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Acqua del rubinetto: sicurezza e quantità. Gli errori degli italiani

acqua

Semplice come bere un bicchier d’acqua? Insomma, perché se quella ‘del sindaco’ è sicura (ce lo dice la scienza, o meglio l’Istituto superiore di sanità), in realtà gli italiani sono piuttosto confusi su quanto dovrebbero berne. Un tema caldo, specie in questi giorni in cui le temperature roventi mettono a dura prova il nostro organismo. Non mancano poi le bufale, che allontanano una fetta di connazionali dall’acqua del rubinetto. Ma quando dovremmo bere?

Dieci bicchieri non bastano

“La quantità raccomandata è di circa 2 litri al giorno per le donne e 2,5 litri per gli uomini”, ha spiegato Graziano Onder, coordinatore della segreteria scientifica dell’Iss in occasione della presentazione del primo rapporto elaborato dal Centro nazionale per la sicurezza delle acque (Censia) dell’Istituto di viale Regina Elena. Ma un’ampia fetta della popolazione italiana beve troppo poco. “In particolare gli anziani, in oltre il 40% dei casi” non raggiungono la ‘dose’ indicata, “con il rischio di un impatto negativo sulla performance fisica e cognitiva. L’acqua è fondamentale in tutte le fasi della vita, fin dalla gravidanza e dai primi mesi di vita”.

L’acqua, ha ricordato l’esperto, è essenziale per il benessere del corpo e per la nostra salute: Rappresenta circa il 60% del nostro peso corporeo e apporta importanti contributi di elementi minerali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare. Mantenersi ben idratati è fondamentale per la nostra salute, ancor più in estate, quando si tende a perdere più liquidi. Mantenere l’equilibrio idrico del nostro organismo è fondamentale, in quanto l’acqua svolge un ruolo cruciale perché costituisce i fluidi corporei, nonché il mezzo per trasportare nutrimento agli organi ed eliminare le scorie. L’assunzione di liquidi, evitando o quantomeno limitando il consumo di bevande zuccherate e alcoliche, deve aumentare nelle giornate calde, quando si lavora o si fa attività fisica.

Non aspettare la sete

Forse non tutti sanno che la sete interviene già quando l’organismo è in fase di deidratazione, tanto più per gli anziani e i bambini, che avvertono molto meno lo stimolo a bere, o anche per adulti nel corso degli sport acquatici come il nuoto, in quanto il ‘riflesso di immersione’ inibisce i meccanismi che attivano il segnale di bisogno di bere dell’organismo.

La disidratazione può essere pericolosa: il meccanismo della sudorazione viene bloccato per risparmiare l’acqua rimasta nell’organismo, ma la mancata produzione di sudore causa un surriscaldamento organico con ripercussioni negative sul centro termo-regolatorio ipotalamico (colpo di calore). Una scarsa idratazione nelle fasi iniziali causa lievi squilibri dal punto di vista neurologico e fisico, diminuendo il livello del nostre prestazioni intellettive e fisiche, e può quindi determinare spossatezza, nausea e crampi muscolari.

I risultati dei controlli

L’acqua del rubinetto negli ultimi 3 anni è risultata conforme ai parametri indicati dalla legge in quasi il 100% dei casi. Il rapporto, realizzato sulla base dei dati prodotti dalle Regioni italiane insieme al Sistema nazionale per la protezione ambientale e coordinato dal ministero della Salute e dall’Iss, ha esaminato i risultati di oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte in 18 regioni e province autonome, corrispondenti a oltre il 70% della popolazione italiana, tra il 2020 e il 2022.

“L’acqua potabile è sicura e controllata capillarmente nel tempo in tutto il Paese, conforme quasi nel 100% dei casi ai parametri di legge e con una gestione sicura delle non conformità. E’ importante che si ribadisca questo concetto, visto che secondo l’Istat quasi un terzo degli italiani non si fida dell’acqua dei propri rubinetti“, ha sottolineato Rocco Bellantone, presidente dell’Iss.

La percentuale media nazionale di conformità per tutti e 3 gli anni monitorati risulta compresa tra il 99,93% per i parametri microbiologici e il 99,95% per i parametri chimici e pari al 99,97% per i parametri cosiddetti indicatori, non direttamente correlati alla salute. Dal punto di vista locale tutte le regioni hanno mostrato percentuali di conformità molto alte, superiori al 92%.

Sul podio come regione migliore, sia per i parametri sanitari chimici e microbiologici che per i parametri indicatori, l’Emilia Romagna, seguita da Piemonte e Veneto, mentre i tassi di conformità relativamente minori per parametri sanitari sono registrati nelle province autonome di Trento e Bolzano, e, per i parametri indicatori, in Umbria e nella a Trento.

Occhio alle bufale

1) “L’acqua potabile per essere ‘buona’ deve essere priva di ogni sostanza chimica”. Falso. E’ vero il contrario, anzi: l’acqua contiene molte sostanze chimiche vantaggiose per la salute ed eliminarle non rappresenta un beneficio, ma un potenziale ‘danno’. Rimuovere tutte le sostanze naturalmente presenti nell’acqua – per esempio il boro, il selenio, il fluoro, il cromo, il rame o il calcio, il magnesio, lo iodio, il potassio – provocherebbe infatti la riduzione di apporto di elementi essenziali per la salute degli esseri umani, modificazioni del gusto e danni alle reti idriche.

2) “L’acqua del rubinetto fa venire i calcoli”. Falso. E questo vale anche per le acque ricche di sali di calcio e magnesio. Il consiglio di utilizzare acque leggere o oligominerali al posto dell’acqua del rubinetto per evitare la calcolosi renale non è giustificato da evidenze scientifiche. La formazione dei calcoli dipende in molti casi da una predisposizione individuale oppure familiare. Il calcio è essenziale per la nostra salute e ne va ridotta l’assunzione se è un medico a prescriverlo.

3) “L’acqua del rubinetto non è sicura”. Bere acqua del rubinetto (di casa o dei chioschi o punti di distribuzione) è sicuro per la salute come lo è bere acqua minerale naturale, perché in tutti casi l’assenza di rischi per i consumatori è garantita dai controlli previsti dalla normativa.

4) “Non possiamo sapere davvero quali sono le caratteristiche dell’acqua di casa”. Falso. Sul sito del proprio gestore idro-potabile sono già forniti i dati sulle caratteristiche delle acque e i risultati dei controlli. Sulla base delle nuove normative emanate dal ministero della Salute, i cittadini entro 2 anni potranno reperire molte altre informazioni sulle caratteristiche chimico-fisiche delle acque distribuite nelle aree di loro interesse, piani di sicurezza dell’acqua, controlli da parte dei gestori idro-potabili e delle Asl, in una piattaforma nazionale denominata Anagrafe territoriale dinamica delle acque potabili (Antea), in corso di costruzione.

5) “Per rendere sicura l’acqua del rubinetto va installato in casa un apparecchio di trattamento”. Falso. Le acque distribuite in Italia sono di qualità̀ adeguata al nostro consumo e non necessitano di altri trattamenti per renderle potabili o per evitare rischi per la salute. L’unico scopo degli apparecchi di trattamento dell’acqua in commercio, conformi alle specifiche normative, è modificare le caratteristiche organolettiche delle acque, cioè rendere più gradevole il sapore e l’odore dell’acqua del rubinetto, o frizzante.

6) “Al ristorante può essere servita acqua minerale naturale in caraffa”. Falso. Negli esercizi pubblici l’acqua minerale naturale, liscia o gassata, va servita nella sua bottiglia chiusa e con la sua etichetta secondo la specifica normativa. Nel caso invece venisse fornita acqua potabile in caraffa sottoposta a trattamenti, va riportata chiaramente sul contenitore la dicitura “acqua potabile trattata o acqua potabile trattata e gassata” se addizionata di anidride carbonica.

7) “Al ristorante è meglio evitare di chiedere acqua del rubinetto”. Falso. Non c’è ragione per non farlo, se non quella di una scelta personale.

Il consiglio del ministro

E allora? “In un momento di caldo intenso come questo, ricordo ancora una volta l’importanza di bere acqua, soprattutto per anziani e fragili“, ha ribadito il ministro della Salute, Orazio Schillaci, come riferisce Adnkronos Salute.

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