionale Biotecnologie e Biosicurezza e Scienze della Vita, che tra i suoi compiti, svolge anche un’attività di verifica sui laboratori ad alta specializzazione autorizzati ad eseguire la profilazione genetiche inviando poi i risultati alle Forze dell’Ordine, che provvederanno a trasferirli alla Banca Dati Nazionale del Dna.

Novelli interviene dopo il successo della docuserie su Netflix “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”, che ha suscitato una serie di dubbi sulle indagini che hanno portato alla condanna di Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio.

Caso Yara, il genetista e i dubbi della serie Netflix: “Il Dna era di Bossetti”

Se il 28 febbraio 1953 Francis Crick e James Watson annunciarono per la prima volta di aver scoperto la struttura a doppia elica che avrebbe cambiato la scienza, Novelli ha portato l’analisi del Dna per la prima volta in Italia alla Corte di Assise dell’Aquila nel procedimento a carico di Michele Peruzza, seguendo poi come perito numerosi casi come quello di Provenzano, Ghira, Via Poma e  Amanda Knox.

“La profilazione in laboratorio inizia con le estrazioni del Dna, poi viene seguita dalla quantificazione del Dna stesso, e dall’analisi di regioni variabili specifiche per l’uomo e ormai ben caratterizzate. Ciascuno di questi passaggi – dice a Fortune Italia Novelli – ha visto miglioramenti che hanno portato ad avere oggi una grande sensibilità, anche da tracce minuscole”.

“Ormai analizziamo il Dna di una singola cellula a scopi medici e diagnostici e prendiamo decisioni importanti per decidere una terapia piuttosto che un’altra, stabilire se un embrione (dopo aver analizzato una singola cellula) è sano o malato. Quindi l’analisi è robusta e affidabile. Basti pensare alla recente scarcerazione di Kathleen Folbigg, già condannata con l’accusa di aver portato alla morte i suoi quattro figli piccoli, Caleb, Patrick, Sarah e Laura. Soltanto l’analisi completa del Dna della stessa Folbigg e quello dei suoi figli ha permesso di dimostrare che i bambini sono deceduti per cause genetiche”, ricorda Novelli.

“Il Dna non delude mai, e se qualche volta accade, è per ignoranza”, aggiunge il genetista, citando il grande Isaac Asimov: “L’aspetto più triste della vita, in questo momento, è che la scienza raccoglie la conoscenza più velocemente di quanto la società raccolga la saggezza”.

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