“Rielaborare alcuni elementi dell’auto”. Agli ingegneri di casa Tesla è bastata questa frase, questo input per rinviare tutto a dopo l’estate. Il Robotaxi si farà, promesso, ma il suo lancio non avverrà prima di ottobre. Eppure era stato lo stesso Elon Musk ad annunciare la nascita di questo nuovo, visionario progetto che, fra l’altro, spediva temporaneamente in frigorifero l’ipotesi ben più realizzabile di produrre una elettrica low cost, la cosiddetta Model 2. E invece: niente piccola full electric nazional-popolare (si fa per dire, è sempre una Tesla) per continuare a portare avanti lo sviluppo di un robotaxi a guida autonoma. Risultato? Ne l’una, né l’altro.
Oltretutto di questo fantomatico robotaxi si sa pochissimo, se non il fatto che la casa californiana, sempre per bocca del suo fondatore, aveva fatto sapere che alcuni veicoli sarebbero stati di proprietà e gestiti da Tesla, e altri semplicemente noleggiati sulla rete di Tesla ma di proprietà di altre società private. Non da meno la considerazione che la guida autonoma va avanti a passi sicuramente spediti, ma non certo fulminei.
E’ di fine giugno la notizia che Bmw ha riunito per la prima volta nella nuova Serie 7 le funzioni di livello 2 e di livello 3, dove quest’ultima consente al conducente di staccare le mani dal volante e di distogliere temporaneamente l’attenzione dalla strada. E’ quel temporaneamente che disturba: per arrivare alla guida autonoma al 100% la via è ancora lunga e piena di ostacoli. Per tutti, anche per Tesla.