Mentre molti dei suoi ex colleghi di PayPal hanno trascorso l’ultima settimana a schierarsi a favore di chi sosterranno alle elezioni del 2024, Roelof Botha, top partner di Sequoia Capital, ha criticato il livello di divisione nel Paese e ha dichiarato che la sua azienda non si sarebbe intromessa.
“Sequoia non assume un punto di vista politico”, ha dichiarato Botha martedì alla conferenza Fortune Brainstorm Tech a Park City, nello Utah. E ha aggiunto: “Siamo orgogliosi di aver permesso a molti dei nostri partner di esprimere le loro rispettabili opinioni individuali lungo il percorso, e di aver dato loro questa libertà”. Da parte sua, Botha ha dichiarato di non essere “un membro iscritto a nessuno dei due partiti” e di essere “molto più concentrato sulle politiche che guideranno l’imprenditorialità, la creazione di posti di lavoro e la garanzia che gli Stati Uniti rimangano all’avanguardia”.
I commenti di Botha sono stati pronunciati nel corso di un’ampia intervista con il caporedattore di Fortune Alyson Shontell, in cui si è parlato di tutto, dallo stato dell’industria del venture all’intelligenza artificiale e alla politica. Poche ore prima che Botha parlasse martedì, Marc Andreessen e Ben Horowitz hanno pubblicato un video su YouTube in cui annunciavano e spiegavano la loro decisione di sostenere Trump alle prossime elezioni.
Il venture capitalist David Sacks di Craft Ventures, un ex dipendente di PayPal che ha lavorato con Botha, è intervenuto alla Convention nazionale repubblicana e qualche settimana fa ha tenuto una raccolta fondi per Donald Trump a casa sua. L’appena annunciato compagno di corsa di Trump, J.D. Vance, ha avuto un breve periodo di lavoro nel venture capital.
Botha si è soffermato sullo stato attuale della politica, sottolineando che la divisione partitica negli Stati Uniti è cresciuta negli ultimi 20 anni. “Penso che sia davvero malsano per il futuro di questo Paese”, ha detto Botha. Gli Stati Uniti sono un “Paese incredibile”, ha detto Botha. “C’è un motivo per cui persone come me vogliono venire qui, c’è un motivo per cui circa il 40% dei founder che sosteniamo sono immigrati di prima generazione”.
L’articolo originale è disponibile su Fortune.com
