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Maurizia Villa: contro la discriminazione uso l’ironia

Una volta, da dirigente di prima linea di una banca importante, vado a Stresa per presentare un progetto. Appena arrivo vengo accompagnata con altre signore su un battello, mentre il resto del mio team – tutti uomini – va in un’altra direzione. Chiedo: ‘Scusate, dove stiamo andando?’, mi dicono che le signore fanno il giro del lago e gli uomini si occupano di business. A quel punto sorridendo dico: ‘Scusate, devo scendere. Sono il capo e senza di me non si fa business’”.

Diciamoci la verità quante donne oggi, in una situazione simile, avrebbero fatto come Maurizia Villa ovvero sorriso, minimizzato, alleggerito? La Managing Director Italia di Korn Ferry ha sempre reagito cosi alle discriminazioni di genere. “Ne ho subite eccome nel corso della mia carriera, ma niente mi ha mai offeso. Ho risposto con un sorriso e della sana ironia”.

Eccola Maurizia Villa, granitica e leggera insieme, solida e ironica. Ed è cosi da quando, dopo la laurea in Economia, le impediscono di intraprendere la strada che ha sempre sognato. “Ero l’unica donna in un istituto universitario di soli uomini che faceva il suo lavoro ed era sempre disponibile. Il mio capo mi indicava come modello da seguire e questo alla lunga ha infastidito qualcuno. Infatti, proprio quando dovevo essere assunta, l’Università cambia piani. È stata una grande delusione. Ero molto giovane e già sposata, non avevo nient’altro in programma”.

Maurizia Villa no, ma il futuro un piano per lei ce l’aveva eccome. “Ho iniziato a fare colloqui con diverse banche estere, ma negli anni ’80 una donna giovane e fresca di nozze non è un’opportunità: il pericolo maternità pesa più della competenza”. Fino a quando la ruota – quella che gira sempre e ripassa negli stessi punti – torna a prendersi Maurizia Villa per portarla fino ai vertici di una banca belga. “A 29 anni divento dirigente. Non è facile perché il mondo della finanza è molto maschile. Tuttavia, questo per me diventa uno stimolo, prendo maggiore consapevolezza delle mie competenze e dei limiti miei e di chi mi sta intorno. Capisco di dover dimostrare chi sono senza impormi, basta il merito”.

Solo che il merito in quel mondo e in quegli anni deve sapersi vestire, perché l’abito fa il monaco e il monaco fa l’ordine. “Mi ricordo che il mio capo mi dice ‘Mi raccomando, qui ci si veste di grigio e si indossa la giacca. Il venerdì è consentita una giacca blu su gonna grigia, ma la norma è il grigio. Chiedo di poter indossare un vestito e lui risponde che i vestiti sono per le assistenti.”

E invece di battere i pugni, sfoggiare una minigonna e salire sulle barricate, Maurizia Villa sorride e si mette la giacca più istituzionale del mondo per cambiare la storia. “In un contesto maschile e maschilista ho imparato presto che per affermarmi dovevo essere autorevole.

Ebbene, la giacca a quei tempi mi consentiva di esserlo, perciò da quel momento in poi l’ho indossata sempre”. Quindi è così che Maurizia Villa combatte e supera quel tempo, trasformando l’ostacolo in arma, la rabbia in ironia.

Spiega che oggi la qualità di vita – e quindi anche professionale – si misura su parametri diversi. “Se da piccola avessi detto a mio padre che mi sarebbe piaciuto cantare, ballare o aprire un ristorante, mi avrebbe fatto ricoverare. Le mie ambizioni secondo lui dovevano essere altre. Oggi per fortuna mi sembra che tanti genitori assecondino le ambizioni dei figli sapendo che l’importante è lavorare valorizzando, se possibile, le passioni. E sono cambiate le donne che ai colloqui non si accontentano di ascoltare passivamente le indicazioni sul ruolo da occupare, vogliono contare e fare la differenza. Ci sono professioniste eccellenti che preferiscono la famiglia alla crescita professionale, scelgono di dare priorità ai figli. Chiediamoci perché nel mondo della finanza è difficile trovare una donna amministratore delegato. Sono poche le donne considerate autorevoli o sono poche quelle a cui interessa occupare certe posizioni?”.

Korn Ferry, presente in 70 Paesi in tutto il mondo, presta grandissima attenzione al tema diversity e garantisce assoluta parità salariale tra uomini e donne.

“Se tornassi indietro c’è una sola cosa che non rifarei mai”. Sorride anche stavolta Maurizia Villa, anche se quello che dice tocca un nervo scoperto. “Io ho partorito lavorando. Avevo fretta di tornare a lavorare, temevo di perdermi pezzi. Col senno di poi, credo sia stato l’errore più grave: mia figlia è diventata la priorità della mia vita e l’ho capito solo dopo”.

Per la Managing director Italia di Korn Ferry, Giorgia Meloni è un grande esempio di leadership femminile. “La Presidente del Consiglio ha dimostrato di avere coerenza, passione politica e grande determinazione. Oggi, forse proprio grazie a lei, i bambini sognano di diventare capo del governo e non solo pompiere o pilota. È come se quel ruolo, attraverso il sudore e il sacrificio, fosse percepito come più accessibile”.

Quando le chiedo se riconosce un tratto maschile nella leadership di Meloni mi risponde nettamente. “No, affatto. Le critiche sui toni e i modi sono legittime, ma credo attengano al carattere e alla personalità più che alla sfera di genere. Meloni è un modello di donna risolta, che non significa perfetta o equilibrata al 100%, ma consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti.”

Villa non si definisce una femminista, rifugge da qualsiasi identificazione politica e ideologica. Riconosce il valore storico e il peso specifico delle quote rosa, ma ne vede soprattutto i limiti.

“Sono state un punto di rottura necessario, però non basta imporle per sentirsi in pace con la coscienza. Fatico a pensare che Eva sia nata dalla costola di Adamo, ma faccio altrettanto fatica a pensare che Eva stia bene in ogni ruolo. Nei ruoli di governance di un’azienda c’è bisogno di persone competenti e capaci, punto. Quando seleziono il personale mi preoccupo di scegliere il valore aggiunto, non il colore. Non c’è rosa o nero, credo che oggi la parità sia policromatica”.

 

 

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